“Il sogno è a portata di mano. La popolazione originaria delle isole Chagos sarà autorizzata a tornare nell’arcipelago”. Nel 2019 la Corte internazionale di giustizia, il più alto tribunale delle Nazioni Unite, ha stabilito che le isole, ancora sotto il controllo britannico, fanno parte del territorio di Mauritius. Mentre vanno avanti i negoziati sul trasferimento di sovranità, il premier mauriziano Pravind Jugnauth ha fatto sapere che permetterà agli abitanti originari dell’arcipelago e ai loro familiari – circa diecimila persone – di tornare alle Chagos. Negli anni sessanta e settanta Londra aveva costretto gli isolani a trasferirsi altrove (Regno Unito, Seychelles, Mauritius) per fare spazio alla costruzione di una base militare statunitense. La prospettiva del ritorno è considerata una vittoria da molti, ma una parte della comunità prova un senso di disillusione, racconta The Continent. C’è chi teme che finire sotto il controllo mauriziano non cambi le cose e chiede una forma più accentuata di autonomia, simile a quella dell’isola Rodrigues, un territorio che dipende da Mauritius ma ha forti poteri di autogoverno. ◆
Dopo la colonizzazione
La tentazione del nucleare
Il Burkina Faso e il Mali hanno firmato due memorandum d’intesa con la Rosatom, l’agenzia russa per l’energia atomica, che porteranno alla costruzione di centrali nucleari nei due paesi africani, scrive il sito burkinabé Le Faso. L’inizio di questa cooperazione è stato annunciato alla Settimana russa dell’energia, che si è svolta a Mosca dall’11 al 13 ottobre. Lo sviluppo del nucleare per scopi civili è una delle carte giocate dal Cremlino per estendere la sua influenza sul continente. Al momento l’unica centrale nucleare africana è attiva in Sudafrica, vicino a Città del Capo, dove sorge l’impianto di Koeberg ( nella foto ), entrato in funzione nel 1984. In Egitto, a El Dabaa, sulla costa mediterranea, sta per nascere una centrale nucleare della Rosatom, a cui anche l’Uganda ha chiesto di costruire un impianto, ricorda The East African. Il Ruanda, invece, ha recentemente firmato un accordo con l’azienda canadese-tedesca Dual Fluid, che costruirà un reattore nucleare di prova entro il 2026.
Ballottaggio presidenziale
Dopo il primo turno delle elezioni presidenziali che si è svolto in Liberia il 10 ottobre, il presidente uscente George Weah e il suo principale avversario Joseph Boakai, che dal 2006 al 2018 è stato il vice della presidente Ellen Johnson Sirleaf, non hanno ottenuto un numero sufficiente di voti per evitare il ballottaggio. I due candidati si erano affrontati al secondo turno anche alle elezioni del 2017, ricorda il quotidiano nigeriano Premium Times. Weah, ex calciatore, concorre per il secondo e ultimo mandato, ed è in leggero vantaggio. Secondo i dati pubblicati dalla commissione elettorale Weah ha ottenuto il 43,8 per cento delle preferenze contro il 43,5 di Boakai. Quelle del 10 ottobre sono state le prime presidenziali organizzate in Liberia dopo la fine, nel 2018, della missione di pace delle Nazioni Unite, creata dopo le guerre civili che tra il 1989 e il 2003 avevano causato la morte di più di 250mila liberiani. Alla vigilia del voto la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cédéao/Ecowas) aveva avvertito le formazioni politiche di evitare annunci prematuri di vittoria e di aspettare i risultati definitivi. Lo scrutinio si è svolto in maniera pacifica. I sei anni di presidenza di Weah sono stati offuscati dalle accuse di corruzione e dalla crisi economica.
Lutto nel cinema
Un noto regista iraniano, Dariush Mehrjui, 83 anni, è stato ucciso a coltellate insieme alla moglie Vahideh Mohammadifar ( nella foto, con Mehrjui ), 54 anni, la sera del 14 ottobre nella loro casa a Karaj, una città vicino alla capitale Teheran. Regista, produttore e sceneggiatore, Mehrjui era considerato uno degli autori più importanti del cinema iraniano. I suoi film a sfondo sociale hanno subìto la censura delle autorità prima e dopo la rivoluzione islamica del 1979. Il 15 ottobre il quotidiano Etemad ha pubblicato un’intervista a Mohammadifar, sceneggiatrice e scenografa, nella quale denunciava che lei e il marito erano stati minacciati e che la loro casa era stata svaligiata.
Senegal Il 12 ottobre la sentenza di un tribunale ha permesso di reinserire nelle liste elettorali il nome del leader dell’opposizione Ousmane Sonko, attualmente in carcere. Secondo i suoi avvocati, potrà candidarsi alle presidenziali del 2024. Il 17 ottobre Sonko ha ripreso uno sciopero della fame, cominciato a settembre, per protestare contro la sua prigionia.
Uganda Due turisti, originari di Regno Unito e Sudafrica, e la loro guida ugandese sono stati uccisi il 17 ottobre in un attacco nel parco nazionale Queen Elizabeth attribuito ai miliziani delle Forze democratiche alleate (Adf).
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