Anche i ratti possono immaginare di trovarsi in luoghi che hanno già visitato. Per dimostrarlo i ricercatori dell’Howard Hughes medical institute hanno collegato un programma di realtà virtuale al cervello degli animali attraverso un’interfaccia che registra l’attività dell’ippocampo, una regione che svolge un ruolo importante nella memoria. Dopo aver addestrato i ratti a trovare determinate forme all’interno della realtà virtuale in cambio di una ricompensa, hanno decodificato i segnali elettrici dell’ippocampo in immagini visualizzate nella simulazione. Hanno così osservato che l’ippocampo si attivava anche quando i ratti erano indotti a pensare a un luogo specifico dello spazio virtuale. Con la sola immaginazione, scrive Science, gli animali erano in grado di spostare virtualmente se stessi o degli oggetti. Per capire se l’immaginazione dei ratti è simile a quella umana serviranno altri studi.
Ratti virtuali
Quel che resta di Theia
Uno studio pubblicato su Nature sostiene di aver individuato nelle profondità della Terra le tracce dell’impatto con il protopianeta Theia, avvenuto circa 4,5 miliardi di anni fa. I resti di Theia sarebbero conservati in due regioni del mantello, attraverso le quali le onde sismiche viaggiano più lentamente. Le due regioni hanno la dimensione di un continente e si trovano in corrispondenza dell’Africa e dell’oceano Pacifico. Erano state individuate alcuni decenni fa dai sismologi, ma la loro origine era rimasta incerta. L’ipotesi dello studio, sostenuta dalle simulazioni al computer, è che la loro densità sia maggiore delle aree vicine perché sono ricche di ferro, come la Luna, che si sarebbe formata dai resti della collisione. Ora gli autori cercheranno di confermare l’ipotesi dell’impatto, per esempio confrontando le rocce lunari con quelle delle aree più dense all’interno della Terra. I ricercatori inoltre ipotizzano che la formazione di queste anomalie sia una conseguenza comune degli scontri tra protopianeti, e che studiando la struttura interna di altri pianeti sia possibile trovare le tracce di eventi simili. ◆
La prima guerra
L’analisi di un sito nella provincia di Álava, in Spagna, ha permesso di anticipare il più antico conflitto armato di cui si ha notizia a cinquemila anni fa, un’epoca anteriore allo sviluppo dei primi stati nel continente. Nel sito sono stati trovati i resti di più di trecento individui, insieme a lame, asce e punte di freccia. Molte delle ossa appartenevano a giovani maschi e presentavano i segni di ferite non guarite. Secondo i ricercatori erano guerrieri morti durante un conflitto prolungato tra comunità diverse e non in violenze all’interno dello stesso gruppo, scrive Scientific Reports.
La testa delle stelle marine
Il corpo delle stelle marine è occupato per la maggior parte dalla testa. Il gruppo al quale appartengono è caratterizzato da una simmetria radiale, e non è possibile osservare un asse longitudinale né un lato destro e uno sinistro. Uno studio pubblicato su Nature ha analizzato l’attività dei geni nella stella marina Patiria miniata (nella foto) scoprendo che i geni del tronco non sono attivi. Al centro di ogni braccio vengono espressi geni della parte anteriore, ai lati quelli della parte posteriore
Un aiuto per il Parkinson
È stata sviluppata una neuroprotesi per permettere alle persone con il morbo di Parkinson di continuare a camminare. L’impianto rileva il movimento delle gambe e stimola il midollo spinale attraverso degli elettrodi per correggere i segnali inviati dal cervello, scrive Nature Medicine. La neuroprotesi è stata testata su un uomo di 62 anni malato di Parkinson da trenta, che è riuscito a camminare fino a sei chilometri.
Astronomia. È stato osservato un buco nero supermassiccio che si sarebbe formato 470 milioni di anni dopo il big bang, quindi nelle fasi iniziali dell’esistenza dell’universo, scrive Nature Astronomy. Dai calcoli si pensa che contenga circa la metà della massa della sua galassia, una proporzione molto alta rispetto a quella di buchi neri più recenti. I dati sono stati raccolti con i telescopi orbitali Chandra e James Webb.
Salute. Un nuovo farmaco contro la gonorrea è stato sperimentato con successo, scrive Nature. L’infezione è causata dal batterio Neisseria gonorrhoeae, che sta diventando sempre più resistente agli antibiotici, e colpisce ogni anno decine di milioni di persone. Il test, guidato dall’organizzazione no profit Gardp, ha coinvolto 930 persone in Sudafrica, Thailandia, Stati Uniti, Belgio e Paesi Bassi. I risultati mostrano anche che il farmaco è sicuro.
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