Élmayųujey’eh è una femmina di mammut lanoso vissuta 14mila anni fa in Nordamerica. I suoi resti sono stati rinvenuti nel sito archeologico di Swan Point, in Alaska. L’analisi del dna e degli isotopi di una zanna ha permesso di ricostruire la sua storia: Élmayųujey’eh trascorse gran parte della sua vita nell’attuale Yukon, nel Canada nordoccidentale, poi percorse più di mille chilometri in due anni e mezzo fino all’Alaska, dove morì tre anni dopo. I suoi resti sono stati trovati insieme a quelli di altre femmine e giovani di mammut, scrive Science Advances. Probabilmente Swan Point era un punto d’incontro per almeno due branchi matriarcali imparentati. Altri ritrovamenti indicano che nello stesso periodo in quella zona erano presenti i primi accampamenti di cacciatori. L’arrivo degli esseri umani potrebbe aver limitato gli spostamenti dei mammut e l’accesso al cibo, e aver contribuito alla loro estinzione insieme al cambiamento climatico.
Sulle tracce del mammut
Perché i cani scodinzolano
Il movimento ritmico della coda è uno dei comportamenti più comuni dei cani, eppure il suo significato non è chiaro. Un gruppo di ricercatori ha analizzato gli studi già pubblicati e ha formulato due ipotesi. Una possibilità, scrivono gli autori su Biology Letters, è che lo scodinzolio sia stato selezionato dagli esseri umani durante il processo di domesticazione, perché gli stimoli ritmici risultano piacevoli al nostro cervello. L’altra possibilità è che sia un sottoprodotto di quel processo, cioè che sia comparso in quanto legato alla selezione di altri caratteri, come la docilità. Non si conosce neanche la funzione di questo comportamento. I lupi e gli altri animali non scodinzolano: usano la coda per mantenere l’equilibrio, scacciare gli insetti e, tenendola in determinate posizioni, per comunicare. Anche i cani potrebbero comunicare con la coda, soprattutto per segnalare un legame, per chiedere qualcosa o per esprimere un’emozione positiva. In futuro le ricerche potrebbero aiutare a capire la funzione di questo comportamento, ma anche spiegare perché per gli esseri umani è così piacevole vedere un cane che scodinzola. ◆
I segnali del covid lungo
L’università di Zurigo ha sviluppato un modello computazionale per predire il covid lungo sulla base delle proteine presenti nel sangue, scrive Science. L’analisi di circa 6.500 proteine isolate in 268 campioni di sangue ha identificato come possibili biomarcatori alcune molecole coinvolte nella risposta immunitaria e nella coagulazione. Ma per individuare il meccanismo alla base del covid lungo, che colpisce circa 65 milioni di persone, saranno necessari ulteriori studi di dimensioni maggiori.
Il buco nero più antico
Grazie al telescopio spaziale James Webb è stato scoperto quello che potrebbe essere il buco nero più antico mai osservato. Si trova nella galassia Gn-z11 (nel dettaglio), eccezionalmente luminosa. Il buco nero potrebbe essersi formato più di tredici miliardi di anni fa, 400 milioni di anni dopo il big bang. Inoltre potrebbe essere in rapida crescita, un fattore che potrebbe influire sullo sviluppo futuro della galassia. Lo studio è stato pubblicato su Nature.
Il divario si riduce
L’aspettativa di vita di uomini e donne nel mondo diventa sempre più simile. Gli uomini, che in genere vivono di meno, stanno raggiungendo le donne, probabilmente a causa della diminuzione del consumo di alcolici e tabacco. L’analisi è stata condotta sulla popolazione di 194 paesi tra il 1990 e il 2010. Le previsioni al 2030 fanno pensare che la tendenza continuerà, ma che non sarà sufficiente a colmare il divario, scrivono gli autori dello studio su PlosOne.
Archeologia L’Homo sapiens potrebbe essere arrivato in Asia orientale, attraverso i monti Altai, la Siberia e la Mongolia, prima di quanto stimato. A Shiyu, un sito archeologico nella Cina settentrionale, sono state trovate tracce che risalgono a 45mila anni fa. Secondo uno studio pubblicato su Nature Ecology and Evolution gli utensili in pietra rinvenuti potrebbero essere stati usati per cacciare i cavalli. Nel sito, scoperto nel 1963, sono state trovate anche ossa di mammiferi.
Biologia Per la prima volta una scimmia clonata ha superato i due anni di vita. La metodologia usata dai ricercatori, descritta in uno studio uscito su Nature Communications, potrebbe migliorare la clonazione con cellule somatiche. Questa tecnica è usata a scopo scientifico, ma spesso il feto non sopravvive o l’animale muore poco dopo la nascita.
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati