Magari può sembrare un’affermazione troppo enfatica, eppure descrive alla perfezione quello che stiamo vivendo in questi giorni: la Germania assiste a un piccolo miracolo della democrazia. Le manifestazioni contro l’estrema destra e il partito Alternative für Deutschland (Afd) che si tengono in tutto il paese improvvisamente sembrano aver fatto nascere il movimento politico più importante degli ultimi anni.

Ad Amburgo, il 19 gennaio, sono scese in piazza più di cinquantamila persone (addirittura ottantamila secondo gli organizzatori), in quella che probabilmente è stata la più grande manifestazione contro l’Afd mai vista in Germania. Il giorno dopo, a Halle, in Sassonia-Anhalt, i manifestanti erano sedicimila. È dal 1989 che in città non se ne vedevano tanti.

Questi due casi sono solo un esempio delle molte mobilitazioni che stanno scuotendo l’intero paese, dalle metropoli ai piccoli centri. Anche a Spremberg, Francoforte sul Meno, Bernau, Berlino, Colonia, Erfurt, Hannover, Lingen e Stralsund più di quattrocentomila persone sono uscite di casa per esprimere collettivamente la preoccupazione per una svolta a destra. Sono numeri incredibili. È da tempo che in Germania la maggioranza silenziosa, liberale e democratica non alzava la testa con questa determinazione.

Un fenomeno nazionale

Ad accomunare metropoli e piccoli centri sono i numeri, che hanno superato di gran lunga le aspettative degli organizzatori. Stavolta in piazza non c’è solo chi abitualmente partecipa a cortei o manifestazioni. Eppure le proteste non sono state organizzate da partiti o sindacati e non arrivano dopo lunghi preparativi, come nel caso delle recenti manifestazioni degli agricoltori. Quella contro l’estrema destra è una mobilitazione spontanea di numerose organizzazioni della società civile, innescata dalle rivelazioni del sito di giornalismo investigativo Correctiv sull’incontro che si era tenuto a Potsdam a novembre tra estremisti di destra e dirigenti dell’Afd per pianificare l’espulsione di milioni di cittadini con “background migratorio”.

Appare evidente che in ampi settori della società sta crescendo il timore di una sempre più marcata svolta a destra. Del resto il 2024 si è aperto in modo decisamente preoccupante: prima il vicecancelliere Robert Habeck, di ritorno da un viaggio privato, è stato accolto al porto di Schlüttsiel da una folla di agricoltori furiosi in sella ai loro trattori; poi ci sono state le grandi proteste contro il taglio delle agevolazioni sul gasolio per uso agricolo.

Per quanto gli agricoltori abbiano cercato di evitare le infiltrazioni dell’estrema destra, durante le loro proteste sono spuntati spesso slogan eversivi, simboli nazionalisti e rappresentazioni del cappio pendente dalla forca. Quando il ministro dell’economia Christian Lindner ha incontrato gli agricoltori, il suo discorso, dai toni a tratti perfino ruffiani, è stato accolto da un coro di fischi. Dal punto di vista politico lo sciopero, che era cominciato come una più che legittima vertenza di categoria, non ha trovato una collocazione precisa, per non dire di peggio. Poi, nel bel mezzo delle proteste dei coltivatori, è scoppiata la bomba dell’inchiesta di Correctiv.

Per molti è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno all’inverosimile: l’Afd è da tempo in crescita nei sondaggi e alle urne (anche in Germania occidentale, per esempio alle elezioni per il parlamento dell’Assia dello scorso ottobre), ed esponenti del partito conservatore Cdu/Csu come Friedrich Merz e Markus Söder hanno assunto toni sempre più populisti, avvicinandosi alla retorica e alle proposte dell’Afd. Poi c’è stato lo scandalo che ha coinvolto Hubert Aiwanger, leader del raggruppamento p0litico dei Liberi elettori, che da ragazzo aveva scritto e distribuito volantini antisemiti: nonostante le rivelazioni, Söder si è comunque di nuovo alleato con i Liberi elettori e ha nominato proprio Aiwanger vicepresidente del land della Baviera. Il tutto sommato ai tanti attacchi verbali ai Verdi, alla campagna contro il provvedimento del governo federale per limitare il riscaldamento negli edifici e alle aggressioni contro gli ambientalisti durante la campagna elettorale per le elezioni in Baviera. E, soprattutto, oggi l’Afd è in testa ai sondaggi in tutti i land della Germania orientale.

Per mesi è sembrato che la Germania, come altri paesi europei, si stesse spostando sempre più inesorabilmente a destra. E che le piazze fossero ormai dominate da chi manifestava contro il governo di Olaf Scholz, contro le sue politiche ambientali, contro il sostegno all’Ucraina e a favore di una stretta in tema di immigrazione.

Nuova sensibilità

Nel fine settimana tra il 19 e il 21 gennaio, tuttavia, la musica è cambiata, e ora i tedeschi scendono in piazza per qualcosa di più grande, per qualcosa che li unisce: scendono in piazza per la democrazia. E a sorprendere, oltre alla grande adesione, sono anche le numerose dichiarazioni rilasciate da figure pubbliche negli ultimi giorni. Ai funerali dell’ex calciatore Franz Beckenbauer, Uli Hoeneß, anche lui ex calciatore ed ex presidente del Bayern Monaco, si è lanciato in un discorso appassionato contro l’Afd, mentre in conferenza stampa gli allenatori del Friburgo e dello stesso Bayern, Christian Streich e Thomas Tuchel, hanno invitato i tedeschi a unirsi alle proteste contro l’estrema destra. Intanto, sui social network la Deutsche Bahn (le ferrovie tedesche) ha pubblicato un appello in cui si legge: “È il momento di alzarci tutti in piedi. Alziamoci a difesa della democrazia!”. Anche il presidente della confindustria tedesca, Siegfried Russwurm, ha espresso il suo sostegno alle manifestazioni.

Insomma, sembra proprio che i riflessi democratici in Germania funzionino ancora. È più di un barlume di speranza. Incrociando le dita, possiamo dire che le proteste ci mostrano la strada da percorrere in questo 2024 che sarà decisivo per la democrazia.

Per ora una cosa è certa: le cittadine e i cittadini liberali e dalla mentalità aperta sono molto preoccupati. E i politici dei partiti democratici devono dare ascolto ai loro timori. ◆ sk

L’inchiesta
L’incontro di Potsdam

Era una riunione di cui nessuno doveva sapere niente, gli invitati erano stati convocati con grande discrezione solo con una lettera. Invece è stata rivelata dal sito tedesco di giornalismo d’inchiesta Correctiv: alcuni reporter sono riusciti a infiltrarsi, ottenendo copia dei testi discussi e avvicinandosi abbastanza da scattare delle foto. Il 25 novembre una ventina di persone – un mix di militanti del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (Afd), del Movimento identitario, di confraternite studentesche nazionaliste, medici, avvocati e imprenditori – hanno discusso un piano di “remigrazione”: l’espulsione di richiedenti asilo, immigrati regolari e cittadini tedeschi di origine straniera ritenuti non abbastanza “assimilati”. Il progetto non sembra aver sollevato obiezioni tra i partecipanti, scrivono i giornalisti, se non sulla sua fattibilità, in quanto violerebbe i diritti di cittadinanza e il principio di uguaglianza che sono alla base della costituzione tedesca. Per questo motivo l’Afd non si è opposto con eccessivo vigore alla decisione del governo di cancellare il divieto di doppia cittadinanza, spiega una deputata del partito, presente all’incontro: “Così si può togliere la cittadinanza tedesca a chi ne ha un’altra”. Uno degli imprenditori presenti si è detto fiducioso che tutto questo sarà possibile quando “una forza patriottica sarà arrivata al potere” e ha quindi proposto di nominare un comitato di esperti per mettere a punto i dettagli del piano: il comitato dovrebbe fare in modo che abbia l’apparenza di una normale iniziativa politica. Martin Sellner, figura influente dell’estrema destra tedesca e austriaca presente a Potsdam, inoltre, avrebbe proposto di individuare uno “stato modello” in Nordafrica dove “spostare” fino a due milioni di persone. All’incontro c’era anche il consigliere della presidente dell’Afd Alice Weidel, Roland Hartwig, che in seguito alla pubblicazione dell’inchiesta ha lasciato il suo incarico. ◆


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Questo articolo è uscito sul numero 1547 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati