Il 22 febbraio il lander Odysseus dell’azienda statunitense Intuitive Machines ha toccato la superficie lunare. È la prima missione commerciale riuscita sulla Luna, e segna il ritorno degli Stati Uniti sul satellite della Terra dopo più di cinquant’anni. L’allunaggio è avvenuto a pochi chilometri dal sito previsto a Malapert A, il punto più meridionale sulla Luna raggiunto finora, scrive la Bbc. In questa zona esistono profondi crateri, mai toccati dalla luce solare, che potrebbero contenere acqua ghiacciata. I rilevamenti di Odysseus dovevano servire a preparare il programma Artemis, che punta a portare degli astronauti vicino al polo sud lunare intorno al 2026. Ma la missione è stata interrotta prima del previsto perché il lander si è adagiato su un fianco, limitando il funzionamento dei pannelli solari e degli strumenti, probabilmente a causa del malfunzionamento dei telemetri laser.
Il viaggio di Odysseus
I vantaggi dell’adolescenza
Il cervello degli adolescenti potrebbe racchiudere un vantaggio evolutivo: la predisposizione alle nuove esperienze. Le ricerche scientifiche hanno già chiarito come la corteccia cerebrale, da cui dipendono le funzioni superiori, continui a svilupparsi all’incirca fino ai 25 anni. La regione sensibile alle ricompense è invece pienamente attiva da metà adolescenza. In passato questa situazione è stata interpretata come fonte di comportamento imprevedibile e di scelte non sempre adeguate. Ma nuove ricerche mostrano come gli adolescenti riescano a prendere decisioni buone in contesti incerti. I ragazzi sembrano più inclini a scegliere il nuovo, e questo potrebbe avere un significato evolutivo, perché le abilità apprese durante lo sviluppo possono migliorare il successo nella vita adulta. L’apprendimento potrebbe essere legato proprio al sistema delle ricompense, localizzato in diverse regioni del cervello, tra cui lo striato ventrale. La risposta alle nuove esperienze spingerebbe lo striato a inviare segnali alla corteccia cerebrale, con l’effetto di ottimizzare il comportamento da adulti. ◆
Demenza e polveri sottili
Le polveri sottili sono associate allo sviluppo di forme di demenza grave e di alzheimer anche in assenza di fattori di rischio genetico. Lo conclude una ricerca pubblicata su Neurology che ha esaminato il tessuto cerebrale post mortem di 224 persone e le misurazioni del particolato fine (pm2,5) nelle loro case. Per stabilire se c’è una relazione di causa-effetto bisognerà esplorare i meccanismi biologici alla base di questa associazione.
Evoluzione strisciante
Alcune mutazioni risalenti a più di cento milioni di anni fa hanno favorito la diversificazione dei serpenti, permettendogli di adattarsi a molti ambienti e di cacciare una grande varietà di prede con metodi diversi. Secondo Science queste capacità sono dovute a innovazioni biologiche come la perdita degli arti e lo sviluppo di un sistema sensoriale per i composti chimici. Alla scomparsa dei dinosauri questi tratti hanno permesso ai serpenti di occupare le nicchie ecologiche rimaste libere (nella foto un esemplare di Leptodeira semiannulata).
Una minaccia sottovalutata
La febbre virale lassa provoca più vittime dell’ebola, ma è meno conosciuta, scrive Science. Presente in Africa occidentale, è trasmessa da diverse specie di roditori. Nella maggior parte dei pazienti i sintomi sono lievi, ma nel 15-20 per cento dei casi è fatale. La malattia potrebbe diffondersi ulteriormente a causa del cambiamento climatico e della crescita demografica nella regione. Secondo l’Oms è tra le patologie con un potenziale pandemico a cui bisogna dedicare maggiori risorse.
Astronomia Grazie ai dati del Very large telescope del deserto di Atacama, in Cile, è stato individuato l’oggetto più luminoso mai osservato (nell’immagine). Si tratta di un quasar alimentato da un buco nero supermassiccio, con una massa 17 miliardi di volte quella del Sole e che assorbe ogni giorno l’equivalente della nostra stella. Lo studio è stato pubblicato su Nature Astronomy.
Salute Uno studio lanciato otto anni fa dai National institutes of health statunitensi e pubblicato su Nature Communications ha stabilito che la sindrome da fatica cronica è dovuta a fattori biologici, come il funzionamento del cervello, e ad alterazioni al livello immunitario e di altro tipo. Lo studio ha chiarito molti effetti a cascata della sindrome, ma non ha portato a una definizione completa dei suoi meccanismi.
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