Più di 230 milioni di bambine, ragazze e donne nel mondo hanno subìto mutilazioni genitali per motivi culturali o religiosi. Sono trenta milioni in più rispetto al 2016, denuncia l’Unicef. Nonostante sia considerata una violazione dei diritti umani, questa usanza è ancora comune in Africa subsahariana, Medio Oriente e Asia, ed è praticata clandestinamente anche in Nordamerica e in Europa. In Somalia il 99 per cento delle donne ha subìto l’asportazione parziale o totale dei genitali esterni. In alcuni paesi i numeri sono in calo grazie alle leggi e alle campagne educative: la proporzione di donne tra i 15 e i 19 anni escisse è scesa dall’82 al 39 per cento in Burkina Faso e dal 95 al 61 per cento in Sierra Leone. Nonostante ciò, scrive il New York Times, l’Unicef stima che per raggiungere l’obiettivo di eradicare completamente questa pratica entro il 2030, il calo dovrebbe essere 27 volte più rapido. I paesi dove la mutilazione è più diffusa sono anche quelli con la più alta crescita demografica.
Mutilazioni inarrestabili
I segreti degli asteroidi
Poche settimane fa gli ingegneri della Nasa sono finalmente riusciti ad aprire la capsula contenente i campioni di roccia prelevati dalla missione Osiris-Rex sull’asteroide Bennu e riportati sulla Terra a settembre. Il settimanale britannico New Scientist ha intervistato Dante Lauretta, lo scienziato che ha guidato la missione. “Gli asteroidi contengono una quantità enorme di informazioni, perché sono le rocce più antiche del sistema solare”, spiega Lauretta. “Rappresentano il primo materiale solido da cui sono nati tutti i pianeti. Ecco perché li troviamo così affascinanti”. Negli anni precedenti altre missioni hanno prelevato campioni dagli asteroidi. Hayabusa, lanciata dalla giapponese Jaxa, ha estratto materiale dell’asteroide Itokawa nel 2010, mentre dieci anni dopo Hayabusa 2 ha recuperato campioni da Ryugu. Altre iniziative sono in preparazione. Le prime analisi dei campioni di Bennu hanno già offerto informazioni preziose: Lauretta ipotizza che l’asteroide sia un frammento proveniente da un antico pianeta coperto da oceani, che potrebbe aver avuto le condizioni necessarie allo sviluppo della vita. ◆
Un mercato per i campioni
In Spagna è allo studio una piattaforma per il commercio di campioni di tessuti e di organi di animali. L’obiettivo è consentire ai laboratori che non hanno più bisogno del materiale biologico conservato nei loro frigoriferi di venderlo ad altri. In questo modo si potrebbero eliminare gli sprechi e salvare la vita di molti animali. Secondo Science l’iniziativa potrebbe anche aiutare i laboratori che hanno più difficoltà a procurarsi i campioni.
Città che sprofondano
Un articolo pubblicato su Nature ha valutato il rischio di allagamento di 32 aree urbane sulla costa degli Stati Uniti (nell’immagine). Nel 2050 le città potrebbero venire in parte sommerse dal mare a causa del cambiamento climatico. Secondo i ricercatori tra le località più a rischio ci sono Miami, New Orleans e San Diego. In queste aree è quindi necessario costruire al più presto strutture di protezione e adottare misure per contrastare la subsidenza, cioè lo sprofondamento del suolo, un fenomeno frequente nelle regioni costiere.
La foresta più antica
Nelle scogliere di arenaria dell’Inghilterra sudorientale, vicino a Minehead, sono stati trovati i resti della più antica foresta fossile conosciuta, risalente al periodo devoniano, tra 419 milioni e 358 milioni di anni fa. La foresta non aveva né sottobosco né erba ed era composta esclusivamente da Calamophyton, il “prototipo” degli alberi attuali, scrive il Journal of the Geological Society. Le piante potevano raggiungere un’altezza compresa tra i due e i quattro metri.
Zoologia Gli squali e le razze che vivono nella profondità degli oceani (nella foto un esemplare di Odontaspis ferox) sono minacciati dalla pesca intensiva. Queste specie hanno un ritmo di crescita e riproduzione molto lento, e sono quindi particolarmente vulnerabili allo sfruttamento eccessivo. Secondo uno studio pubblicato su Science, per evitare un crollo irreversibile delle popolazioni si dovrebbero imporre limiti di superficie e di profondità alla pesca.
Salute Episodi ripetuti di commozione cerebrale, come quelli frequenti in alcuni sport di contatto, possono provocare danni al cervello, scrive New Scientist. Fino a pochi anni fa le concussioni di lieve entità erano considerate relativamente innocue, ma studi recenti hanno dimostrato che anche i colpi leggeri possono avere conseguenze significative.
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