Geert Wilders, leader del Partito della libertà (estrema destra), ha abbandonato il 13 marzo i tentativi di guidare un governo di coalizione, dopo aver ottenuto la maggioranza relativa alle elezioni del 22 novembre. Secondo Nrc Handelsblad “per analizzare l’insolita situazione si guarda con molta attenzione all’Italia”. Potrebbe nascere un “governo di opportunisti”, come quello guidato da Giuseppe Conte nel 2018, con Lega e Movimento 5 stelle. La seconda via italiana sarebbe un classico “governo tecnico”, distante dai partiti, come sono stati quelli di Mario Draghi o Mario Monti.
Trattative all’italiana
Intesa a tre per aiutare Kiev
Il 15 marzo i leader politici di Francia, Germania e Polonia – Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Donald Tusk – si sono riuniti a Berlino per ribadire il sostegno all’Ucraina. Scholz e Macron hanno dimostrato così di aver superato le recenti divergenze sul possibile invio di soldati occidentali in Ucraina, e hanno annunciato, con l’appoggio polacco, un’intesa per accelerare la fornitura di armi a Kiev, scrive Deutsche Welle.
Amnistia e polemiche
Il 14 marzo il congresso dei deputati ha approvato un progetto di legge di amnistia per gli indipendentisti catalani condannati o perseguiti per il fallito tentativo di secessione della Catalogna nel 2017. La legge è stata messa a punto dal Partito socialista del premier Pedro Sánchez insieme ai due partiti indipendentisti catalani il cui sostegno è fondamentale per il governo. Il testo passerà ora all’esame del senato, controllato dalla destra, che si oppone all’amnistia e ha fatto sapere che ne ritarderà l’esame il più a lungo possibile. Secondo il quotidiano conservatore Abc si tratta di “una riforma costituzionale non dichiarata, che però dovrebbe seguire un preciso iter istituzionale e prevedere un’adeguata informazione dell’opinione pubblica. Questa riconciliazione è solo un alibi per coloro che vogliono restare al potere”.
Tutti dal faraone
Il 17 marzo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (nella foto, con Abdel Fattah al Sisi) ha firmato al Cairo un partenariato strategico che prevede aiuti all’Egitto per 7,4 miliardi di euro, di cui 200 milioni per la gestione delle migrazioni. Insieme a lei c’erano la presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni, il cancelliere austriaco Karl Nehammer, il presidente di Cipro Nikos Christodoulides, il primo ministro belga Alexander De Croo e quello greco Kyriakos Mītsotakīs. La stampa egiziana s’interroga sul tempismo dell’accordo. Secondo il quotidiano Al Arab, gli europei sono preoccupati per il potenziale aumento dell’immigrazione irregolare causato dalla guerra nella Striscia di Gaza, per la crisi economica egiziana e per il futuro del commercio nel canale di Suez, visti i problemi in corso nel mar Rosso. Forse per questo, dopo aver appoggiato Israele, cercano una posizione più equilibrata. ◆
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