Walid Daqqa ( nella foto ), scrittore palestinese cittadino d’Israele, in carcere da 38 anni, è morto il 7 aprile, a 62 anni. Soffriva di un cancro al midollo osseo, che gli era stato diagnosticato nel dicembre 2022. Le autorità israeliane avevano respinto la richiesta di un rilascio anticipato perché potesse curarsi, presentata dalla famiglia e da una rete di attivisti per i diritti umani, e avevano esteso la sua detenzione fino al 2025. Al Jazeera ricorda che Daqqa fu arrestato nel 1986 per aver ucciso un soldato israeliano e da allora è rimasto in carcere, dove ha scritto diversi libri, compreso uno per bambini.
Uno scrittore morto in carcere
Il peggior naufragio
Quasi cento persone sono morte quando il 7 aprile un’imbarcazione sovraccarica di passeggeri è affondata nel nord del Mozambico. Era partita da Lunga ed era diretta a Isola del Mozambico, che dista pochi chilometri dalla costa. Per il sito @Verdade è il peggior naufragio nella storia del paese. Secondo le autorità le persone a bordo della nave stavano fuggendo da un’epidemia di colera, che in sei mesi ha causato 32 morti.
Spostamenti di massa
Tre soldati tanzaniani sono morti e altri tre sono rimasti feriti a causa di un colpo di mortaio caduto vicino al loro accampamento nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Facevano parte della forza di mantenimento della pace inviata nell’est della Rdc dall’organizzazione regionale Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale, che ha comunicato la notizia l’8 aprile. In un rapporto pubblicato il giorno dopo, riporta il sito Actualité.cd, alcune organizzazioni umanitarie denunciano che nella provincia del Nord Kivu nel solo mese di marzo i combattimenti tra esercito congolese e i ribelli dell’M23 hanno costretto 165mila persone a lasciare le loro case, in particolare dai territori di Rutshuru e di Masisi. Questi spostamenti di massa hanno aggravato una situazione umanitaria già fragile.
Niente abiti da festa
Quest’anno nei paesi arabi l’atmosfera dell’Aid al fitr, la festa che segna la fine del Ramadan, è guastata dalla crisi economica. In Egitto “non ci saranno vestiti nuovi per i bambini”, titola Al Araby al Jadid, parlando della tradizione di regalare abbigliamento per l’occasione: i prezzi sono aumentati del 200 per cento rispetto al 2023. Nasser Mohamed, della camera di commercio di Alessandria, spiega che i costi di produzione sono aumentati per il rincaro delle materie prime e il cambio sfavorevole con il dollaro. Il giornale siriano Enab Baladi scrive che al mercato di Ras al Ain, nel nordest della Siria, i vestiti da bambina partono da 42 euro, mentre un bracciante o un muratore guadagnano in media due euro al giorno. In Marocco Finances News intervista Lamiaa, madre di due figli di Casablanca, che racconta “la frustrazione di dover deludere i bambini o dover spendere troppi soldi per un vestito”. ◆
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