Nel 1984 in un sito archeologico nel sud della Francia furono scoperti gli scheletri di tre donne. Ora uno studio pubblicato su Science Advances afferma che i resti risalgono al 4000- 3500 aC circa, e che due delle donne probabilmente furono uccise con una pratica simile all’incaprettamento usato dalla mafia italiana. Questo metodo consiste nel legare la vittima in posizione prona con una corda avvolta intorno al collo e stretta intorno a polsi e caviglie, che rende inevitabile l’autostrangolamento. Gli antropologi hanno individuato altri venti casi simili in 14 siti dall’Europa orientale fino alla Catalogna, tutti risalenti al periodo tra il 5400 e il 4800 aC. Secondo gli autori potrebbe trattarsi di un rituale sacrificale legato alla fertilità, che si diffuse tra le popolazioni europee insieme all’agricoltura per poi sparire intorno al 3500 aC in corrispondenza della svolta culturale segnata dalla comparsa delle strutture megalitiche.
Sacrifici in stile mafioso
Il peso dell’ecoansia
“Il cambiamento climatico sta aggravando i disturbi mentali, che già colpiscono quasi un miliardo di persone e sono tra le maggiori cause di malattia al mondo”, scrive Nature. I motivi della cosiddetta ecoansia sono vari. Alcuni hanno vissuto in prima persona una catastrofe legata al clima. È quello che è accaduto nelle Filippine nel 2013, quando il passaggio del tifone Haiyan ha lasciato molte persone traumatizzate dalla devastazione. Non sorprende quindi che secondo un’indagine del 2021 le Filippine siano il paese con la percentuale più alta di persone preoccupate dal cambiamento climatico. Ma non sono solo le catastrofi a provocare una risposta psicologica negativa: il cambiamento climatico può anche far provare ansia per il proprio futuro. Sempre secondo la ricerca del 2021, “circa il 75 per cento degli intervistati ha dichiarato che il cambiamento climatico li induce a pensare che il futuro sia spaventoso”. Recentemente l’ecoansia ha richiamato l’attenzione dei ricercatori, portando a nuove iniziative nel campo della salute mentale, come il progetto Connecting climate minds. ◆
Un limite ai pfas
L’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa) ha fissato per la prima volta dei limiti alla concentrazione di sei sostanze per- e polifluoroalchiliche (pfas) nell’acqua potabile, riferisce la Bbc. I pfas sono composti chimici usati in moltissime applicazioni industriali. A causa della loro resistenza alla degradazione possono rimanere nell’ambiente per millenni e avere effetti nocivi sulla salute umana e gli ecosistemi.
Pacifici ma non troppo
Anche i bonobo (nella foto), specie considerata la più pacifica tra le grandi scimmie, possono essere aggressivi. L’osservazione di un gruppo di bonobo ha prodotto risultati inattesi, mostrando che avevano un tasso di aggressione tra maschi superiore a quello degli scimpanzé, ritenuti più feroci. La loro struttura sociale è però diversa: gli scimpanzé creano alleanze tra maschi, mentre i bonobo maschi si associano con le femmine. Questa differenza complica l’interpretazione dei risultati. Lo studio è uscito su Current Biology.
Canidi da compagnia
In Patagonia, in una tomba risalente a 1.500 anni fa, accanto ai resti di 21 esseri umani sono stati trovati quelli di un esemplare di Dusicyon avus, una specie di canide estinta circa cinquecento anni fa. L’analisi del dna suggerisce che l’animale condivideva la stessa dieta delle persone sepolte, scrive Royal Society Open Science. La specie potrebbe quindi essere stata addomesticata molto prima dell’arrivo dei cani in Patagonia, avvenuto tra i settecento e i novecento anni fa.
Astronomia Le missioni sulla Luna (nella foto, un’impronta lasciata durante la missione Apollo 11 nel 1969) potrebbero alterare l’ambiente del nostro satellite. Secondo Science bisogna studiare gli elementi che rischiano di andare perduti, in particolare i materiali volatili come l’acqua, i gas nobili e i composti chimici presenti nella tenue atmosfera lunare. Anche il suolo nella regione perennemente in ombra dovrebbe essere studiato prima che venga contaminato.
Salute L’importanza dei microrganismi intestinali è nota da tempo. Il microbioma influenza alcune condizioni, come l’infiammazione cronica dell’intestino. Ma secondo Lancet Gastroenterology & Hepatology non sono state ancora realizzate le potenzialità terapeutiche del microbioma artificiale, a causa di problemi di sicurezza, regolatori o di altro tipo.
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