Immunità per Trump

La corte suprema a Washington, 1 luglio 2024 (Drew Angerer, Afp/Getty)

“Il 1 luglio la corte suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza che potrebbe avere ripercussioni sulla campagna elettorale per le presidenziali di novembre e anche sull’equilibrio dei poteri nel lungo periodo”, scrive il Christian Science Monitor. I giudici hanno deciso che gli ex presidenti hanno diritto a una parziale immunità per le azioni portate avanti nell’esercizio delle loro funzioni. Quindi non possono essere processati per i loro atti ufficiali. La questione è arrivata alla corte suprema su richiesta degli avvocati di Donald Trump, che è imputato in tre processi penali, tra cui uno in cui è accusato di aver cospirato per sovvertire il risultato delle elezioni del 2020. I giudici hanno stabilito che Trump può godere dell’immunità per alcune azioni oggetto del processo, ma ha specificato che non tutte sono ufficiali e che l’immunità non vale per quelle non ufficiali. “Saranno i tribunali di grado inferiore a tracciare di volta in volta i confini tra atti ufficiali e non ufficiali”, spiega il Financial Times. La prima conseguenza della sentenza è che i processi penali in cui Trump è imputato non si svolgeranno prima delle elezioni di novembre. Se Trump dovesse vincere le elezioni, a quel punto avrebbe l’autorità per chiudere i casi. Il New York Times scrive che “la decisione dei giudici implica una straordinaria espansione del potere esecutivo che farà sentire i suoi effetti anche dopo l’uscita di scena di Trump”. Negli stessi giorni la corte suprema ha emesso altre sentenze che sono state oggetto di critiche. In un caso ha limitato l’autorità del governo di emanare regolamenti. “Diventerà più difficile per Biden o per il suo successore approvare provvedimenti su una serie di questioni, dalla cancellazione dei debiti studenteschi al contenimento dell’inquinamento fino alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale”, scrive Politico. ◆

Rilanciare l’economia

L’Avana, giugno 2024 (Yamil Lage, Afp/Getty)

“Il 30 giugno il governo del presidente Miguel Díaz-Canel ha annunciato che raddoppierà i controlli sui prezzi e continuerà a combattere l’evasione fiscale per far fronte alla crisi economica più grave a Cuba dai tempi della rivoluzione guidata da Fidel Castro nel 1959”, scrive la Reuters. La situazione è peggiorata “dopo la pandemia anche a causa dell’inasprimento delle sanzioni statunitensi”. Nel paese mancano generi alimentari e prodotti di prima necessità. A dicembre il governo aveva aumentato il costo del combustibile e dell’elettricità.

Violenza nel sud

“Il 1 luglio le autorità messicane hanno reso noto che almeno diciannove persone, di cui quattro guatemalteche, sono state uccise nello stato del Chiapas a causa degli scontri tra il cartello di Sinaloa e quello di Jalisco Nueva Generación”, scrive l’Afp. Su Americas Quarterly l’analista politico Will Freeman osserva che la violenza nel sud sarà tra le sfide più complicate per la presidente eletta Claudia Sheinbaum: “Dovrà ripristinare la sicurezza ed essere meno permissiva con i politici del suo partito, Morena, che si associano alla criminalità organizzata e le danno modo di prosperare”.

Forti divisioni nel Mas

Marcelo Perez del Carpio, Bloomberg/Getty

Dopo il tentato golpe realizzato il 26 giugno dal generale Juan José Zúñiga, il suo arresto a distanza di qualche ora e le celebrazioni per la salute della democrazia del presidente Luis Arce ( nella foto ), del Movimento al socialismo (Mas), “è il momento di una riflessione sui problemi del paese andino e su quelli interni allo stesso partito di governo”, scrive il quotidiano spagnolo El País. “Le divisioni nel Mas e gli attriti tra Arce e l’ex presidente Evo Morales, che vuole ricandidarsi alle elezioni del 2025, indeboliscono la democrazia, bloccano qualsiasi strategia per affrontare la crisi economica e la scarsità di dollari, paralizzano il parlamento e aprono la porta ad avventure pericolose come quella del generale Zúñiga”.

Colombia Il 29 giugno la Segunda Marquetalia, formata da ex combattenti dell’organizzazione guerrigliera delle Farc, ha accettato un cessate il fuoco unilaterale e di liberare tutti gli ostaggi nell’ambito dei colloqui di pace cominciati a Caracas, in Venezuela, con i rappresentanti del governo guidato da Gustavo Petro. Le due parti s’incontreranno di nuovo in Colombia alla fine di luglio. Con circa 1.600 combattenti, la Segunda Marquetalia è il maggiore gruppo dissidente delle Farc ancora attivo nel paese dopo l’Estado mayor central.

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1570 - 5 luglio 2024
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