All’inizio di dicembre del 2022 una lampadina brillava sopra la testa calva di Umar Abubakar Sidi. I suoi occhiali riflettevano la luce blu dello schermo del computer mentre sedeva di fronte a una libreria. Stava per leggere un estratto dal suo libro di poesie, nel secondo dei tre giorni di un festival letterario, a un pubblico che si trovava in gran parte nella città di Enugu, nella Nigeria sudoccidentale, a quasi seicento chilometri da Lagos, dove Sidi vive.
“Non c’è gioia più grande che essere in comunione con altri creativi”, ha detto con un sorriso candido, prima di cominciare. Più di cento scrittori, artisti e lettori si sono riuniti all’Alliance française di Enugu e su Zoom per ascoltare Sidi e gli altri autori invitati a presentazioni, tavole rotonde e conversazioni letterarie in occasione del Crater literary festival. Il festival è nato nel 2017, quando la sua fondatrice Adachukwu Onwudiwe, 34 anni, non è riuscita a partecipare a quello di arti e letteratura Aké di Abeokuta, una città a due ore d’auto da Lagos, perché non poteva lasciare neanche per poche ore il suo lavoro di bibliotecaria in un’organizzazione non profit. A Enugu non c’era niente di simile, perciò lei ha deciso di colmare la lacuna fondandone uno.
Per anni Enugu è stata un importante centro letterario, da dove sono emersi alcuni dei migliori scrittori africani, come Chinua Achebe, Christopher Okigbo, Chimamanda Ngozi Adichie e Chika Unigwe. Ma nell’ultimo decennio, nella regione, i festival di questo genere erano praticamente scomparsi.
“Governo e privati non hanno fatto alcuno sforzo per sostenere il patrimonio letterario”, ha detto Onwudiwe. “Il motivo per cui abbiamo voluto lanciare il festival è promuovere la letteratura e la creatività. Ci sono persone nel paese che si muovono in questo senso, ma poiché i loro nomi non figurano sulle grandi riviste, nessuno sa cosa stanno facendo”.
Capacità di attenzione
Negli ultimi anni i ricercatori hanno riscontrato un calo della cultura della lettura in Nigeria. Il fenomeno coincide con la diminuzione della capacità d’attenzione delle persone in tutto il mondo, legato in parte a social network come Instagram e TikTok. Onwudiwe nota che l’età dei partecipanti alle cinque edizioni del festival va dai 20 ai 45 anni. Sono proprio loro che hanno fatto pubblicità agli eventi a cui hanno partecipato, proprio attraverso social network. “Una delle cose di cui abbiamo discusso è la scarsa capacità di concentrarsi, e di come rafforzare l’attenzione del pubblico. Con le giuste politiche educative e culturali, possiamo farcela”, ha detto.
In tutta la Nigeria stanno nascendo festival simili per rivitalizzare le comunità di scrittori e facilitare lo scambio intellettuale, sulla falsariga di manifestazioni più consolidate come il Lagos book & art festival (Labaf) e il festival Aké, nati rispettivamente nel 1999 e nel 2013.
Molti di questi appuntamenti sono programmati poco prima delle festività di fine anno, ribattezzate _detty December _(“dicembre in debito”, cioè il mese in cui ci si diverte e ci si rilassa dopo aver lavorato sodo il resto dell’anno). Tra i festival dedicati alle arti e alla letteratura nelle diverse zone del paese, ci sono anche quello di Sokoto, quello di Benin City e quello dello stato di Kwara (Kwabafest).
Il festival Aké, secondo gli organizzatori il più grande evento letterario nel continente, è stato un’inestimabile fonte d’ispirazione. La decima edizione si è tenuta a novembre a Lagos. “Sono felice di essere riuscita a dare a più persone la fiducia necessaria per fondare nuovi festival”, dice Lola Shoneyin, scrittrice e direttrice di Aké.
Secondo Shoneyin non ci sono abbastanza manifestazioni del genere in Nigeria, ed è una gioia vedere altre iniziative: “Ho incontrato la giovane fondatrice del festival di Benin City, che quest’anno è venuta ad Aké. Ho passato del tempo con lei e le ho dato qualche consiglio su come andare avanti”.
Poco prima che Sidi leggesse le sue poesie al pubblico del Crater literary festival, un drammaturgo e tre studiosi provenienti da Ghana, Sierra Leone e Nigeria hanno partecipato a un dibattito in ricordo del secondo congresso degli scrittori e artisti neri, che si svolse a Roma nel 1959. Il festival Labaf, che ospita eventi al Freedom park, un ex carcere d’epoca coloniale di Lagos, ha organizzato un confronto tra il pubblico e il noto regista Tunde Kelani, e proiettato il suo film politico Saworoide.
Il confronto è un privilegio
Quest’anno al festival Aké c’erano ospiti illustri, tra cui lo scrittore tanzaniano Abdulrazak Gurnah e il nigeriano Wole Soyinka, entrambi premi Nobel per la letteratura, e due dei quattro neri a vincerlo. C’erano le scrittrici Nnedi Okorafor e Jennifer Makumbi, il rapper M.I. Abaga, il cantante Brymo, e le star di Nollywood Shaffy Bello e Deyemi Okanlawon. Era presente anche Leye Adenle, autore del romanzo Easy motion tourist, che vive a Londra ma dice di sentirsi a casa solo nei festival in Nigeria: “Potersi confrontare con i lettori africani è un privilegio”.
Secondo Eseoghene Okereka, scrittrice trentenne che ha partecipato all’ultimo Crater festival, l’evento è stato un’occasione di conoscenza e di scambio. “È confortante sapere che ci sono persone con le tue stesse ambizioni”, dice. È d’accordo Wale Ayinla, poeta di 24 anni di Abeokuta: andare ai festival gli ha permesso di frequentare una comunità di scrittori più grandi, grazie ai cui consigli ha trovato la sua voce ed è riuscito a orientarsi nel mondo dell’editoria.
Ma gli ostacoli non mancano per gli organizzatori dei festival. Le manifestazioni più grandi attirano i finanziamenti delle aziende e possono far arrivare ospiti da tutto il mondo, ma Onwudiwe deve procurarsi i fondi da sola. Finora ha potuto contare sulla buona volontà di alcuni donatori e sull’impegno di una piccola schiera di volontari. Nel 2022 ha lavorato con un budget ridotto di 390mila naira nigeriani (793 euro). “Non abbiamo trovato neanche uno sponsor”, dice. “Non avere soldi significa che dobbiamo rimanere piccoli”. Inoltre, anche nel sudest del paese si è diffusa l’instabilità legata alla presenza di “non meglio identificati uomini armati”, un termine usato genericamente per indicare separatisti e gruppi militari. Onwudiwe ha dovuto quindi organizzare un festival in presenza e online per ridurre i costi. Anche se le costa fatica e tempo, è comunque felice di fornire uno spazio d’espressione e di fare da tramite tra scrittori e lettori. “Ci sono persone che mi scrivono per dire che hanno visto il programma del festival online e vogliono incontrare un ospite. Allora cerco di metterli in contatto. Per me questo è fondamentale”. ◆ ff
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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati