I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Salvatore Aloïse della tv francotedesca Arte.
Marco Damilano non azzarda il nome del futuro presidente della repubblica. Indovinarlo è sempre stato difficile, stavolta ancora di più. Il suo libro, ripercorrendo le tredici elezioni precedenti, ci aiuta a capire cosa deve fare, e soprattutto non fare, chi aspira al Quirinale. Qualcuno, in passato, pensava di avere già l’elezione in tasca – tanto da scrivere anche il discorso d’insediamento – e l’ha vista sfumare per non aver fatto i conti con regole oscure, trattative segrete e tradimenti. Vorrà ben dire qualcosa se nessuno dei “cavalli di razza” della Dc, da Moro ad Andreotti a Fanfani, ha raggiunto il traguardo. Eppure quelli erano i tempi del presidente-notaio, espressione del partito. Ma anche nell’era del presidente-monarca, i mille grandi elettori vivono il loro momento di protagonismo, con i “franchi tiratori” sempre in agguato. Nel libro si racconta una scena leggendaria, in cui Moro e Donat Cattin ne parlano come uno dei “mezzi tecnici” per influire sul voto, “oltre a veleno e pugnale”. Utile a buttare giù il regista dell’elezione, se le cose non vanno nel verso giusto. Ne sa qualcosa Bersani, bersaglio designato nel 2013, con vittime collaterali illustri, come Marini e Prodi. Oltre a chi andrà al Quirinale, c’è quindi da chiedersi chi finirà stavolta nel mirino dei “franchi tiratori”.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1438 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati