Ogni nuova dichiarazione sull’attentato che il 20 agosto ha ucciso Darya Dugina, figlia dell’ideologo russo di estrema destra Aleksandr Dugin, sembra sollevare più domande che dare risposte. Il 22 agosto i servizi di sicurezza russi (Fsb) hanno affermato di aver risolto il caso, pubblicando un filmato e altre prove secondo cui a uccidere Dugina sarebbe stata una donna ucraina appartenente al battaglione Azov.
L’assassina sarebbe riuscita a entrare in Russia portando con sé la figlia di 12 anni, a spostarsi senza farsi notare, cambiando spesso la targa della sua Mini, e a piazzare e far esplodere un ordigno professionale sotto l’auto di Dugina, per poi lasciare la Russia.
Si presume che sia riuscita a fare tutto questo senza essere individuata dai servizi di sicurezza russi se non dopo essere fuggita, presumibilmente fingendosi una delle centinaia di migliaia di ucraini che hanno cercato rifugio in Russia o che sono stati deportati con la forza dalle aree occupate dell’Ucraina. Le affermazioni dell’Fsb sono state accolte con scetticismo, e l’Ucraina ha negato con forza qualsiasi coinvolgimento nell’attentato, sottolineando che Dugin era una figura marginale e affermando che le forze ucraine non compiono operazioni di questo tipo.
Ma non è impossibile immaginare un movente per Kiev: la morte di Dugina è avvenuta in un momento in cui gli ucraini stanno portando la guerra alla Russia nella Crimea occupata, per la prima volta dall’invasione dello scorso febbraio. Operazioni come il piano per attirare un gruppo di mercenari russi in Ucraina nel 2020 dimostrano che nei servizi ucraini c’è chi ama pensare in grande.
Inoltre, anche se è vero che Dugin non è così influente come alcuni sostengono che sia, è certamente molto conosciuto sia in Russia sia in occidente, e ha lanciato frequenti e odiosi appelli alla violenza contro l’Ucraina e gli ucraini. Se qualcuno avesse cercato un obiettivo di rilievo ma al tempo stesso ragionevolmente vulnerabile e con un livello di protezione minimo, Dugin non sarebbe stata una scelta illogica, sempre ammesso che il bersaglio dell’attentato fosse davvero lui e non sua figlia.
Se l’intero caso è stato davvero una montatura, è un piano che fa apparire l’Fsb e lo stato russo vulnerabili e incompetenti
Tuttavia la rapidità con cui l’Fsb ha presentato le “prove” filmate, così come diversi aspetti poco convincenti della sua versione dei fatti, dovrebbero invitare alla prudenza. Per un’agenzia che non è riuscita a risolvere numerosi omicidi eccellenti in Russia, tra cui quelli di diversi oppositori di Putin, la velocità dimostrata in questo caso è sospetta quanto la sua mancanza di risultati in altre indagini.
Partigiani sconosciuti
Ma anche le altre spiegazioni che sono state fornite per l’attentato sembrano tutt’altro che inattaccabili. Il 21 agosto l’ex deputato russo Ilya Ponomarev, che oggi vive in esilio a Kiev, ha affermato che l’attacco è stato compiuto da un gruppo guerrigliero russo finora sconosciuto, chiamato Esercito nazionale repubblicano, aggiungendo al caso una dimensione inaspettata e intrigante. Ma Ponomarev non ha fornito alcuna prova, e molti osservatori hanno liquidato la sua affermazione come un tentativo di farsi pubblicità.
Fonti del governo ucraino hanno suggerito che probabilmente l’omicidio è un’operazione di tipo false flag (falsa bandiera), organizzata dalle autorità russe per far ricadere la colpa sull’Ucraina e fornire una giustificazione per ulteriori violenze. In effetti propagandisti come Margarita Simonyan, della tv pubblica russa Rt, hanno subito chiesto di intensificare gli attacchi contro l’Ucraina in risposta all’attentato.
Ma la Russia non sembra aver bisogno di un pretesto per continuare la sua aggressione; e se l’intero caso è stato davvero una montatura, è un piano che fa apparire l’Fsb e lo stato russo curiosamente vulnerabili e incompetenti.
Secondo la versione dei fatti dell’Fsb, un’assassina ucraina è riuscita a entrare in Russia, a colpire un obiettivo sensibile vicino alla capitale e poi a fuggire senza essere arrestata.
Nel filmato dell’Fsb la presunta assassina mostra una calma glaciale mentre entra ed esce dalla Russia e si muove nella capitale con la figlia piccola.
Se è vero, si tratta di uno stupefacente fallimento dell’Fsb. Se invece è falso, è una storia stranamente imbarazzante da inventare. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1475 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati