Adieci giorni dalle elezioni legislative, il dibattito entra nel vivo: i tre candidati sono sempre più combattivi, ma anche più nervosi. Il secondo confronto televisivo tra Annalena Baerbock (Verdi), Armin Laschet (Unione cristianodemocratica e Unione cristianosociale in Baviera, Cdu/Csu) e Olaf Scholz (Partito socialdemocratico, Spd), andato in onda il 12 settembre sulle reti Ard e Zdf, è stato un serrato botta e risposta su tasse, clima, pensioni e politiche abitative. Nel dibattito sono emerse in modo chiaro le diverse posizioni dei tre candidati. Tuttavia, è stato soprattutto il confronto tra Laschet e Scholz a suscitare interesse.
Il sondaggio realizzato tra gli spettatori di Zdf dopo il confronto ha confermato l’orientamento rilevato ormai da settimane: Scholz è ritenuto il candidato più credibile e convincente. Baerbock sembra aver superato ogni aspettativa, guadagnando ulteriori consensi. Ma è soprattutto Laschet ad avere recuperato terreno grazie al dibattito.
C’è da dire che ogni candidato ha usato il confronto per parlare al suo schieramento, per mobilitare il suo elettorato. Laschet – che l’11 settembre al congresso della Csu aveva spinto per una campagna elettorale più dura – si è distinto per determinazione e modi diretti, caratteristiche che spaventano gli elettori indecisi ma galvanizzano i propri sostenitori.

◆ Il 26 settembre 2021 i tedeschi voteranno per rinnovare il Bundestag, il parlamento federale, e per scegliere chi prenderà il posto di Angela Merkel alla cancelleria. Secondo gli ultimi sondaggi citati da Die Zeit, è in testa il Partito socialdemocratico (Spd) con il 25 per cento delle intenzioni di voto, seguito dalla Cdu/Csu (Unione cristianodemocratica e Unione cristianosociale) con il 22 per cento, e dai Verdi con il 16 per cento. Più distanti i liberali della Fdp (12 per cento), l’estrema destra di Alternative für Deutschland (Afd, 11 per cento) e il partito di sinistra Die Linke (6 per cento). Qui sopra sono illustrate le possibili coalizioni di governo in base ai risultati previsti. I nomi Kenya, Germania e Giamaica associano i colori dei partiti delle possibili alleanze alle bandiere di quei paesi.
Scandali finanziari
Come in precedenza, anche stavolta Laschet ha accusato Scholz, dal 2018 ministro delle finanze nel governo di grande coalizione tra Cdu/Csu e Spd, di scarsa vigilanza, ricordando la bancarotta della società di servizi finanziari Wirecard e la perquisizione dell’Unità d’informazione finanziaria (un’agenzia del ministero delle finanze) disposta dalla procura. Scholz ha liquidato il provvedimento definendolo poco rilevante, ma non ha risposto nel merito. Laschet ha poi rincarato la dose, sostenendo che Scholz parla della giustizia “con toni sprezzanti, come i populisti”. A sua volta Scholz ha accusato Laschet di distorcere i fatti, ma ha dovuto incassare anche i colpi di Baerbock, secondo cui il ministro non fa abbastanza contro evasione fiscale e riciclaggio.
Altrettanto duro è stato lo scontro su una possibile alleanza di governo tra l’Spd e il partito di sinistra Die Linke. Scholz ha detto che tutto dipenderà dalle scelte degli elettori, rifiutandosi quindi di escludere un’alleanza, ma rimarcando le divergenze con la Linke in tema di politica estera. Laschet ha parlato di “disonesto tatticismo”. Neanche Baerbock ha voluto chiudere le porte a Die Linke, ammettendo divergenze sugli esteri. Quando gli è stato chiesto se la Cdu/Csu sarebbe disposta a entrare in una coalizione di governo come alleato di minoranza, Laschet ha glissato.
I tre candidati hanno affrontato tutti i temi più scottanti – pandemia, fisco, pensioni, politiche abitative e clima – e le divergenze tra i loro programmi sono emerse chiaramente. Tutti e tre si sono detti favorevoli all’obbligo vaccinale per determinate categorie professionali.
Differenze profonde sono emerse sulla politica fiscale e la finanza pubblica. E per la prima volta le diverse posizioni sull’indirizzo da dare alla politica economica del paese sono state discusse in modo approfondito davanti al grande pubblico. Baerbock ha spiegato che intende finanziare la transizione ecologica alzando le tasse sui redditi più alti, combattendo l’evasione fiscale e – nel rispetto delle competenze federali e dei Land – introducendo una patrimoniale. Scholz ha parlato di un “rincaro moderato” del prezzo della Co2 e ha promesso una stabilizzazione delle pensioni, un piano di stimolo per l’edilizia abitativa, una moratoria sugli affitti, un’assicurazione sanitaria unificata e una patrimoniale. Ovviamente non ha spiegato come intende finanziare queste misure. Come Baerbock, anche lui vuole alzare il salario minimo a 12 euro l’ora.
Laschet ha criticato duramente l’ipotesi di un aumento delle tasse e si è pronunciato anche contro l’abolizione delle assicurazioni sanitarie private e l’introduzione di una patrimoniale. Secondo il candidato della Cdu/Csu la transizione verde va gestita stimolando il libero mercato, non ricorrendo agli interventi statali. Al contrario di Baerbock e Scholz, Laschet ha anche prospettato agli elettori una grande riforma delle pensioni.
Quello che si è capito, in generale, è che Scholz, e soprattutto Baerbock, puntano sull’intervento dello stato per riformare la Germania, mentre Laschet insiste sul ruolo del libero mercato. Il 19 settembre, a una settimana dal voto, ci sarà l’ultimo scontro tv. E gli elettori avranno un’altra opportunità per valutare le posizioni dei tre candidati. ◆ _ sk_
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Questo articolo è uscito sul numero 1427 di Internazionale, a pagina 46. Compra questo numero | Abbonati