Non sorprende che prima delle elezioni europee i dibattiti abbiano avuto al centro questioni geopolitiche; la guerra in Ucraina e nella Striscia di Gaza, le crescenti tensioni tra il mondo occidentale e il blocco formato da Cina e Russia, che puntano a ottenere una maggiore influenza nel sud del mondo e ad allargare il gruppo dei Brics+ (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran). Per alcuni il motivo è evidente: il futuro dell’Europa sarà segnato da questioni militari. Di fronte alla minaccia della Russia, l’Unione europea non ha altra scelta che rafforzare la difesa e aumentare il bilancio delle forze armate, secondo alcuni superando l’attuale 1,5-2 per cento del reddito nazionale per arrivare fino al 3 o addirittura al 4 per cento.

Ma niente lascia pensare che questo scenario sia realistico o auspicabile. In primo luogo perché i bilanci militari dei paesi occidentali sono già alti e potrebbero semmai essere gestiti meglio. In secondo luogo, perché l’Europa farebbe meglio a mettere la sua ricchezza e il suo potere al servizio di obiettivi sociali, educativi, scientifici e climatici. Infine, cosa ancora più importante, l’Europa deve cercare di influenzare gli altri paesi attraverso sanzioni economiche e finanziarie, lo stato di diritto e la giustizia sociale invece che con mezzi militari.

Per aumentare la sua influenza in tutto il mondo, l’Europa deve perfezionare e promuovere il proprio modello sociale, democratico ed economico

Bisogna ricordare che i paesi della Nato sono complessivamente molto più forti della Russia sul piano economico e militare. Il loro prodotto interno lordo combinato è dieci volte più grande di quello di Mosca, le loro capacità aeree cinque volte maggiori. Il problema è che la Nato ha deciso di permettere alla Russia di bombardare il territorio ucraino a suo piacimento, uccidendo anche i civili e distruggendo case e infrastrutture energetiche.

Con le capacità di forza aerea di cui dispone, la Nato potrebbe decidere di imporre una no fly zone sull’Ucraina. Se l’obiettivo è difendere il territorio ucraino e non attaccare per nessun motivo quello russo, una simile mobilitazione delle risorse umane e materiali della Nato sarebbe del tutto legittima. Limitarsi a prestare a Kiev aerei o sistemi antiaerei non risolverà la situazione, perché ci vogliono anni per addestrare piloti e personale qualificato. E comunque la capacità militare dell’Ucraina continuerà a essere molto inferiore a quella della Russia. Per riassumere, non si tratta di aumentare i bilanci militari ma di usarli in modo adeguato. Il problema non è economico ma politico. D’altra parte, l’Unione avrebbe interesse a investire più risorse nella sanità, nella formazione a tutti i livelli, nella ricerca scientifica, nelle infrastrutture dei trasporti e dell’energia, nell’edilizia abitativa, nella ristrutturazione degli edifici in modo che siano più efficienti dal punto di vista energetico, nell’agricoltura sostenibile e in una decarbonizzazione che sia equa dal punto di vista sociale e vada a beneficio dei lavoratori e della classe media.

Grazie alle lotte del novecento, i paesi del continente possono contare sui migliori sistemi sanitari e d’istruzione al mondo. Nel prossimo futuro dovranno avere anche le migliori università del pianeta. Francia, Germania e altri paesi hanno tutte le risorse finanziarie per raggiungere questo obiettivo, ma restano fermi, per ideologia e ignoranza.

Per aumentare la propria influenza in tutto il mondo, l’Europa deve perfezionare e promuovere il suo modello sociale, economico e democratico. Non deve puntare sulle risorse militari (se non per scopi strettamente difensivi) ma su strumenti coerenti con il suo modello sociale. Inoltre dovrebbe reintrodurre nel suo repertorio politico le tradizionali sanzioni commerciali.

Non ha molto senso insistere sul libero scambio totale con la Cina mentre si importano in grandi quantità le sue emissioni di anidride carbonica (e la timida tassa sulle emissioni di anidride carbonica alle frontiere decisa dall’Unione non cambierà nulla) o mentre il regime di Pechino distrugge la democrazia elettorale a Hong Kong. Dobbiamo anche sviluppare nuovi tipi di sanzioni finanziarie mirate alle élite di alcuni paesi, creando un registro finanziario globale e misure per escluderle dal sistema dei pagamenti, come stanno già facendo gli Stati Uniti per far rispettare le loro norme antiriciclaggio.

Bisogna subito sequestrare i duecento miliardi di beni pubblici russi che sono sul territorio europeo e fare lo stesso con i beni privati russi (le stime variano tra 500 e mille miliardi di euro). Finora i paesi del continente hanno continuato a rispettare i dogmi del sistema finanziario e della proprietà oligarchica (anche quella acquisita con mezzi poco limpidi, purché sia redditizia). Questo atteggiamento non ci ha permesso di salvare dal disastro l’epoca del benessere, e se l’Europa volterà le spalle alla propria storia, indebolirà la sua credibilità morale internazionale e si condannerà all’irrilevanza geopolitica. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1568 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati