Nelle ultime settimane per le strade di New Delhi è risuonato uno slogan familiare: Nyay do, nyay do, dateci giustizia. Sotto il sole o la pioggia battente, la gente è scesa in piazza in risposta al brutale stupro e all’omicidio di una medica in un ospedale di Calcutta il 9 agosto. Il caso ha riacceso lo sdegno che era esploso nel 2012 per un episodio simile, e ha ricordato all’opinione pubblica che nulla è cambiato: nonostante le molte promesse e i provvedimenti presi, la violenza di genere non accenna a diminuire.

A New Delhi i manifestanti rivendicano con fiaccolate notturne il diritto delle donne a occupare gli spazi pubblici e a pretendere sicurezza dopo il tramonto. Un luogo particolarmente significativo in cui a centinaia si sono riuniti il 14 agosto, la vigilia della festa dell’Indipendenza, è l’All India institute of medical sciences (Aiims). Una medica dell’istituto ha spiegato le difficoltà che lei e le sue colleghe devono affrontare: “Nelle università e negli ospedali pubblici la situazione è molto difficile. Gli addetti alla sicurezza non collaborano e spesso assistono in silenzio mentre i pazienti ci trattano male. In alcuni casi in una stanza con i pazienti può entrare una sola medica e se qualcuno si comporta male le guardie si rifiutano di aiutarci, dicendo che a loro spetta ‘la sorveglianza dei corridoi’ e non delle stanze”. La dottoressa sottolinea che servono subito misure contro la violenza di genere e un ambiente in cui la sicurezza delle donne sia al primo posto.

La comunità dei medici di New Delhi chiede cambiamenti strutturali per proteggere le operatrici sanitarie. Il 16 agosto insieme agli specializzandi di ospedali e cliniche universitarie prestigiose, hanno organizzato un sit-in davanti al ministero della salute e del welfare. Alcuni rappresentanti dei manifestanti hanno incontrato i funzionari del ministero senza però ottenere nulla di concreto. “Chiediamo giustizia per la vittima di Calcutta e un’indagine giusta e rapida sul caso”, dice Ansar Ahmed, chirurgo dell’Aiims. “Vogliamo che la sicurezza per le operatrici sanitarie sia garantita da un Central protection act (Cpa, una legge ad hoc emanata dal governo centrale). Abbiamo bisogno di protezione perché i medici spesso affrontano la rabbia dei pazienti delusi, che può assumere forme imprevedibili e pericolose. I pazienti ci rimproverano anche per le pessime infrastrutture, la carenza di personale e la mancanza di farmaci e attrezzature adeguate. Il problema è che gli ospedali pubblici non hanno finanziamenti. Nel bilancio, il governo non ha previsto fondi sufficienti per le infrastrutture sanitarie. Una legge come il Cpa è necessaria”.

Ishita Khurana, studente di medicina, ha partecipato al sit-in durato una settimana di fronte alla sede del governo centrale. “Un incidente simile è scoraggiante, non solo per la comunità dei medici ma per tutte le donne del paese. E non è stato un caso isolato”, dice Khurana. “È ora di fare qualcosa”. Il 17 agosto l’associazione dei medici indiani ha lanciato un appello a incrociare le braccia. “Stupri e violenze non dovrebbero succedere mai, ma è particolarmente grave se avvengono in un ospedale”, dice una medica che ha partecipato alla marcia dal Lady Hardinge medical college al Jantar Mantar. “Se ci fosse un Cpa, qualsiasi forma di violenza contro un medico in servizio dovrebbe essere considerata un reato che esclude la libertà su cauzione”. ◆ gim

Da sapere

◆ Il 2 settembre 2024 il parlamento del West Bengala, di cui Calcutta è la capitale, ha approvato all’unanimità una proposta di legge che, se firmata dal governatore dello stato, introdurrebbe la pena di morte per chi compie violenza sessuale se la vittima muore o finisce in stato vegetativo, e l’ergastolo senza possibilità di libertà su cauzione negli altri casi di stupro. Nel 2019 lo stato aveva promesso misure per proteggere il personale degli ospedali: migliori strumenti per la sicurezza, agenti donne per sostenere le mediche e ingressi sorvegliati. Nessuno di questi provvedimenti è però stato attuato. Reuters


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Questo articolo è uscito sul numero 1579 di Internazionale, a pagina 31. Compra questo numero | Abbonati