Un gruppo di scienziati, tra cui tre premi Nobel per la medicina, ha proposto alle autorità sanitarie statunitensi di concentrare la ricerca contro l’ebola sullo studio degli anticorpi prodotti dai malati che hanno contratto il virus e sono guariti.

Il sangue dei sopravvissuti è già stato trasfuso ad almeno quattro malati di ebola statunitensi, che si stanno riprendendo. Questa cura si basa sull’immunizzazione passiva, cioè la somministrazione nell’organismo di anticorpi prelevati da individui immuni: un approccio usato fin dall’ottocento per curare malattie come la difterite, ma poi superato dalle vaccinazioni.

Gli scienziati propongono l’uso dell’ingegneria genetica per distinguere centinaia o migliaia di anticorpi, determinare la composizione genetica del farmaco, svilupparlo in quantità commerciali e riuscire a combinarlo in un’unica medicina, come fu fatto con i cocktail di farmaci usati contro l’hiv/aids. Reuters

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