Due uomini catturati il 16 maggio dall’esercito ucraino a Shchastya, 30 chilometri dal confine con la Russia, hanno confessato all’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) di essere membri dell’esercito di Mosca. È la prima ammissione della presenza russa in Ucraina dall’inizio del conflitto nell’aprile 2014. Mosca ha però replicato facendo sapere che i due uomini non prestavano più servizio come soldati. Secondo un portavoce del ministero della difesa russo, i due uomini sarebbero stati picchiati dalle truppe ucraine per ottenere una testimonianza utile. L’Osce sostiene che i due uomini erano arrivati in Ucraina per una missione di “ricognizione”.
La tregua nel conflitto in Ucraina iniziata lo scorso febbraio è stata violata spesso. L’esercito di Kiev ha riferito che il 21 maggio un cittadino ucraino è stato ucciso e altri otto sono stati feriti in un attacco condotto dai separatisti. Il vice direttore dell’Osce Alexander Hug ha messo in guardia sul fatto che “sembra che si stia allargando l’ambito geografico del conflitto ed è stata registrata la presenza di armi sui due fronti”. Kiev, i leader occidentali e la Nato sostengono che è evidente che la Russia, nonostante il governo neghi, stia continuando ad aiutare i separatisti con l’invio di armi e soldati. Mosca si difende ribattendo che tutti i russi che combattono al fianco dei separatisti sono volontari. Più di seimila persone sono rimaste uccise nei combattimenti iniziati nell’aprile 2014, quando i ribelli hanno preso il controllo delle regioni orientali di Donetsk e Luhansk.
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