A Riga in Lettonia si sono riuniti i capi di stato e di governo europei per discutere di partenariato orientale con sei paesi che ambiscono a entrare a lungo termine nell’Unione europea (Armenia, Azerbaigian, Moldavia, Georgia, Ucraina e Bielorussia).
L’area di libero scambio tra l’Ucraina e l’Unione europea partirà dal primo gennaio 2016. Lo hanno stabilito i partecipanti al vertice del partenariato orientale che si è concluso a Riga.
Sempre nella capitale lettone è stato dato l’annuncio di un prestito da 1,8 miliardi di euro da parte dell’Ue all’Ucraina, nell’ambito del più importante accordo finanziario mai siglato tra l’Unione e uno stato non europeo.
Un rapporto di Amnesty international denuncia l’uso sistematico di tortura e il ricorso a esecuzioni sommarie sia da parte dell’esercito ucraino sia da parte dei ribelli filorussi nell’est del paese.
Nel rapporto Breaking bodies: torture and summary killings in eastern Ukraine Amnesty international ha raccolto prove e testimonianze sulla diffusione della tortura e degli abusi nei confronti dei prigionieri in entrambi gli schieramenti. L’ong ha intervistato 33 ex detenuti, arrestati tra il luglio del 2014 e l’aprile del 2015. Tra gli intervistati: 17 sono stati arrestati dai separatisti e 16 dall’esercito ucraino.
Gli ex prigionieri hanno raccontato di essere stati picchiati fino a provocare la rottura delle ossa, torturati con l’elettroshock, presi a calci, deprivati dal sonno, minacciati di morte, spesso gli sono state negate le cure mediche essenziali.
Amnesty international ha denunciato anche tre diversi episodi di esecuzioni sommarie, da parte dei separatisti ai danni di otto soldati ucraini. Questa denuncia è basata sulla raccolta di dati negli ospedali, su testimonianze oculari e sui rapporti prodotti dai mezzi d’informazione. In un’intervista con un giornalista, un separatista ha ammesso apertamente di aver partecipato a un’esecuzione sommaria, un’azione considerata un crimine di guerra.
L’Unione europea ha approvato un prestito da 1,8 miliardi di euro all’Ucraina, si tratta del più importante accordo finanziario tra l’Unione e uno stato non europeo mai stato siglato.
L’accordo è stato firmato a Riga, in Lettonia, durante il summit tra i leader dei 28 paesi dell’Unione e i sei paesi del blocco ex sovietico: Armenia, Azerbaigian, Moldova, Georgia, Ucraina e Bielorussia. Il prestito è stato accordato per rilanciare l’economia del paese, pesantemente colpita dalla guerra tra esercito ucraino e separatisti filorussi nell’est del paese. Il prestito impone all’Ucraina di adottare riforme economiche e misure per combattere la corruzione.
A scatenare la crisi in Ucraina nel 2013 fu proprio un vertice del partenariato orientale che si tenne a Vilnius. All’epoca, l’allora presidente dell’Ucraina Viktor Janukovič rifiutò all’ultimo momento di firmare un accordo di associazione con l’Unione europea, provocando manifestazioni di piazza che portarono alla sua deposizione e al conflitto separatista nel paese. L’accordo fu poi firmato il 28 giugno 2014 dal presidente filoeuropeo Petro Porošenko.
A Riga è stato deciso anche che l’Unione europea concederà 200 milioni di euro in donazioni all’Ucraina e ad altri cinque paesi: l’Armenia, l’Azerbaigian, la Bielorussia, la Georgia e la Moldova.
Tre paesi che fanno parte del partenariato orientale, la Georgia, la Moldova e l’Ucraina, chiedono l’adesione all’Unione, mentre gli altri tre paesi preferiscono mantenere un rapporto di cooperazione esterna. Inoltre l’Armenia e la Bielorussia sono membri dell’Unione economica euroasiatica, che molti considerano un progetto concorrente a quello dell’Unione.
Nella seconda giornata del vertice europeo sul partenariato orientale di Riga, il primo ministro greco Alexis Tsipras incontrerà il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker per discutere della crisi greca all’indomani della riunione di oltre due ore tra Tsipras, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande, terminata a mezzanotte. In una breve dichiarazione, il premier greco ha parlato di “clima amichevole” e “colloqui molto costruttivi” mentre Merkel ha suggerito che c’è ancora “molto lavoro” da fare.
Intervistato dalla tv Skai, il portavoce del governo Gavriil Sakellaridis ha espresso fiducia che un accordo con i creditori internazionali possa essere raggiunto nei prossimi dieci giorni. Nell’incontro di ieri sera, ha spiegato, sono state affrontate le questioni in sospeso come le pensioni, i tassi dell’Iva, l’avanzo primario e il mercato del lavoro. Merkel ha però fatto notare che “è chiaro che la Grecia deve portare avanti il lavoro” con i creditori, ossia Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Unione europea. “Francia e Germania hanno offerto il loro aiuto ma l’accordo finale deve essere trovato con le tre istituzioni e su questo abbiamo ancora bisogno di un lavoro molto intenso” ha detto Merkel.
Due uomini catturati il 16 maggio dall’esercito ucraino a Shchastya, 30 chilometri dal confine con la Russia, hanno confessato all’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) di essere membri dell’esercito di Mosca. È la prima ammissione della presenza russa in Ucraina dall’inizio del conflitto nell’aprile 2014. Mosca ha però replicato facendo sapere che i due uomini non prestavano più servizio come soldati. Secondo un portavoce del ministero della difesa russo, i due uomini sarebbero stati picchiati dalle truppe ucraine per ottenere una testimonianza utile. L’Osce sostiene che i due uomini erano arrivati in Ucraina per una missione di “ricognizione”.
La tregua nel conflitto in Ucraina iniziata lo scorso febbraio è stata violata spesso. L’esercito di Kiev ha riferito che il 21 maggio un cittadino ucraino è stato ucciso e altri otto sono stati feriti in un attacco condotto dai separatisti. Il vice direttore dell’Osce Alexander Hug ha messo in guardia sul fatto che “sembra che si stia allargando l’ambito geografico del conflitto ed è stata registrata la presenza di armi sui due fronti”. Kiev, i leader occidentali e la Nato sostengono che è evidente che la Russia, nonostante il governo neghi, stia continuando ad aiutare i separatisti con l’invio di armi e soldati. Mosca si difende ribattendo che tutti i russi che combattono al fianco dei separatisti sono volontari. Più di seimila persone sono rimaste uccise nei combattimenti iniziati nell’aprile 2014, quando i ribelli hanno preso il controllo delle regioni orientali di Donetsk e Luhansk.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha sottolineato che il partenariato orientale non è “uno strumento per l’allargamento dell’Unione europea” in un’audizione davanti ai deputati del Bundestag, il parlamento tedesco, nel giorno d’inizio della riunione dei capi di stato e di governo europei sul partenariato orientale a Riga. “Non dobbiamo suscitare false aspettative che in futuro non saremo in grado di rispettare” ha detto Merkel aggiungendo che, a causa della crisi in Ucraina, il ripristino del formato G8 con la Russia “non è immaginabile”. “Finché la Russia non tornerà a riconoscere i valori comuni non si può tornare al G8” ha fatto notare.
La cancelliera ha però voluto rassicurare Mosca sul fatto che “il partenariato orientale non è diretto contro nessuno, soprattutto non è contro la Russia”. E le sei ex repubbliche sovietiche che nella capitale lettone si riuniranno nelle prossime ore con i leader europei non saranno chiamate a scegliere tra, “da un lato un riavvicinamento con l’Unione europea e, dall’altro, le ambizioni della Russia a un partenariato più stretto con questi paesi”.
L’annessione della Crimea e il sostegno di Mosca ai separatisti del Donbass nell’est dell’Ucraina hanno dimostrato negli ultimi anni la determinazione del Cremlino a impedire, anche con la forza, l’avanzata dei suoi ex satelliti verso l’occidente e la riduzione della sua zona d’influenza. Al vertice del partenariato orientale di Vilnius, nel novembre del 2013, l’allora presidente dell’Ucraina Viktor Janukovič rifiutò all’ultimo momento di firmare un accordo di associazione con l’Unione europea, provocando manifestazioni di piazza che portarono alla sua deposizione e al conflitto separatista nel paese. L’accordo fu poi firmato il 28 giugno 2014 dal presidente pro-europeo Petro Porošenko.
I leader dell’Unione europea si incontrano oggi e domani a Riga, la capitale della Lettonia, in occasione del quarto vertice del partenariato orientale, insieme ai capi di stato di Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina.
Il partenariato era stato istituito nel 2009, in risposta alle azioni della Russia in Georgia, con l’intenzione di monitorare le intenzioni di Mosca rispetto alla sua politica estera nell’est Europa.
Al centro del dibattito di questi due giorni le opportunità di collaborazioni nel settore dell’economia digitale, la sicurezza energetica, ma anche la crisi in Ucraina e il debito greco.
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