Fino a cinquemila cittadini russi starebbero combattendo come volontari tra le file del gruppo Stato islamico in Siria e in Iraq. A lanciare l’allarme è stato il centro antiterrorismo della Comunità degli stati indipendenti, che riunisce la Federazione russa e la maggior parte delle ex repubbliche sovietiche. “Dalle informazioni in nostro possesso, circa duemila cittadini con passaporto russo stanno combattendo per i jihadisti. Per alcuni esperti il numero potrebbe avvicinarsi a cinquemila”, ha dichiarato il capo dell’antiterrorismo, Andrey Novikov.
I dati sono stati aggiornati dai servizi segreti che operano in tutti i paesi della comunità: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan e Uzbekistan. A preoccupare le autorità di Mosca sono in particolare alcuni tra gli stati ex sovietici: Tagikistan, Kazakistan e Uzebkistan, dove l’azione dei reclutatori ceceni per conto dello Stato islamico continua senza sosta.
Secondo un rapporto dell’International crisis group negli ultimi tre anni tra duemila e quattromila persone si sono trasferite dal Tagikistan alla Siria, e il gruppo terroristico jihadista chiamato Movimento islamico dell’Uzbekistan aspira ad affiliarsi allo Stato islamico. Oltre ai combattenti, i terroristi recluterebbero anche insegnanti e infermieri. Secondo la stessa ricerca “in Russia gli immigrati sono lasciati ai margini della società, guadagnano poco e spesso in modo illegale e trovano conforto e motivazione nella religione” ed è per questo motivo, sostengono gli analisti, che molti sono attratti e decidono di unirsi al gruppo Stato islamico.
A preoccupare il centro antiterrorismo è, più in generale, l’espansione del gruppo Stato islamico. I jihadisti si stanno avvicinando ai confini meridionali delle ex repubbliche sovietiche: ci sono stati scontri alla frontiera sud del Turkmenistan e nel Gorno-Badakhshan, una regione autonoma del Tagikistan. La Russia e gli altri stati della Comunità stanno lavorando per rinforzare la frontiera meridionale e impedire l’avanzata del gruppo Stato islamico, e per evitare che le repubbliche ex sovietiche diventino bacino di reclutamento per i jihadisti.
All’inizio di giugno, quattordici cittadini russi, tra cui una studentessa di 19 anni, e quattro azeri sono stati arrestati a Kilis, in Turchia, mentre cercavano di entrare in Siria. Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dimitry Peskov, aveva già espresso preoccupazione per l’ondata di partenze di studenti russi per la Siria definendo la situazione “un fenomeno pericoloso”.
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