Il senato ha approvato il disegno di legge preparato dalla ministra per le riforme istituzionali Maria Elena Boschi (per questo detto solo ddl Boschi) che riforma la costituzione, definendo la composizione del futuro senato e abolendo il bicameralismo perfetto per cui i due rami del parlamento avevano uguali poteri. Il ddl ha passato il vaglio del senato con 178 voti favorevoli, 17 contrari e 7 astensioni. Movimento 5 Stelle, Sinistra ecologia libertà, Lega e Forza Italia non hanno partecipato al voto. Nella seduta del 9 ottobre si era concluso l’esame degli articoli.
L’iter di approvazione della legge. Ora la riforma sarà sottoposta una seconda volta alla camera. I deputati l’avevano già approvata il 10 marzo 2015, dopo il primo passaggio al senato l’8 agosto 2014, ma a causa emendamenti approvati in senato il testo è cambiato e quindi deve essere rivisto e approvato dalla camera.
Ma siccome il ddl Boschi modifica la costituzione, sono obbligatorie due letture in ogni camera, cioè due approvazioni sullo stesso testo in ognuna delle due aule. Tra la prima e la seconda approvazione devono passare tre mesi.
Per la prima approvazione basta la maggioranza semplice. Per la seconda ci sono due possibilità, secondo quanto stabilisce la costituzione. Se il testo sarà approvato dai due terzi del parlamento (dunque almeno da 420 deputati e 210 senatori), entrerà in vigore. Se invece sarà avallato solo dalla maggioranza delle aule, sarà necessario aspettare altri tre mesi. Durante questo periodo “di riflessione”, se si raccolgono le firme necessarie, potrebbe essere convocato un referendum popolare confermativo. Se il referendum la respinge, la riforma costituzionale non entra in vigore. Se il referendum la approva oppure se non viene affatto convocato, dopo tre mesi la riforma entra in vigore.
Revisione Parte II #Costituzione e #RiformaSenato. In Aula ora dichiarazioni di voto finale. Diretta tv Rai, WebTv e YouTube.
— Senato Repubblica (@SenatoStampa) 13 Ottobre 2015
Come cambierà la composizione del senato con la riforma
- I senatori non saranno più 315, ma cento.
- La maggioranza dei senatori (95) sarà eletta dai consigli regionali. Di questi 74 saranno scelti tra i consiglieri regionali e 21 tra i sindaci in carica. Quindi, alle elezioni politiche i cittadini non voteranno più per eleggere i propri rappresentanti al senato, ma dovrebbero poter esprimere una preferenza durante le elezioni regionali.
- I restanti cinque senatori saranno nominati dal presidente della repubblica per un mandato di sette anni.
- Non rientrano in questo numero gli ex presidenti della repubblica, che dopo la fine del loro mandato continueranno a diventare senatori a vita. Al momento ci sono sei senatori a vita: gli ex presidenti Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, l’accademica esperta di biotecnologie Elena Cattaneo, l’ex presidente del consiglio Mario Monti, l’architetto Renzo Piano e il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia.
- Lo stipendio dei senatori sarà a carico delle regioni e non ci saranno indennità aggiuntive per il servizio prestato in parlamento, se non per i senatori a vita e per quelli nominati dal presidente.
Come cambieranno le funzioni del senato
- Non ci sarà più bicameralismo paritario: il senato non avrà più gli stessi poteri della camera e diventerà camera delle autonomie (cioè regionale).
- Conserverà il potere legislativo solo per riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi elettorali degli enti locali e ratifiche dei trattati internazionali, leggi sui referendum popolari e il diritto di famiglia, il matrimonio e il diritto alla salute.
- Non voterà la fiducia al governo.
Gli altri cambiamenti previsti dalla riforma costituzionale
Il disegno di legge approvato oggi dal senato modifica anche altre parti della costituzione, non solo quella relativa al bicameralismo.
- Saranno introdotti i referendum propositivi, ma la disciplina in merito è rinviata a un’altra legge.
- Per i referendum abrogativi, se le firme raccolte dai promotori saranno più di 800mila, il quorum di partecipazione sarà la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della camera.
- Saranno necessarie 150mila firme e non più 50mila per presentare una legge di iniziativa popolare. Tuttavia verrà data una garanzia per la conclusione del loro esame in parlamento.
- Il governo potrà chiedere alla camera che alcuni disegni di legge abbiano la priorità all’ordine del giorno e siano votati entro 70 giorni. Sono escluse le leggi bicamerali, le leggi elettorali, le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali, e le leggi che richiedono maggioranze qualificate.
- Cambieranno le regole per l’elezione del presidente della repubblica. Il quorum di due terzi sarà necessario per i primi tre scrutini (non più solo per i primi due), mentre per le successive votazioni sarà dei tre quinti (non più maggioranza semplice).
- Si potrà ricorrere preventivamente alla corte costituzionale per valutare le proposte di legge elettorale.
- Il consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) sarà eliminato.
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