La Finlandia è stata uno dei paesi europei che più hanno criticato la Grecia durante la sua crisi del debito, rimproverandole di non essere riuscita ad approvare delle riforme che ridessero forza alla sua economia.
Oggi il paese nordico fatica a rimettere in sesto le proprie, di finanze, mentre cerca di riemergere da una recessione di tre anni che ha spinto il suo ministro delle finanze a definire il paese “il malato d’Europa”.
I tentativi, da parte del primo ministro Juha Sipilä, di tagliare le ferie e i salari hanno provocato scioperi e proteste, mentre una grande riforma della sanità ha messo in evidenza divisioni ideologiche all’interno del suo governo di coalizione, che hanno rischiato di provocarne la caduta all’inizio di novembre.
Un parlamentare del partito di Sipilä ha perfino chiesto di aprire un dibattito parlamentare sull’eventuale uscita della Finlandia dalla zona euro per permetterle di svalutare la sua moneta e rilanciando così le esportazioni: un segnale della frustrazione che attraversa il paese.
Confermando la difficoltà di ridurre la spesa nei paesi dell’eurozona, Sipilä si sta muovendo politicamente sul filo del rasoio.
Il paese è danneggiato da un alto costo del lavoro, dal declino della Nokia e dalla recessione in Russia
Deve infatti far approvare delle grandi riforme per rafforzare la competitività e promuovere la crescita economica, tenendo nel frattempo buoni i sindacati per evitare ulteriori scioperi e negoziati sui salari troppo gravosi. Il tutto mantenendo unita, sotto la sua guida, una coalizione formata da tre partiti.
Sia la disoccupazione sia il debito pubblico sono in crescita e il paese è danneggiato da un alto costo del lavoro, dal declino della “compagnia di bandiera” di telecomunicazioni Nokia e dalla recessione in Russia, uno dei principali mercati per le sue esportazioni.
E con una popolazione che invecchia rapidamente, gli economisti prevedono tempi bui per la Finlandia, che ha perso il suo rating da tripla A e sta vivendo la sua più lunga recessione economica dai tempi della seconda guerra mondiale.
Sipilä, che ha annunciato che la Finlandia potrebbe essere la nuova Grecia, sta provando a ottenere risparmi per dieci miliardi di euro, di cui quattro entro il 2019.
Tra i vari sforzi per raggiungere quest’obiettivo, il governo in carica da diversi mesi, progetta di ristrutturare la sanità, le amministrazioni locali e il mercato del lavoro, al fine di rilanciare l’impiego e la competitività delle esportazioni.
Proteste e scioperi
Ma gli appelli del premier a uno “spirito riformista comune” sono stati accolti con sdegno quando ha proposto di tagliare le ferie del settore pubblico e diminuire la remunerazione degli straordinari di chi lavora la domenica al fine di ridurre il costo unitario del lavoro del 5 per cento.
Circa trentamila manifestanti si sono riuniti a Helsinki a settembre, in quella che è stata la più grande manifestazione del paese dal 1991, mentre scioperi hanno bloccato ferrovie, porti e cartiere. Il governo è rapidamente tornato sui suoi passi, affermando che otterrà i risparmi auspicati tagliando sui servizi.
In media i finlandesi lavorano meno ore di qualsiasi altro cittadino dell’Ue, secondo i centri di ricerca Finnish Business e Policy Forum. Il governo ritiene che la Finlandia sia crollata del 15 per cento, rispetto alla Germania e alla Svezia, per quanto riguarda la competitività del costo del lavoro, con una conseguente perdita di quote di esportazione nel mercato globale.
All’inizio di novembre alcune divergenze sul taglio delle spese nel sistema sanitario hanno rischiato, prima che fosse raggiunto un accordo, di far saltare la coalizione.
“Il recente corso degli eventi rende le prospettive ancor più negative, e rafforza l’idea che i titoli di stato finlandesi si avvicineranno in futuro al livello di quelli francesi”, ha dichiarato il gruppo bancario Nordea in una nota.
I contrasti hanno evidenziato le differenze all’interno della coalizione di tre partiti che rappresentano, rispettivamente, gli elettori rurali conservatori, i tecnocrati urbani e populisti antimmigrazione.
I propositi riformisti di Sipilä devono fare i conti con l’opposizione dei conservatori del suo stesso Partito di centro. Il partito Coalizione nazionale, guidato dal ministro delle finanze Alexander Stubb, è riformista, mentre il Partito dei finlandesi tende a sinistra per quanto riguarda le politiche fiscali e fatica molto ad approvare le politiche d’austerità.
La frustrazione di Stubb è emersa chiaramente a settembre, quando ha dichiarato che “in buona sostanza, siamo il malato d’Europa”.
Entro il 2020 la Finlandia avrà il più alto indice di dipendenza strutturale degli anziani dell’intera Ue
Una delle possibili alternative all’austerità – l’aumento della spesa pubblica per rilanciare la crescita – non viene presa in considerazione poiché il debito del governo eccede già il limite del 60 per cento imposto dall’Ue. È ancora basso rispetto a quello di molti altri stati ma, data la velocità con cui invecchia la popolazione finlandese, il governo sostiene che l’aumento del debito debba essere arrestato.
Entro il 2020 la Finlandia avrà il più alto indice di dipendenza strutturale degli anziani di tutta l’Ue, ossia 35,8 persone di 65 anni o più per ogni cento persone in età da lavoro, secondo i dati di Eurostat.
Con il tasso di disoccupazione in salita verso il 10 per cento, molti finlandesi rimpiangono il periodo precedente agli anni novanta, quando era possibile svalutare sistematicamente il marco finlandese per migliorare la competitività delle esportazioni.
La vicina Svezia ha tratto beneficio da un deciso calo della sua valuta, la corona, dopo la crisi finanziaria del 2008.
Accordi ragionevoli
Senza una valuta autonoma, e con molti contratti collettivi di categoria in scadenza l’anno prossimo, il governo auspica un “accordo ragionevole sui salari”.
Prima dell’avvio dei negoziati sui salari, il governo ha chiesto ai sindacati di presentare delle alternative ai tagli dei benefici proposti, come quelli relativi al numero di giorni festivi per il pubblico impiego.
“Il rischio, se non si raggiungerà una soluzione collettiva, è che i lavoratori l’anno prossimo cercheranno di bilanciare i tagli con gli accordi salariali”, afferma una fonte del governo.
La maggioranza dei finlandesi è ancora a favore dell’euro. Secondo i sondaggi dell’eurobarometro della Commissione europea, il 64 per cento è a favore della moneta unica, una cifra comunque in calo rispetto al 69 per cento di un anno prima.
A dimostrazione della crescente frustrazione, tuttavia, Paavo Vayrynen, un veterano del partito di Sipilä e parlamentare europeo, ha lanciato un’iniziativa per indire un referendum sulla permanenza nell’euro. Ha ottenuto più di 49mila firme, ed è probabile che la questione sia discussa in parlamento il prossimo anno.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato dall’agenzia di stampa Reuters.
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