Non solo scherzi, battute e maltrattamenti, la loro differenza significa spesso la morte. In Malawi le persone colpite da albinismo – un’anomalia genetica ereditaria caratterizzata da una depigmentazione della pelle legata all’assenza di melanina – vivono nella paura, esposte a violenze di ogni genere. Nel paese africano sono tra settemila e diecimila le persone coinvolte.
In un rapporto del 7 giugno, Amnesty international denuncia “un’ondata senza precedenti di attacchi brutali”, alimentata da pratiche rituali e dalla passività delle autorità di questo stato dell’Africa australe chiuso ira il Mozambico, lo Zambia e la Tanzania. Tuttavia, le autorità di Lilongwe, hanno giudicato “scorrette” le accuse di lassismo nei confronti delle violenze.
Dal novembre 2014 almeno 18 persone sarebbero state uccise e cinque altre rapite, secondo l’organizzazione di difesa dei diritti umani, che precisa che aprile 2016 è stato il mese più cruento con quattro omicidi. Neanche i bambini piccoli sono risparmiati.
Crudeli superstizioni
Cacciati come animali, gli albini sono preda di bande criminali che commerciano le loro membra, in particolare le loro ossa. Queste, vendute ai guaritori tradizionali, servono a preparare pozioni magiche che dovrebbero portare ricchezza, felicità e fortuna.
Finora questo orrendo traffico era concentrato in Tanzania, ma ha finito per estendersi al Malawi, dove i crimini sono raramente oggetto di un’inchiesta e dove le sanzioni sono più lievi, sottolinea The Economist. Nella maggior parte dei casi gli omicidi non sono compiuti dai guaritori, ma dalla popolazione locale alla quale viene promessa una generosa somma di denaro (fino a 75mila dollari per un intero corpo). Talvolta sono implicate le stesse famiglie, allettate dal profitto e perché non danno molto valore a dei bambini affetti da albinismo, spiega un esperto citato dalla rivista inglese.
Per le ong la fine di questa violenza potrà arrivare solo attraverso una maggiore sensibilizzazione, perché molto spesso le persone con albinismo sono considerate come una maledizione e dunque non umane.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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