Il Partito socialista spagnolo (Psoe) ha dato il via il 9 giugno alla più difficile campagna elettorale della sua storia, precipitando dietro alla coalizione guidata da Podemos nei sondaggi per le elezioni del 26 giugno.
“I socialisti? Sono sempre più simili al Partito popolare (Pp, conservatori al potere). Alla fine, quello che offrono è che tutto rimanga lo stesso”, sostiene un medico di 28 anni, Francisco Marchante, ex elettore socialista incontrato a Madrid a tre settimane dal voto.
“Penso che il Psoe oggi non sia socialista”, insiste, ricordando i vari scandali di corruzione che coinvolgono anche alcuni dei suoi politici, oltre a quelli di destra.
Il 26 giugno Marchante voterà per la nuova coalizione Unidos Podemos, formata dal partito anti austerità Podemos e dalla formazione ambientalista e comunista Izquierda Unida.
Il Psoe, che si alterna al potere con la destra dagli anni settanta, aveva ottenuto alle elezioni del 20 dicembre 2015 il peggior risultato della sua storia, arrivando al secondo posto con solo 90 seggi. Podemos e i suoi alleati erano arrivati terzi con 65 seggi.
Per quanto riguarda il Pp del capo del governo uscente, Mariano Rajoy, è stato severamente punito dopo quattro anni di austerità e scandali di corruzione. Ma, pur rimanendo il primo partito con 123 seggi, ha perso la sua confortevole maggioranza, anche per colpa della concorrenza del nuovo partito di centrodestra Ciudadanos.
In sei mesi, vecchi e nuovi partiti non sono stati in grado di accordarsi per formare un governo, da qui la necessità di nuove elezioni.
La destra in testa
Secondo recenti sondaggi, i conservatori rimangono in testa con il 29,2 per cento dei voti, secondo l’inchiesta del Centro di indagini sociologiche.
Per i socialisti guidati da Pedro Sánchez l’emorragia di voti continua: nelle stime sono caduti al 21,2 per cento, quattro punti meno di Unidos Podemos e dei suoi alleati, datial 25,6 per cento.
In parte nato dal movimento degli indignados, Podemos ha rubato la scena al Psoe, guidando l’opposizione in parlamento. Il partito radicale di sinistra si è poi rafforzato grazie alla collaborazione con Izquierda Unida e al supporto di formazioni di sinistra regionali: En Comú Podem (Catalogna), En Marea (Galizia) e Compromís (Valencia).
Dopo le elezioni del 20 dicembre, i socialisti avevano pensato di stringere un’alleanza sulla loro destra con i liberali di Ciudadanos. Ma Pedro Sánchez non aveva potuto essere nominato capo del governo non avendo la maggioranza senza il supporto di Podemos.
Ignorando l’avversario socialista tradizionale, i conservatori ora concentrano i loro attacchi contro Unidos Podemos, definiti degli “estremisti” pericolosi per la stabilità della Spagna e per la sua crescita (3,2 per cento nel 2015), anche se il tasso di disoccupazione al 20,1 per cento è il secondo più alto dell’Unione europea.
Se fossero retrocessi al terzo posto, i socialisti sarebbero davanti a una scelta difficile: lasciare governare il Pp o allearsi con Podemos, rischiando di esserne fagocitati.
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