Dopo essere rimasto a lungo prigioniero, il Gambia sente di nuovo l’odore della libertà. Infatti il 6 aprile il piccolo stato anglofono circondato dal Senegal (a eccezione della sua costa atlantica) organizza le sue prime elezioni politiche dopo la partenza in esilio del dittatore Yahya Jammeh. Libero dalla tirannia imposta per 22 anni dal “pazzo di Kanilai” (in riferimento al suo luogo di nascita), il paese può finalmente guardare al futuro e, come sottolinea la webzine AfrikaNews, scrivere un nuovo capitolo politico della sua storia nazionale.
Poco più di 886mila elettori su quasi due milioni di abitanti sono chiamati a scegliere i loro 53 deputati tra i 238 candidati, che provengono da nove partiti politici e liste indipendenti. Ovviamente le attese nei confronti dei futuri legislatori sono enormi, perché sotto Jammeh i parlamentari erano ridotti al rango di semplici comparse e le leggi erano spesso approvate per decreto presidenziale.
L’ombra del passato
Questo 6 aprile è un giorno decisivo non solo per il futuro del Gambia ma anche per il nuovo capo dello stato Adama Barrow, ex agente immobiliare di 52 anni e nuovo arrivato della politica che dovrà verificare se avrà la possibilità di governare liberamente.
Di fatto l’ombra del suo predecessore, andato in Guinea Equatoriale in gennaio su pressione della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cedeao), è sempre presente, mentre le forze di sicurezza si sforzano di fare luce sulle numerose atrocità compiute dal precedente regime.
Barrow dovrà affrontare diversi problemi importanti: la democrazia e lo sviluppo, che passa attraverso il ritorno degli imprenditori stranieri e la ripresa del turismo. Sarà capace di migliorare la situazione e di creare nuove speranze tra una popolazione che per molto tempo non ne ha più avute?
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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