Al referendum per il taglio dei parlamentari ha vinto il sì con il 69,6 per cento dei voti, mentre il no si è fermato al 30,4 per cento, secondo i dati definitivi diffusi dal Viminale. Il referendum, di tipo confermativo, è servito a “confermare” una legge costituzionale approvata per due volte dalle due camere del parlamento che prevede che i deputati passino da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200 a partire dalla prossima legislatura. Per i referendum confermativi non è necessario che sia raggiunto il quorum del 50 per cento dei votanti. Ma in ogni caso l’affluenza per il referendum è stata del 53,72 per cento.
Nel caso della riforma del numero dei parlamentari, è stato possibile chiedere che fosse convocato un referendum confermativo perché la legge in ultima lettura al senato non aveva ottenuto la maggioranza dei due terzi dei voti. A chiederlo sono stati 71 senatori – appartenenti a quasi tutti i gruppi parlamentari – che hanno depositato lo scorso 10 gennaio la richiesta in corte di cassazione che ha dato il via libera al referendum il 23 gennaio. A favore del taglio dei parlamentari e quindi del sì si erano espressi tutti i partiti, ma i sostenitori più convinti della riforma sono stati i cinquestelle che ne hanno fatto una loro battaglia.
Con la pubblicazione dei primi risultati, i leader dei partiti al governo hanno commentato la vittoria del sì. Il ministro degli esteri Luigi Di Maio, in una diretta su Facebook, ha definito il risultato “storico” e ha promesso una nuova legge elettorale definita “un altro passo fondamentale dopo il referendum”. Anche il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti ha annunciato una “stagione di riforme”.
Cosa cambia
Dopo la vittoria del sì al referendum saranno modificate diverse norme costituzionali. La riforma approvata dal parlamento è composta da quattro articoli:
- L’articolo 1 modifica l’articolo 56 della costituzione e prevede la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400, di cui otto eletti nella circoscrizione estero al posto degli attuali dodici.
- L’articolo 2 modifica l’articolo 57 della costituzione e taglia il numero dei senatori da 315 a 200, di cui quattro eletti all’estero, invece degli attuali sei. Lo stesso articolo prevede che il numero minimo di senatori eletti in ciascuna regione si abbassi da sette a tre e prevede che le province autonome di Trento e Bolzano siano equiparate alle regioni, ciascuna avente diritto a tre seggi. La ripartizione dei seggi tra le regioni o le province autonome avviene in proporzione alla loro popolazione, in base ai numeri dell’ultimo censimento generale.
- L’articolo 3 fissa a cinque il numero complessivo dei senatori a vita in carica nominati dal presidente della repubblica.
- L’articolo 4 disciplina l’entrata in vigore delle nuove disposizioni di legge stabilendo che esse si applicano a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle camere successiva alla data di entrata in vigore della legge costituzionale, e comunque non prima che siano decorsi 60 giorni dall’entrata in vigore della legge.
Leggi anche:
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it