• 1991 Il 2 settembre, dopo tre anni e mezzo di tensioni, violenze e scontri tra armeni e azeri, la regione del Nagorno Karabakh, a maggioranza armena ma in territorio azero, annuncia la secessione dall’Azerbaigian, diventato indipendente due giorni prima. Nasce la repubblica dell’Artsakh, non riconosciuta dalla comunità internazionale e governata dalla comunità etnica armena. Il 26 novembre l’Azerbaigian annulla il regime di autonomia per la regione. È l’inizio della fase più intensa del conflitto per il controllo del Nagorno Karabakh, conosciuto come guerra del Nagorno Karabakh.
  • 1992 Tra l’ottobre 1991 e il febbraio 1992 nei bombardamenti azeri di Stepanakert, capoluogo dell’Artsakh, muoiono almeno 150 civili. Il 26 febbraio i soldati armeni uccidono tra i 450 e i 600 civili nella cittadina di Khojaly. Il 24 marzo all’interno dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) è istituito il gruppo di Minsk, che ha l’obiettivo di trovare una soluzione negoziata al conflitto. L’8 maggio le forze armene conquistano la roccaforte azera di Shushi.
  • 1993 Continuano i combattimenti. Si consolida la posizione di vantaggio delle forze armene.
  • 1994 Il 5 maggio, nella capitale del Kirghizistan, Biškek, i rappresentati di Armenia, Azerbaigian e Repubblica dell’Artsakh firmano un accordio di cessate il fuoco, che entra in vigore il 17 maggio. Gli armeni prendono il controllo del Nagorno Karabakh e delle zone circostanti. Il bilancio della guerra è di trentamila morti e centinaia di migliaia di profughi, in maggioranza azeri.
  • 1995-2015 Lungo la linea di contatto c’è una conflittualità latente, con sporadiche violazioni del cessate il fuoco, più o meno gravi. I ripetuti tentativi di negoziare una soluzione al conflitto si rivelano infruttuosi.
  • 2016 Tra il 2 e il 5 aprile riprendono i combattimenti. È la cosiddetta guerra dei quattro giorni, innescata da un’offensiva azera contro i territori occupati dagli ameni. I morti tra i civili sono centinaia. Un nuovo cessate il fuoco è negoziato con la mediazione di Mosca.
  • 2020 Il 27 settembre un’offensiva azera dà il via alla cosiddetta seconda guerra del Nagorno Karabakh. I combattimenti durano 44 giorni e si concludono con la vittoria dell’Azerbaigian, che riconquista i terrori circostanti il Nagorno Karabakh, persi nel 1994, e anche diverse aree della repubblica dell’Artsakh. Il cessate il fuoco è siglato il 10 novembre, sotto la supervisione della Russia. Più di novantamila armeni sono costretti a lasciare le loro case.
  • 2022 Il 12 settembre lungo il confine tra Armenia e Azerbaigian scoppiano nuovi scontri armati. L’escalation arriva dopo una serie di sconfitte dell’esercito di Mosca, considerata sostenitrice politica e militare dell’Armenia, nella guerra in Ucraina. I combattimenti provocano 204 vittime tra i militari armeni e ottanta tra quelli azeri. Le vittime civili sono almeno undici.
  • 2023 A luglio l’Azerbaijan blocca il corridoio di Laçın, l’unica strada che collega il Nagorno Karabakh con l’Armenia, rischiando di provocare una crisi umanitaria. A settembre lo riapre. Il 19 settembre l’Azerbaijan attacca l’enclave armena. Il 20 settembre si raggiunge un accordo per un cessate il fuoco grazie alla mediazione della Russia. Di fatto è una vittoria per l’Azerbaijan.

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