Questo articolo è uscito nel luglio 2023 sul numero 46 di Internazionale Kids.

Una bella giacca, un videogame con cui passare il tempo, un nuovo telefono per sostituire quello rotto: con i soldi si possono comprare tutte queste cose. Ma non per forza. La giacca si può noleggiare, il videogioco scambiare con un altro, il telefono riparare. Sono esempi di un tipo di sviluppo che in inglese si chiama sharing economy, cioè “economia della condivisione”.

Spesso compriamo delle cose che usiamo raramente. Chi possiede un’auto, per esempio, di solito la guida in media solo un’ora al giorno; il resto del tempo resta parcheggiata. Il trapano si usa solo di tanto in tanto, come la pentola per fare la fonduta. Anche i giochi che prendono la polvere sugli scaffali, o un vestito indossato solo una volta a una festa potrebbero essere usati meglio.

L’idea che sta alla base della sharing economy è che le cose si possono condividere, invece di comprarle e tenerle per noi. Si può fare in vari modi. Si può affittare quello che ci serve per un tempo preciso, oppure l’usato si può rivendere o scambiare. Anche la condivisione di conoscenze e capacità può fare la differenza, per esempio quando si ripara un oggetto rotto.

Sono soprattutto i giovani a ricorrere alla condivisione. In uno studio recente, su un campione di cento persone tra i 14 e i 22 anni, trentasei intervistati hanno dichiarato di noleggiare o scambiare cose invece di comprarle nuove. Insomma, più di un terzo. Quasi altrettante scambiano vestiti o li comprano usati.
Condividere fa risparmiare. Noleggiare una giacca o prenderla di seconda mano in genere costa meno che comprarla nuova. Si spende meno riparando uno smartphone che comprandone uno nuovo.

Grazie a internet
La condivisione può essere utile anche per il pianeta, in particolare se in questo modo le persone cominciano a consumare di meno, cioè se nel complesso si comprano meno veicoli e meno vestiti nuovi. Ma se con i soldi risparmiati ci si concede una vacanza in aereo in più o un nuovo acquisto, l’effetto positivo per l’ambiente svanisce.

In sé, la condivisione non è nulla di nuovo. Nelle biblioteche si condividono libri e conoscenze da secoli. Anche le lavanderie automatiche dove le lavatrici sono usate da più persone esistono da diverso tempo. La novità sta in un altro sviluppo nato con internet.

Prima, la possibilità di condividere era limitata. Le cose si spartivano tra amici, al massimo si prendeva in prestito qualcosa dal vicino. Internet dà la possibilità a molte più persone di collegarsi e di usare cose in comune. Le piattaforme e le app hanno reso più facile la condivisione.

Per esempio quando attraverso un’app si cerca, si prenota e si noleggia una bici o un’auto nei paraggi. O quando qualcuno spiega su un canale YouTube come rammendare dei vestiti. Qui di seguito trovi qualche interessante idea di condivisione.

Vestiti in prestito
“Siamo una biblioteca di vestiti”, dice Hannah Frahsek, che lavora per l’azienda Kleiderei. Gli abbonati possono scegliere nei negozi del gruppo da quattro a sei capi di abbigliamento. Per tutta la durata dell’abbonamento, possono scambiare le cose che hanno preso in prestito. Per esempio, un vestito elegante può essere noleggiato per un fine settimana per indossarlo a una festa, una bella giacca può essere tenuta per tutta l’estate.

L’idea è che i vestiti debbano essere sfruttati il più possibile. In questo modo si risparmiano risorse, dato che in media ciascuno di noi compra ogni anno sessanta capi d’abbigliamento, molti dei quali rimangono appesi nell’armadio.
Affittare e scambiare cose. A Würzburg, la Zukunftshaus (casa del futuro) ha un paio di stanze interessanti da offrire. In una ci sono trapani, stoviglie da campeggio, gelatiere, giochi da tavolo e circa altri trecento articoli.

Si possono affittare per un periodo di tempo preciso, quello in cui servono davvero. Molti oggetti rimangono infatti in casa inutilizzati. “Lo confermano anche molti clienti ai quali spiego il concetto del noleggio”, dice Matthias Pieper, tra i fondatori del progetto. La casa del futuro è nel centro della città e si raggiunge facilmente. Tutto deve essere reso semplice per chi vuole cambiare le proprie abitudini di consumo. Invece di comprare tutto nuovo, le persone devono poter avere delle alternative.

La casa del futuro ha due stanze dello scambio. In una ci sono vestiti, nell’altra il tema cambia di mese in mese. Ad aprile ci sono articoli sportivi, a luglio accessori da mare. Nelle stanze dello scambio chiunque può lasciare o portarsi via qualcosa a costo zero.

Riparare
Tostapane, macchine del caffè, telefoni, apparecchi tv, spazzolini da denti elettrici, auto telecomandate: apparentemente sono poche le cose che gli allievi e le allieve della scuola Rudolf Steiner di Schwabing a Moncado Baviera, non hanno smontato. Per le ragazze e i ragazzi, l’ora di “riparazione” è un’ora di lezione come matematica o inglese. Le persone portano gli oggetti rotti da riparare. Spesso studenti di classi ed età diverse devono prima capire dove si nasconde il problema. Le riparazioni si fanno in squadre di due persone.

Se non ne vengono a capo, cercano soluzioni su internet, guardano video tutorial o passano al setaccio i siti delle aziende che hanno prodotto l’oggetto. Per qualsiasi domanda possono rivolgersi a un insegnante di riparazione. Sono assistenti volontari che hanno buone capacità in questo genere di lavori.
Gli studenti possono anche ordinare le parti di ricambio o costruirle con una stampante 3d.

Condividere la spesa
Il Raupe Immersatt (Bruco sempre sazio) di Stoccarda è una caffetteria molto particolare. Negli scaffali, nelle teche o nei frigoriferi ci sono generi alimentari come pane, torte, yogurt, frutta e verdura, e tutti possono servirsi gratuitamente. I prodotti vengono da forni o supermercati che li avrebbero buttati via, magari perché la data di consumo raccomandata è stata superata. Anche i cittadini portano le cose da mangiare nella caffetteria, per esempio quando hanno comprato troppo. “La mattina non sappiamo mai quello che arriverà nell’arco della giornata”, dice Katrin Scherer, direttrice del Raupe.

Tutti i prodotti ricevuti sono controllati prima di essere messi sugli scaffali. Katrin Scherer e la sua squadra vogliono contribuire alla battaglia contro gli sprechi alimentari: “tante cose ancora buone finiscono nel cestino dell’immondizia”.

(Traduzione di Nicola Vincenzoni)

Da sapere
E in Italia? Attrezzi in prestito da Brescia a Palermo

“La cosa più strana che è arrivata nella nostra biblioteca è un piccolo torchio da tavolo. Il ragazzo che l’ha portato mi ha spiegato che lo usava a tavola con i suoi bambini per spremere le olive e preparare delle bruschette all’istante”, racconta Antonio Beraldi, il fondatore di Leila.

Leila è uno spazio a Bologna, nel quartiere Bolognina, dove le persone possono prendere in prestito degli oggetti e usarli senza spendere un centesimo. Al momento dell’iscrizione ne portano uno e in cambio possono usarli tutti: centrifughe, bob da neve, videoproiettori, piscine gonfiabili, chitarre elettriche, ombrelloni da spiaggia, cacciaviti e molto altro. Beraldi ha avuto l’idea circa dieci anni fa, dopo aver letto su Internazionale un articolo che parlava di un esperimento simile a Berlino, in Germania.

Leila funziona come una biblioteca: si va sul sito, si prenota un oggetto, si tiene per un mese e poi lo si restituisce. La cosa importante, però, è che per cominciare a usare gli oggetti bisogna prima condividerne uno con gli altri: l’oggetto rimane di chi l’ha portato, ma lo dà in prestito per un anno. In questo modo si riducono gli sprechi e si contribuisce a rendere il mondo un posto più equo, etico ed ecologico.

“Il catalogo segue le stagioni”, continua Beraldi. “In questo momento è cominciata ‘la stagione delle tende’, quindi abbiamo messo gli sci e gli scarponi in deposito, e il materiale da campeggio in vetrina”.

Spazi simili si trovano anche a Palermo (Zero), a Brescia (ManoLibera), a San Vendemiano, in provincia di Treviso (ATPiCO), e in Piemonte (SharinGranda), ma il sogno degli organizzatori è trasformare Leila in un movimento nazionale: “Immaginate di andare in vacanza con i vostri figli piccoli in un’altra città e di poter trovare anche lì una biblioteca degli oggetti, dove prendere in prestito un passeggino, un lettino da viaggio, delle biciclette per bambini… Così invece di andarci in macchina potete andarci in treno. La nostra ambizione è fare qualcosa contro lo spreco e ridurre l’impronta ecologica di tutti”.


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