In Polonia i partiti di sinistra hanno molta influenza nel dibattito pubblico, ma negli anni sono andati male alle elezioni. Per buona parte del periodo successivo alla rivoluzione del 1989 la forza progressista più forte è stata l’Alleanza della sinistra democratica (Sld) – erede del Partito comunista – che ha governato il paese dal 1993 al 1997 e dal 2001 al 2005. Ma dopo essere crollato alle elezioni del 2005, e in seguito a una serie di gravi scandali di corruzione, il partito è entrato in crisi. Alle elezioni del 2015 si è presentato all’interno della coalizione Sinistra unita (Zl), che però ha preso solo il 7,6 per cento dei voti, sotto la soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale per entrare in parlamento (per i singoli partiti la soglia è del 5 per cento). Così per la prima volta dal 1989 i partiti di sinistra non hanno avuto nessuna rappresentanza. E intanto Diritto e giustizia (Pis), il partito di destra che governa il paese dal 2015, è diventata la prima formazione politica a ottenere la maggioranza assoluta nella Polonia postcomunista.
Dopo la sconfitta molti commentatori hanno dato per spacciata l’Sld, definendola cinica e corrotta, con elettori – nostalgici del comunismo e sempre più anziani – che stavano letteralmente scomparendo. In realtà il partito aveva ancora profonde radici sociali in quei settori della società legati al precedente regime, per convinzioni personali o per interessi materiali. Tra gli elettori c’erano soprattutto quelli provenienti da famiglie legate all’esercito e agli ex servizi di sicurezza. Si trattava di un segmento relativamente piccolo, e in stabile declino, ma grande abbastanza da permettere all’Sld di mantenere la sua egemonia sulla sinistra polacca.
Questa egemonia è stata messa alla prova dalla nascita di Razem (Insieme), un partito che – grazie al suo dinamismo e alla chiarezza del programma – ha guadagnato consensi tra i polacchi più giovani e progressisti. I militanti di Razem hanno criticato l’Sld per essersi schierato a favore di politiche economiche liberiste e per aver sostenuto una politica estera atlantista quando era al potere, e l’hanno accusato di aver tradito le idee della sinistra. Razem ha preso il 3,6 per cento alle elezioni del 2015, troppo poco per entrare in parlamento ma abbastanza per impedire alla coalizione Sinistra unita di superare lo sbarramento dell’8 per cento. Razem non è riuscito a capitalizzare le sue promesse iniziali e ad attirare un sostegno più ampio rispetto agli “hipster” urbani e istruiti che formavano il suo zoccolo duro.
Nel febbraio 2019 è nata un’altra alternativa a sinistra: Wiosna (Primavera), una formazione di orientamento social-liberale fondata da Robert Biedroń, un veterano delle lotte in difesa delle minoranze sessuali che all’epoca era il politico più amato e carismatico della sinistra polacca. Ma dopo un promettente inizio il partito ha faticato a crearsi un suo spazio, e alle elezioni europee del 2019 ha ottenuto solo il 6,1 per cento dei voti, un risultato molto inferiore alle attese.
L’ennesima delusione
Alle elezioni legislative dell’ottobre 2019 i tre partiti hanno unito le forze e si sono presentati uniti. La coalizione, chiamata Lewica (Sinistra), ha ottenuto il 12,6 per cento delle preferenze (è stata la terza formazione più votata) e ha restituito alla sinistra una rappresentanza parlamentare dopo quattro anni d’assenza. Molti commentatori e attivisti di sinistra speravano che quel nuovo gruppo parlamentare avrebbe usato la sua piattaforma per spostare a sinistra il dibattito politico, sfidando la destra e i centristi liberali che hanno dominato la politica polacca dal 2005. L’Sld ha anche cambiato il suo nome in Nowa Lewica (Nuova sinistra), in previsione di una fusione ufficiale con Wiosna.
In realtà il risultato elettorale di Lewica del 2019 è stato sostanzialmente in linea con l’11,2 per cento di voti ottenuti da Sld e Razem insieme nel 2015 (anche se con un’affluenza molto più bassa). Inoltre la speranza che quelle elezioni rappresentassero un punto di svolta sono tramontate presto: alle elezioni presidenziali del giugno-luglio 2020 Biedroń, il candidato scelto dalla coalizione, è finito sesto con appena il 2,2 per cento dei voti. Non dava quella sensazione di “novità” che invece trasmetteva Szymon Hołownia, un presentatore televisivo di orientamento centrista che si candidava come indipendente, arrivato terzo con il 13,9 per cento dei voti.
Ma Lewica ha ricevuto una nuova spinta dalla pubblicazione, nel febbraio 2021, di un sondaggio secondo cui il numero di polacchi tra i 18 e i 24 anni che si considera di sinistra sarebbe quasi raddoppiato, passando dal 17 per cento del 2018 al 30 per cento del 2020. Dal crollo del comunismo non era mai successo che tante persone si definissero progressiste. Il sondaggio mostrava anche che per la prima volta in vent’anni i giovani che si considerano di sinistra sono più di quelli che si collocano a destra (27 per cento) o al centro (23 per cento). Se si tiene conto dell’intero elettorato, solo il 20 per cento si considera di sinistra, contro il 37 per cento che si dice di destra.
Le proteste in difesa dell’aborto sono state tra le più partecipate dal 1989 e hanno coinvolto settori diversi della società polacca
Questi dati sono arrivati sulla scia delle grandi manifestazioni organizzate nell’ottobre 2020, quando la corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale l’aborto in caso di malformazioni del feto. La Polonia aveva già una delle leggi più restrittive d’Europa sul tema, e la decisione del tribunale limitava ulteriormente il diritto all’interruzione di gravidanza, rendendolo legale solo nei casi in cui la salute della madre è in pericolo o se la gravidanza è il risultato d’incesto o di stupro. Dato che la maggioranza di aborti legali praticati in Polonia nel 2020 era il risultato di malformazioni del feto, quella sentenza equivaleva di fatto a un divieto quasi totale.
Le proteste in difesa dell’aborto sono state tra le più partecipate dal 1989 e hanno coinvolto settori diversi della società polacca, fino a estendersi oltre i centri urbani progressisti, comprese le città di piccola o media dimensione che costituiscono il bastione elettorale del Pis. Da un sondaggio del novembre 2020 (in realtà basato su un campione ridotto) emerge che il 28 per cento dei giovani polacchi ha dichiarato di aver partecipato alle manifestazioni, rispetto all’8 per cento di tutti gli intervistati. È un dato che contrasta con le precedenti manifestazioni organizzate dal Comitato di difesa della democrazia (Kod), per protestare contro le politiche antidemocratiche del Pis. Quelle dimostrazioni avevano coinvolto soprattutto persone di mezza età o anziani. Molti giovani polacchi sono stati indubbiamente attirati dall’atmosfera festosa delle proteste, in un’epoca in cui le interazioni sociali erano pesantemente limitate dalle misure contro il covid-19. Ma alcuni commentatori hanno sostenuto che si è trattato anche di un’esperienza politica formativa per chi ha partecipato.
Contro i boomer
Nel febbraio 2021 Lewica ha cercato di incanalare quest’energia politica organizzando un incontro tra giovani attivisti con lo slogan “Il futuro è adesso”. Durante l’evento sono state presentate alcune proposte pensate per gli elettori più giovani, tra cui una modifica della legge sull’aborto, la riduzione dell’influenza della chiesa cattolica nella vita pubblica e maggiori sostegni economici ai giovani. Tuttavia, l’apparente mobilitazione politica dei polacchi (soprattutto giovani) durante le proteste in difesa del diritto all’aborto non sembra aver fatto guadagnare consensi a Lewica, almeno secondo i sondaggi che la stimano intorno al 9 per cento, meno dei voti raccolti alle elezioni del 2019. Il principale beneficiario delle proteste del 2020 sembra essere Polska 2050 (Polonia 2050), il partito appena formato da Hołownia, che attualmente gode di un sostegno medio del 20 per cento.
Cosa vogliono dire quindi i giovani polacchi quando dicono d’identificarsi con la sinistra? Nella politica nazionale i termini “sinistra” e “destra” si riferiscono ad atteggiamenti nei confronti di questioni morali e culturali più che a politiche socioeconomiche. I sondaggi suggeriscono che i giovani polacchi stanno diventando più progressisti su temi come aborto e riconoscimento delle relazioni omosessuali. Le proteste sembrano anche aver accelerato una tendenza di lungo corso che vede i giovani polacchi più laici e meno legati all’influente chiesa cattolica. Vista la sua opposizione a ogni forma di interruzione di gravidanza, la chiesa è stata uno dei principali bersagli delle proteste. Durante le manifestazioni sono comparse scritte anticlericali e a favore dell’aborto sui muri delle chiese, e alcuni dimostranti hanno interrotto le funzioni religiose. Questa rottura di tabù culturali del passato – prendendo di mira un’istituzione che era, per molti polacchi, un pilastro fondamentale della nazione e della società civile – è confermata dal termine dispregiativo con cui i giovani manifestanti descrivono l’approccio alla politica e alle fonti d’autorità morale delle vecchie generazioni: dziaders (simile a boomer).
Il problema per Lewica è che in Polonia gli elettori meno ricchi e favorevoli a politiche economiche redistributive e di sinistra, che dovrebbero essere la loro base naturale di sostegno, tendono a essere più vecchi e più conservatori sui temi sociali, e quindi tendono a votare per partiti come il Pis. Questi partiti sono di destra su questioni morali e culturali, ma sono favorevoli allo stato sociale e a un maggiore intervento statale nell’economia. Allo stesso tempo il genere di progressisti sociali più giovani e più benestanti, che in Europa occidentale tenderebbero naturalmente verso i partiti di sinistra, in Polonia sono spesso piuttosto liberisti in economia.
I giovani polacchi sono anche un gruppo di elettori su cui è difficile costruire una strategia politica. Anche se la loro affluenza è cresciuta alle ultime elezioni – indice anche di una maggiore polarizzazione politica – rimangono difficili da mobilitare. Inoltre tendono a cambiare la loro appartenenza politica molto rapidamente. Nelle precedenti elezioni hanno spesso votato per ogni tipo di partito di protesta nato dopo il 1989. Il fatto che molti di loro oggi associno il partito al potere con l’establishment politico è senza dubbio uno dei motivi per cui il Pis ha preso i voti di molti giovani nel 2015 ma li ha persi negli anni seguenti.
Inoltre i giovani polacchi non sono politicamente omogenei e, secondo i sondaggi, la svolta a sinistra è stata accompagnata da una crescita dell’identificazione con la destra (e un allontanamento dal “centro”) in questo stesso gruppo d’età. Inoltre si rivela un importante divario di genere. Le donne più giovani, soprattutto quelle che vivono nei centri urbani più grandi, hanno opinioni più progressiste e moltissime s’identificano con la sinistra. Al contrario gli uomini più giovani, soprattutto quelli che vivono in città più piccole e in aree rurali, esprimono opinioni più conservatrici e tendono a identificarsi di più con la destra (spesso radicale).
Definendosi di sinistra, i giovani polacchi segnalano forse la loro più ampia, anche se per certi versi poco definita, ostilità nei confronti del partito al potere. Al di là delle difficoltà di costruire una strategia elettorale sulla mobilitazione dei giovani elettori, il principale problema della sinistra polacca è che non riesce a creare una proposta specifica e attrattiva in un momento in cui la politica è polarizzata in funzione dell’atteggiamento verso il Pis. Finché la situazione rimarrà questa, molti potenziali elettori di sinistra – tra cui i giovani che si considerano di sinistra – “presteranno” il loro sostegno a tutti quei partiti che sembreranno avere più possibilità di sconfiggere quello al potere.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è uscito su Transitions Online.
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