Perché la Tesla ha smesso di crescere
Il 19 aprile, per la prima volta in più di un anno, il valore di borsa del colosso petrolifero Exxon Mobil ha superato quello della Tesla, scrive Bloomberg. Da tempo la casa automobilistica registra un forte rallentamento delle vendite dei suoi veicoli elettrici: nel primo trimestre del 2024 sono diminuite del 9 per cento, il calo più vistoso dal 2012, mentre gli utili sono scesi addirittura del 55 per cento. Dall’inizio dell’anno, inoltre, la Tesla ha perso in borsa il 40 per cento del suo valore (il peggior risultato tra le cinquecento principali aziende quotate negli Stati Uniti). Per di più l’azienda ha anche deciso di licenziare il 10 per cento dei dipendenti. La produzione di greggio della Exxon, invece, trae vantaggio da una domanda di petrolio sempre più alta ed è tornata a crescere grazie allo sfruttamento dei ricchi giacimenti della Guyana, in Sudamerica, e del bacino permiano, negli Stati Uniti.
Il sorpasso di un’azienda come la Exxon, simbolo di tutto ciò che la transizione ecologica cerca di lasciarsi alle spalle, è un’ulteriore dimostrazione di come il processo di elettrificazione dei mezzi di trasporto, considerato fondamentale nella lotta alla crisi climatica, si stia rivelando molto più difficile del previsto. Tutti i protagonisti dell’industria automobilistica hanno problemi: la Ford, per esempio, ha deciso di rinviare la produzione di suv e camion elettrici, per concentrarsi sull’offerta di modelli ibridi.
Ma il caso della Tesla è quello più clamoroso, sia perché le dimensioni del rallentamento sono impressionanti (nel novembre 2021 il suo valore di borsa era superiore ai mille miliardi di dollari, in crescita del 2.000 per cento in due anni, mentre oggi è sceso a 469 miliardi, poco al di sotto dei 475 miliardi della Exxon) sia perché l’azienda fondata da Elon Musk è il simbolo dell’auto elettrica, è stata la prima costruttrice in grado di dimostrare che la svolta non era un’utopia. In fondo si deve alla Tesla se, nonostante tutto, alla fine del 2023 in ben 31 paesi le vendite di auto elettriche costituivano almeno il 5 per cento del totale, una quota che secondo gli esperti indica la soglia dell’adozione di massa di una tecnologia (alla fine del 2022 i paesi erano 19).
Come mai la Tesla ha smesso di realizzare gli straordinari risultati a cui aveva abituato tutti negli ultimi anni? Per la prima volta gli investitori non si chiedono più se l’azienda “sarà in grado di produrre abbastanza veicoli, ma se le persone li compreranno”, scrive il Wall Street Journal. Le cause che indeboliscono la fiducia nel presente e soprattutto nel futuro dell’azienda sono varie, osserva il quotidiano statunitense: l’entusiasmo degli automobilisti per i veicoli elettrici sembra essersi raffreddato; la Tesla non riesce a proporre da un lato modelli innovativi e dall’altro vetture a prezzi accessibili al grande pubblico; molti progetti avveniristici di Musk (soprattutto i veicoli a guida autonoma) faticano a concretizzarsi.
Ma probabilmente il fattore che ha influito di più è la concorrenza cinese, che da tempo ha accelerato la produzione e si sta lentamente imponendo su tutti i mercati con modelli tecnologicamente avanzati e dai prezzi accessibili. Nel 2023 la Byd, il principale marchio di auto elettriche del paese asiatico, ha scalzato la Tesla nel ruolo di leader mondiale per volume di vendite. Tutto questo ha scatenato una feroce gara al ribasso dei prezzi. L’azienda statunitense ha cominciato già nel 2022 riducendo di 3.750 dollari il prezzo dei suoi modelli negli Stati Uniti; poi di 7.500 dollari più diecimila miglia di ricarica gratuita della batteria. Nel gennaio del 2023 i prezzi hanno subìto in alcuni casi sconti del 20 per cento. Queste misure, spiega il Wall Street Journal, hanno rafforzato le vendite solo per un periodo limitato: “Nei primi sei mesi del 2023 i prezzi della Tesla sono scesi in media del 12 per cento in tutto il mondo e le vendite sono salite del 19 per cento. Ma nella seconda metà dell’anno, anche se l’azienda ha continuato ad applicare sconti e a offrire incentivi, il ritmo di crescita delle vendite è sceso al 3 per cento”.
Il 23 aprile, alla presentazione dei risultati del primo trimestre del 2024, Musk ha cercato di rassicurare gli investitori, sostenendo che la Tesla lancerà presto nuovi modelli e, soprattutto, che nel 2025 arriveranno finalmente veicoli con prezzi più accessibili. In borsa il titolo ha subito guadagnato il 13 per cento, ma a molti osservatori le parole dell’amministratore delegato sono sembrate un impegno piuttosto vago, a cui tra l’altro non sarà facile tenere fede. Nei prossimi mesi quindi potrebbe continuare il riassestamento della Tesla verso valori più vicini alla realtà. Un’evoluzione del tutto naturale per un’azienda pioniera che viene valutata non solo in base ai suoi risultati ma soprattutto per il potenziale dirompente della sua tecnologia.
Per certi versi si sta avverando quello che aveva previsto nel 2015 Sergio Marchionne, il manager scomparso nel 2018 e all’epoca amministratore delegato della Fiat Chrysler: “Penso che Musk stia facendo un gran lavoro”, disse Marchionne. “Vi dico solo una cosa: non c’è un’azienda automobilistica al mondo nella top 7, e includo anche me in questo gruppo, che non avrebbe potuto fare quello che ha fatto Musk. Il problema è che non l’abbiamo fatto. Ora potrei elencarvi una serie di motivi per cui non l’abbiamo fatto bene come lui, Musk ha fatto un lavoro straordinario. Secondo me, la sua valutazione è fuori scala. A meno che non pensiate che abbia un asso nella manica, credo che il suo vantaggio competitivo con il tempo sarà eroso. Se si guarda nel lungo periodo alla sostenibilità e alla stabilità dei profitti, io non la vedo”.
Questo testo è tratto dalla newsletter Economica.
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