Nel 2024 l’India aggiungerà 15,4 gigawatt di potenza alla sua produzione attuale di energia elettrica generata dal carbone, la quantità più alta degli ultimi nove anni, scrive Bloomberg. La straordinaria crescita economica di un paese abitato da 1,4 miliardi di persone, unita alle alte temperature registrate in questo periodo, sta producendo un’enorme domanda che per New Delhi sarebbe impossibile soddisfare in breve tempo potenziando solo l’uso delle fonti rinnovabili.

Il carbone garantisce ancora tre quarti dell’elettricità indiana e, secondo il governo, è destinato a restare la principale fonte energetica del paese almeno per un altro decennio. Questo nonostante sia la più inquinante e nonostante l’India negli ultimi dieci anni abbia aumentato di cento e più gigawatt la produzione di energia dalle rinnovabili. L’espansione dell’energia pulita è frenata dalla discontinuità che ne caratterizza la produzione. Questo fattore ha rafforzato a New Delhi l’idea che non si possano abbandonare in tempi relativamente brevi le fonti fossili: il governo ha intenzione di aggiungere novanta gigawatt di potenza alimentata dal carbone entro il 2032.

Da anni il paese asiatico si sforza di rendere più affidabile la sua produzione di energia elettrica. Nell’ottobre 2021 il paese è stato colpito da una prima grave ondata di blackout, proprio mentre cercava di uscire dalla pandemia di covid-19. L’anno dopo il problema si è ripresentato a causa di una domanda che non smetteva di crescere. E nell’agosto 2023 lo stato del Maharashtra, uno dei più industrializzati, ha registrato un deficit dell’offerta pari al 10 per cento della domanda. A quel punto New Delhi ha deciso di accantonare l’idea di chiudere le centrali elettriche alimentate a carbone e, anzi, si è impegnata ad aumentarne la potenza.

L’India non è l’unico paese a seguire questa direzione. In Vietnam il governo dopo mesi di ripensamenti ha deciso di mandare avanti la costruzione di una nuova centrale elettrica a carbone. L’impianto, che costerà 2,7 miliardi di dollari, dovrebbe generare una potenza di 2,1 gigawatt nella provincia meridionale di Hau Giang. Il progetto fa progressi dopo che, più di un anno fa, il governo di Hanoi aveva firmato la Just energy transition partnership, un accordo con alcuni paesi ricchi pronti a mettere a disposizione quindici miliardi di dollari per facilitare l’uscita dal carbone. Ora la costruzione della centrale potrebbe rappresentare una violazione dell’accordo.

L’aumento nella produzione e nel consumo di carbone è confermato dall’ultima edizione 2024 della Statistical review of world energy, un’analisi dei dati del 2023 dei mercati energetici mondiali realizzata dall’Energy institute. L’anno scorso la produzione globale di carbone ha raggiunto il livello più alto di sempre: 179 exajoule (1 joule esprime l’energia usata per imprimere a una massa di un chilogrammo una forza di un newton, cioè di un metro un’accelerazione di un metro la secondo quadrato). L’80 per cento è arrivato dalla regione dell’Asia Pacifico. Quattro paesi – l’Australia, la Cina, l’India e l’Indonesia – rappresentano il 97 per cento della produzione dell’area. La sola Cina è responsabile di metà del carbone estratto nel mondo. Il Nordamerica, l’America centrale, il Sudamerica, l’Europa e gli stati indipendenti del Commonwealth hanno registrato un calo rispetto al 2022.

Il consumo globale di carbone ha superato la soglia dei 164 exajoule per la prima volta nella storia, registrando un aumento dell’1,6 per cento rispetto al 2022 (sette volte di più rispetto al tasso medio di crescita dei dieci anni precedenti). La Cina resta di gran lunga il paese che consuma più carbone (56 per cento del totale mondiale), ma nel 2023 l’India ne ha impiegato una quantità pari ai consumi dell’Europa e del Nordamerica messi insieme, che in ciascuna della sue aree sono scesi sotto i dieci exajoule, il livello più basso al 1965.

Questo testo è tratto dalla newsletter Economica.

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