Negli ultimi anni, tra la pandemia di covid-19 e le conseguenze della Brexit, l’economia britannica non ha vissuto momenti felici.

In passato la bassa partecipazione dei giovani al mercato del lavoro era sempre stata legata all’alto tasso di disoccupazione, com’era successo per esempio subito dopo la grande crisi finanziaria del 2008. Oggi nel Regno Unito la disoccupazione è intorno al 4 per cento, eppure tra dicembre 2023 e febbraio 2024 il tasso di inattività tra le persone con età compresa tra i 18 e i 24 anni ha superato il 35 per cento, la soglia più alta dal 1992, da quando cioè questo tipo di dati viene misurato.

Degli 872mila giovani tra i 16 e i 24 anni che risultano inattivi ben 240.700 soffrono di malattie a lungo termine, il 28 per cento in più rispetto al 2022. Ma mentre nelle fasce d’età più adulte si soffre per lo più di malanni fisici, tra i giovani prevalgono i problemi di salute mentale. Un ulteriore 11 per cento, inoltre, soffre di disturbi dell’apprendimento o dello spettro autistico. Questa tendenza coincide con un aumento di giovani che ricevono sussidi per motivi di salute: a luglio il numero di persone tra i 16 e i 24 anni che ne fatto richiesta – nella maggior parte dei casi per ansia, depressione o autismo – è cresciuto del 24 per cento rispetto allo stesso mese del 2023.

La maggioranza non ha un livello d’istruzione superiore, un fattore che complica ulteriormente le prospettive economiche di una fascia di popolazione già colpita duramente dalla crisi e alle prese con un mercato del lavoro che ha barriere d’ingresso sempre più alte. “Negli ultimi mesi”, fa notare il Financial Times, “le offerte di lavoro per i laureati sono state più numerose di quelle destinate a chi possiede un semplice diploma. La situazione vede avvantaggiate le giovani donne, che dalla fine della pandemia concludono gli studi con più regolarità rispetto ai coetanei maschi”.

Il governo laburista di Keir Starmer considera il problema inaccettabile e urgente. La ministra del lavoro Liz Kendall sta studiando nuovi incentivi per spingere i giovani a studiare e frequentare corsi d’aggiornamento. Ancora oggi, scrive la Bbc, il Regno Unito ha più persone in età da lavoro inattive che nel 2019, cioè prima della pandemia di covid-19. Starmer sa bene che è una questione delicata, soprattutto dal punto di vista sociale. Inoltre, “meno forza lavoro disponibile vuol dire meno tasse pagate per finanziare servizi essenziali come la sanità e più spese per l’assistenza sociale”.

L’Office for budget responsibility, un istituto indipendente che fornisce analisi sulle finanze statali, stima che la spesa pubblica per l’universal credit, un sistema di sussidi statali e assistenza sociale, nel 2023 è costato 80,9 miliardi di sterline (96,7 miliardi di euro) ed è andato a beneficio di sette milioni di cittadini.

Questo testo è tratto dalla newsletter Economica.

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