C’è una certezza, tra le tante incognite in vista delle elezioni di novembre: la spunterà il candidato che riuscirà a convincere il maggior numero di elettori scontenti. Sia Trump sia Biden sono molto impopolari, e alcune dinamiche consolidate della politica statunitense alimentano le loro debolezze. In un sistema dominato da due grandi partiti, la forte polarizzazione porta la maggioranza degli elettori a schierarsi da una parte o dall’altra in modo automatico, ma allo stesso tempo alimenta l’insoddisfazione di tanti che non si riconoscono in nessuna proposta, e che in un contesto di stallo possono decidere un’elezione incerta. I motivi dell’insoddisfazione possono essere vari, ma senza dubbio tante persone sono infastidite proprio da quella radicalizzazione.

Non è una novità che i candidati alla presidenza puntino a conquistare gli elettori moderati e indipendenti, ma stavolta potrebbero fare molta più fatica.

Nel caso di Trump è facile capire perché. A ogni elezione si sposta su posizioni più estreme, trascinandosi dietro un pezzo sempre più grande della base repubblicana. Lo spostamento a destra nel 2020 gli ha fatto perdere il sostegno di molti elettori conservatori, in particolare delle donne, e di conseguenza la Casa Bianca. Nel 2022 i repubblicani hanno sprecato l’occasione di conquistare la maggioranza al congresso, anche perché Trump aveva imposto candidati radicali e impresentabili in tante circoscrizioni.

Segnali allarmanti per l’ex presidente sono arrivati anche durante le primarie repubblicane di quest’anno. Trump ha vinto con ampi margini in tutti gli stati, ma quasi ovunque è emersa l’insofferenza degli elettori più moderati. In New Hampshire e South Carolina l’ex presidente ha conquistato solo 3 indipendenti su 10. Meno della metà dei repubblicani moderati ha votato per lui in Iowa, New Hampshire e South Carolina. Circa la metà di questi elettori tende anche a pensare che Trump sia troppo radicale per vincere le elezioni generali e che non abbia la stabilità mentale per governare in modo efficace.

Oggi gli sforzi di Trump per recuperare consensi tra i moderati riguardano soprattutto l’aborto, un tema su cui la base repubblicana si è spostata su posizioni inaccettabili per la maggior parte degli statunitensi.

Il comizio che Trump ha tenuto a inizio maggio a Waukesha, in Wisconsin, ha dato una dimostrazione interessante di questo cambiamento. Dopo gli attacchi ai tribunali, le minacce agli avversari e sbruffonate di vario tipo, verso la fine il candidato ha parlato di aborto e ha completamente cambiato tono. Ha chiarito che non vuole introdurre un divieto nazionale all’interruzione di gravidanza, come gli chiedono di fare i suoi elettori più radicali e le tante organizzazioni pro-life che sostengono il partito, e che lascerà invece ai singoli stati la possibilità di decidere su questo tema; una posizione che nella politica statunitense è associata al buonsenso e a un conservatorismo classico. Quello è stato l’unico momento in cui il pubblico è sembrato scontento. Non è detto che questo aggiustamento funzionerà, ma è indicativo che Trump sia deciso a proseguire su quella strada, anche a costo di scontentare la sua base elettorale.

I problemi di Biden con gli elettori moderati finora sono stati oscurati dal dibattito nato di recente a sinistra intorno alla guerra nella Striscia di Gaza e alle proteste nei campus universitari. Si è parlato molto della possibilità che il presidente possa perdere il sostegno dell’ala più progressista dell’elettorato democratico a causa della sua gestione della crisi in Medio Oriente.

In realtà l’emorragia di consensi che ha portato Biden in svantaggio in alcuni degli stati che decideranno le elezioni sembra essere cominciata altrove. Secondo un sondaggio recente del New York Times, rispetto al 2020 Biden sta perdendo solo il 2 per cento degli elettori “molto di sinistra”, ma sta perdendo il 16 per cento di quelli che si definiscono moderati o conservatori. Nella sua lunga carriera politica Biden ha sempre pensato che per vincere bisognasse posizionarsi al centro. È così che ha sconfitto Bernie Sanders alle primarie del Partito democratico del 2020, ma dopo aver conquistato la Casa Bianca ha accolto la sinistra nella sua amministrazione, facendo proprie molte proposte progressiste, per esempio quelle per affrontare la crisi climatica, promuovere la giustizia sociale e cancellare i debiti studenteschi.

Quella svolta gli ha permesso di tenere insieme le varie anime del partito e di realizzare provvedimenti importanti. Ma è possibile, sostiene Ezra Klein, che facendolo abbia perso la capacità di parlare a un elettorato ampio. Questo elemento, insieme ai dubbi sulla sua capacità di governare a 81 anni, possono spiegare la perdita di consensi del presidente rispetto a quattro anni fa. Bisogna anche considerare che alcune delle politiche volute dall’amministrazione Biden non sono particolarmente popolari, in particolare quelle legate alla transizione energetica.

Il 59 per cento degli statunitensi è contrario alle regole per espandere la quota di mercato delle auto elettriche (secondo i piani, entro il 2032 il 50 per cento dei veicoli dovrebbero essere ibridi o elettrici). Le auto elettriche sono il nuovo grande nemico della destra populista (in Italia è stato Matteo Salvini a intestarsi questa battaglia) e Trump sta cercando di spaventare gli elettori del Michigan, uno stato dove le questioni legate al settore automobilistico possono spostare molti voti, sostenendo che le auto elettriche “uccideranno” l’industria automobilistica americana.

Questa dinamica si sovrappone in parte con un’altro dato che preoccupa molto Biden: la perdita di consensi tra gli afroamericani. Secondo i sondaggi, la grande maggioranza dei neri voterà per il candidato democratico, ma con numeri meno netti che in passato: Biden è sostenuto dal 77 per cento degli afroamericani, il dieci per cento in meno rispetto a quattro anni fa, mentre Trump passa dal 12 al 18 per cento e sembra guadagnare ancora. L’orientamento politico degli afroamericani cambia in base all’età – i giovani sono più progressisti, gli anziani più conservatori – ma in generale tendono a essere più moderati rispetto ad altri gruppi che compongono la base elettorale democratica, e storicamente hanno usato il loro enorme peso politico per tenere il partito ancorato al centro.

In una delle prossime newsletter approfondiremo i motivi del calo di consenso di Biden tra gli afroamericani, intanto è interessante provare a capire cosa stanno facendo i democratici per cercare di recuperare consensi al centro.

La loro strategia consiste principalmente nel presentare le elezioni come una scelta tra la stabilità democratica e il rischio di una deriva autoritaria. “A novembre bisogna decidere se la democrazia è ancora la causa sacra dell’America”, ha detto Biden a gennaio, lanciando ufficialmente la sua candidatura per un secondo mandato. I democratici sperano che questo discorso cominci a fare presa con l’avvicinarsi del voto, ma al momento non sembra funzionare. In campagna elettorale gli appelli a difendere la democrazia possono suonare astratti e generici, mentre le persone tendono a concentrarsi su cose che le riguardano da vicino. Secondo il sondaggio del New York Times, i temi che influiranno di più sul voto saranno l’economia (per il 21 per cento degli statunitensi), l’immigrazione (12 per cento) e l’aborto (11 per cento). Dovrebbero influire poco la guerra nella Striscia di Gaza (2 per cento) e la criminalità (meno dell’1 per cento).

Secondo Klein, i democratici dovrebbero ridefinire il loro messaggio su Trump partendo da elementi più concreti, ricordando agli elettori che il candidato repubblicano ha già governato e lo ha fatto in modo “crudele, stupido e corrotto. Ha abbassato le tasse ai ricchi e ha cercato di tagliare l’assistenza sanitaria ai poveri. Ha tagliato i fondi per la polizia prima di un’ondata di criminalità e prima della diffusione del coronavirus ha smantellato l’unità del Consiglio per la sicurezza nazionale che si occupava della preparazione alle pandemie. Suo genero, Jared Kushner, ha preso due miliardi di dollari dall’Arabia Saudita per finanziare la sua società d’investimento. Di recente Trump ha chiesto un miliardo di dollari alle compagnie petrolifere per la campagna elettorale, promettendo un trattamento di favore in caso di vittoria”.

Questo testo è tratto dalla newsletter Americana.

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