Gioite, consumatori di musica: stiamo entrando in un’epoca d’oro. I servizi di streaming permettono alle persone di ascoltare una quantità di musica mai vista prima, in modo immediato, con abbonamenti mensili che costano meno di quanto costava un cd 15 anni fa. È difficile non definirlo un ottimo affare.
Dal punto di vista di un musicista, però, le cose sono meno rosee. Con tutta questa musica disponibile a poco prezzo, gli artisti si trovano in un mercato più competitivo di prima. Inoltre guadagnano molto meno con lo streaming rispetto ai tempi d’oro degli album o a quelli già meno esaltanti dei download digitali.
L’iperdisponibilità della musica ha cambiato il comportamento degli ascoltatori. Il consumatore medio non rimane più fedele al suo gruppo preferito: la maggior parte delle persone che usano i servizi di streaming hanno decine, centinaia o persino migliaia di artisti nella loro collezione.
“C’è un grande cambiamento nelle aspettative dei fan”, dichiara Straith Schreder, responsabile del dipartimento creativo dell’azienda di file sharing BitTorrent. “Quello per cui abbiamo lavorato per anni non funziona più. C’è bisogno di sperimentare”. Molti artisti stanno sperimentando modalità e contenuti delle loro produzioni, ma i più intelligenti stanno anche cambiando il loro modo di rivolgersi al pubblico.
Amici, non fan
Nella maggior parte dei concerti dal vivo, è buona educazione che i musicisti pronuncino sempre le stesse frasi: “Grazie mille” e “Non ce l’avremmo mai fatta senza di voi”.
Questo oggi è più vero che mai. Nell’era digitale, i nuovi musicisti devono avere una numerosa e fedele fanbase, un gruppo di persone che non è mosso solo da passione, ma che ha con loro una vera affinità. Ecco perché molti musicisti, anche quelli che hanno già sfondato, coltivano una presenza sui social network come Instagram e Snapchat, spingendosi fino a chiedere i contatti degli ascoltatori.
“Adesso ascolti una cosa e hai la sensazione di essere finito in un vicolo cieco”, dice Ethan Diamond, amministratore delegato del negozio online di musica Bandcamp. “Cosa farai dopo? Come si diventa fan e non solo ascoltatori passivi?”.
Anche se arrivare in un vicolo cieco è stato a lungo il modo in cui ha funzionato la musica pop – è difficile immaginare i Rolling Stones che vanno a caccia degli indirizzi dei fan – piattaforme come BitTorrent e Bandcamp stanno offrendo una soluzione a questo problema: degli spazi in cui artisti e fan possono interagire in modo diretto.
Su BitTorrent, i musicisti possono mandare email ai loro ascoltatori con notizie e aggiornamenti. Bandcamp ha una funzione simile, che consente agli artisti di mandare ringraziamenti individualizzati o altri messaggi alle persone che comprano la loro musica. Entrambi forniscono inoltre agli artisti dati statistici dettagliati sui loro clienti (le aziende musicali più grandi, come Apple e Spotify, sono molto meno disponibili a rendere disponibili questi dati).
“Gli artisti su Bandcamp sono inseriti tutti in generi diversi, ma sono uniti da un filo comune: stanno sempre a trafficare su internet”, dice Diamond. In altre parole, gli artisti non hanno altra scelta se non quella di sacrificare il proprio alone di mistero a vantaggio di una relazione intima con i loro ascoltatori.
Il fascino elusivo della rockstar è morto
Molte delle principali popstar di oggi - Taylor Swift, Kanye West, Lady Gaga - hanno ingigantito la loro presenza su internet. Inondano in continuazione il web con riflessioni personali, selfie e foto di gruppo. Persino i Radiohead, noti per i loro rapporti contraddittori con internet, sanno benissimo come fare colpo online.
“Oggi ci sono pochissimi artisti che possono permettersi di essere pensierosi e distaccati”, dice Diamond, che fa inoltre notare come la maggior parte dei musicisti che incontra abbia fame di qualsiasi dato su cui è possibile mettere le mani. In un mondo in cui lo streaming digitale ha frammentato il rapporto tra l’artista e i suoi fan, gli artisti hanno voglia di riprendere il controllo.
Per alcuni questo significa intraprendere iniziative particolari. Ryan Leslie, rapper e produttore, sta lavorando a una app chiamata SuperPhone, che permette ai musicisti (ma in realtà a chiunque) di contattare gruppi particolari di persone. Per esempio, una band potrebbe promuovere l’uscita di un nuovo album alla sua fanbase di milioni di persone e poi accontentare i fan più affezionati con un concerto in un piccolo locale. Ogni messaggio arriva ai fan sotto forma di messaggio personale.
“I fan club e le mailing list fanno tanto anni 2000”, dice Leslie. “La musica è pronta ai programmi di fidelizzazione”.
Startup come SuperPhone devono affrontare una concorrenza spietata in questo ambito, nel momento in cui l’industria musicale mainstream inizia a risollevarsi. Al festival internazionale della creatività Leoni di Cannes, l’amministratore delegato di Spotify Daniel Ek ha fatto cenno ad alcuni aggiornamenti del servizio che potrebbero mettere in connessione i musicisti con gli ascoltatori.
Questa nuova quotidianità potrebbe essere difficile per alcuni artisti, soprattutto per quelli che desiderano mantenere la loro privacy e per chi si sente a disagio con l’autopromozione spudorata. Secondo gli esperti del settore però gli artisti che non mostrano ai loro ascoltatori un’attenzione particolare non hanno molte possibilità di successo. Dopotutto, se Paul McCartney decide di rispondere personalmente alle email dei fan, i novellini della musica indie possono fare un tentativo.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
Questo articolo è uscito su Quartz.
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