Sapevamo già che l’estate del 2023 è stata la più calda degli ultimi 170 anni. Per stabilirlo è bastato confrontare le temperature rilevate con gli archivi delle misurazioni precedenti, che risalgono all’incirca fino al 1850. Ma uno studio pubblicato su Nature sostiene che sia stata la più calda da almeno duemila anni.
Dato che prima dell’era industriale non esistevano stazioni di rilevamento meteorologico, gli autori hanno dovuto ricorrere a un registro naturale: gli anelli di accrescimento degli alberi, la cui distanza è influenzata da variabili ambientali come la temperatura e l’umidità.
Diversi gruppi di ricerca hanno confrontato circa diecimila campioni prelevati da alberi vivi e morti e da archivi storici, provenienti da diverse regioni dell’emisfero settentrionale comprese fra 30 e 90 gradi di latitudine.
La loro conclusione è che la temperatura tra giugno e la fine di agosto del 2023 è stata superiore di 2,2 gradi rispetto alla media degli anni tra l’1 dopo Cristo e il 1890, e di 1,19 gradi rispetto all’estate più calda di quel periodo, quella del 246.
Gli autori dello studio hanno anche rilevato che la temperatura media delle estati di quell’epoca è stata significativamente più bassa rispetto a quella degli anni tra il 1850 e il 1900, il cosiddetto “periodo preindustriale” usato come base di confronto per il cambiamento climatico.
Questa discrepanza, giù suggerita da altri studi recenti, potrebbe significare che la temperatura “normale” della Terra è più bassa di quanto stimato, e che quindi il riscaldamento degli ultimi anni è stato ancora più grande. Ma potrebbe anche essere dovuta a fattori episodici come le eruzioni vulcaniche.
Inoltre alcuni scienziati mettono in discussione la validità delle stime basate sugli anelli di accrescimento, sostenendo che la loro accuratezza non può essere confrontata con quella delle misurazioni dirette.
Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta.
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