Mentre guardiamo con preoccupazione all’inizio del 2022, tra concerti cancellati e incertezze, è arrivato il momento di fare il bilancio dell’anno che sta finendo per la musica italiana. È stata un’ottima annata, soprattutto se confrontata al 2020, quando la pandemia aveva praticamente bloccato la discografia. Stavolta di album, per fortuna, ne sono usciti, e anche di ottima qualità. Ecco la lista dei migliori.

10. Flop, Salmo
Il pezzo più bello di Flop, il “disco peggiore” (sono parole sue) di Salmo, è A dio, un brano guidato da una chitarra resofonicain stile blues anni quaranta. Ma c’è anche Ghigliottina, che ha forse il testo migliore dell’album (“Lo sai chi mi fa paura? Le farmacie / Somigliano alle chiese, hanno cambiato il nome / In fila come se fosse la prima comunione”) ed è arricchita dalla presenza di Noyz Narcos. In La chiave invece Salmo fa il cantante, prendendosi il ritornello e lasciando le strofe a Marracash. Flop funziona, scorre bene, anche se a volte più grazie alla qualità degli arrangiamenti che non a quella della scrittura. Ma va bene lo stesso, non gli si può chiedere di rifare sempre Midnite e The island chainsaw massacre.

9. How to leave your body, Not Waving
C’è un italiano che vive a Londra, si chiama Alessio Natalizia, fa elettronica (anche se definirla solo così è un po’ riduttivo) e collabora con Mark Lanegan e Jim O’Rourke. Il suo nome d’arte è Not waving, è attivo da anni e nel 2021 ha prodotto due album splendidi, How to leave your body e What is normal today?, soprattutto il primo. E perché non ho scritto niente su di lui? Non lo so, ma inserirlo in questa classifica è il mio modo per scusarmi.

8. Volevo fare la rockstar, Carmen Consoli
Già dalla copertina, il nono album di Carmen Consoli si annuncia come un viaggio nei ricordi della cantautrice, un’occasione per fare bilanci ma per affrontare anche il presente, come succede nell’Uomo nero e in Mago magone. Certo, c’è anche un po’ di mestiere nel tenere insieme il tutto, ma mica è una colpa. La classe, come viene fuori in Sta succedendo e Una domenica al mare, è sempre lì.

7. Magica musica, Venerus
Venerus è bravo, lo si era già capito dai suoi primi ep usciti negli anni scorsi. E insieme al produttore Mace ha trovato la giusta chiave per stare in bilico tra cantautorato e rnb, diventando la spalla perfetta per tanti rapper italiani e anche un solista credibile. Magica musica è un disco lungo, forse troppo, dal quale mi aspettavo perfino qualcosa di più, soprattutto dal punto di vista dei testi. Ma se si mettono in fila i pezzi belli presenti nell’album viene da pensare: ad avercene. Venerus sa scrivere i ritornelli (Fuori, fuori, fuori…, Ck) e in questo album ha inserito anche il più bel brano italiano sul lockdown, Canzone per un amico, che aveva pubblicato per la prima volta nella primavera del 2020. E io poi ho un debole per Lucy, inno all’lsd con una melodia da manuale che pesca un po’ dai Beatles un po’ dalla Motown.

6. Discomoneta, Thru Collected
Durante la pandemia a Napoli si è formato un collettivo di artisti visivi e produttori musicali giovanissimi. Si chiamano Thru Collected e hanno fatto un album intitolato Discomoneta che, al netto di qualche perdonabile ingenuità, è un bell’affresco su quello che potrebbe diventare certo pop italiano nei prossimi anni. Tra elettronica, hyperpop e rap, la formula è molto interessante. A tratti, come in Cantautoraverz, sembra di risentire gli Animal Collective. E quando cantano in napoletano, come succede anche in A voc ro padron (citano Franco Battiato? Chi lo sa), sono irresistibili.

5. Solo tutto, Massimo Pericolo
Scialla semper, l’esordio di Massimo Pericolo datato 2019, poteva anche essere un caso. Solo tutto ci ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo, perché ha confermato che in futuro il rap italiano dovrà poggiarsi sulle sue spalle, sulla sua capacità innata di scrivere e raccontare storie (ascoltatevi Bugie e soprattutto Fumo, che ti tiene incollato fino all’ultimo secondo). Un talento purissimo, che è il presente e il futuro della scena.

4. La terza estate dell’amore, Cosmo
Questo disco è anzitutto un atto politico. In un’epoca di distanziamento sociale e dominio dello streaming, Cosmo ha scritto un inno alla socialità alla libertà del corpo e all’indipendenza artistica. La terza estate dell’amore esprime tutto il lato sovversivo, disordinato, sfrontato della sua musica. Contienecanzoni da ballare come Antipop e La musica illegale e altre sognanti, poetiche come Fresca e Vele al vento. Con qualche momento meno esaltante (Fuori, Io ballo), La terza estate dell’amore non è il miglior disco di Cosmo ma sicuramente il più sincero. Ed è un atto necessario, in un periodo come questo.

3. Noi, loro, gli altri, Marracash
Che Marracash fosse il più bravo rapper italiano lo sapevamo. Con Noi, loro, gli altri ci ha fatto un piccolo promemoria di come sa maneggiare le rime. Poi, certo, qualche beat è un po’ troppo telefonato (∞ LOVE e Pagliaccio), ma quando tutto si incastra a dovere non fa prigionieri (Loro, Cosplayer, Dubbi). Forse Persona aveva qualche guizzo in più, ma anche Noi, loro, gli altri, che ne è la controparte più intima e riflessiva, è un disco di alto livello. L’appellativo di “King del rap” tutto sommato gli sta ancora bene.

2. OBE, Mace
Pochi album hanno avuto un impatto così forte sulla scena rap italiana negli ultimi anni. OBE rimastica tutto quello che abbiamo ascoltato, dalla trap all hip hop old school, e ne fa una sintesi inedita, che supera gli steccati tra i generi. Basta ascoltare brani come Ayahuasca, con i suoi suoni esotici e le aperture ambient, o le chitarre blues di Dal tramonto all’alba. Tiene insieme Gué e Venerus, Colapesce e Gemitaiz, tutti al servizio dello stile del produttore di Pioltello. Uno dei difetti del rap italiano è quello di risultare spesso un po’ provinciale, imitativo. Ma con Mace non succede. OBE suona benissimo, è profondo, colorato senza essere pacchiano, sorprendente senza essere pasticciato. E poi contiene il pezzo pop italiano più riuscito del 2021, La canzone nostra: un piccolo capolavoro intergenerazionale ispirato da un brano del compositore giapponese Hiroshi Yoshimura in grado di far commuovere teenager e adulti. OBE ha alzato il livello dell’hip hop italiano.

1. Ira, Iosonouncane
Il terzo album di Iosonouncane è un racconto polifonico di frontiere attraversate, montagne, deserti, prigioni, fiumi e soldati, dove i confini tra i generi musicali e le lingue si confondono. È il suono di “una moltitudine”, come ha dichiarato il suo autore. Ira non è cantato in italiano, ma in una lingua mista che comprende anche inglese, arabo, francese, spagnolo e tedesco, e quindi fa strano che sia al primo posto di questa classifica. Ma nel 2021 nel nostro paese non è uscito niente di paragonabile, niente con questa ambizione e questa ricerca testarda dell’unicità. Ira non è un disco facile da metabolizzare, richiede diversi ascolti, a tratti frustra, sfianca. Non lo si capisce fino in fondo finché non lo si ascolta dal vivo, finché non gli si concede un tempo per l’ascolto che è al di fuori delle nostre abitudini contemporanee, troppo schiacciate sullo streaming e la ripetizione casuale. Ma una volta che si fa breccia nel suo suono rarefatto piano piano emergono le finezze compositive a cavallo tra jazz, ambient e prog rock di pezzi come Hiver e Horizon. Ci si fa ipnotizzare dalle nenie che omaggiano il Maghreb (Foule, Hajar) e si sentono echi del precedente album, Die. Spesso la musica che ti resta più dentro è quella che all’inizio ti fa fare più fatica.

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