×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

L’ipoteca dell’estrema destra sul voto portoghese di giugno

Sostenitori di Chega a Lisbona, 8 marzo 2024. (Violeta Santos Moura, Reuters/Contrasto)

Nell’anno in cui compie mezzo secolo la rivoluzione dei garofani, che restituì al paese la democrazia, i portoghesi hanno eletto in parlamento cinquanta deputati di Chega (Basta), un partito di estrema destra che accoglie nelle sue file molti nostalgici della dittatura di António Salazar. La coincidenza si presta a diverse letture.

La prima è puramente simbolica. Il risultato delle elezioni legislative del 10 marzo 2024 cancella definitivamente la presunta eccezionalità portoghese, secondo cui il paese sarebbe stato immune dall’avanzata dell’estrema destra in Europa e nel mondo. Alla fine, a quanto pare, era solo questione di tempo. Il fenomeno si è presentato anche da noi, semplicemente in leggero ritardo.

I precedenti risultati elettorali di Chega, d’altronde, avevano già inviato segnali chiari. Nell’anno della fondazione, il 2019, in parlamento il partito aveva conquistato un solo seggio, occupato da André Ventura, ex funzionario del Partito socialdemocratico (Psd, centrodestra) e leader storico della formazione di estrema destra. Alle legislative anticipate del 2022 i seggi erano già diventati dodici, mentre lo scorso marzo i parlamentari sono più che quadruplicati.

Anche la fascinazione per la dittatura è diventata più evidente. Durante un congresso organizzato alla fine del 2021, due mesi prima del voto, Ventura ha recuperato un celebre slogan salazarista annunciando che Chega era “il partito di dio, patria, famiglia… e del lavoro”.

Le elezioni legislative di marzo hanno innescato un dibattito nazionale su chi e come dovesse governare. Se Chega ha rafforzato la sua posizione di terza forza politica, conquistata nel 2022, i due maggiori partiti – il Psd e il Ps (centrosinistra) – hanno ottenuto lo stesso numero di seggi: 78 sui 230 totali.

Il Psd si è presentato alle elezioni alleandosi con il partito conservatore Centro democratico sociale (Cds, rimasto fuori dal parlamento alle elezioni precedenti e rientrato quest’anno con due deputati) e con il Partito popolare monarchico (Ppm). Complessivamente l’Alleanza democratica di centrodestra ha ottenuto ottanta deputati e 54mila voti in più del Ps. Nonostante si tratti della vittoria con il minor margine nella storia della democrazia portoghese, il leader del Psd, Luís Montenegro, è stato comunque nominato primo ministro dal presidente della repubblica. E subito dopo il voto, prima ancora dell’annuncio dei risultati finali, il segretario del Ps, Pedro Nuno Santos, ha riconosciuto la sconfitta e ha accettato di ricoprire il ruolo di leader dell’opposizione.

Montenegro è a capo di un governo di minoranza. La maggioranza assoluta, infatti, sarebbe possibile solo includendo Chega, ma in campagna elettorale il presidente del Psd aveva garantito che non ci sarebbe stato alcun accordo con il partito di Ventura. Nel paese già si scommette sulla longevità dell’esecutivo, che con ogni probabilità non completerà i quattro anni di mandato. I portoghesi, dunque, molto probabilmente saranno richiamati alle urne prima del 2028. I partiti di opposizione, a cominciare dal Ps e da Chega, dovranno riflettere attentamente sul momento più opportuno per far cadere Montenegro, perché storicamente chi lo fa tende a essere punito dal voto immediatamente successivo.

Il 7 novembre 2023 António Costa, primo ministro da più di sette anni e uscito dalle elezioni del 2022 con una maggioranza assoluta, si è dimesso dopo che le forze dell’ordine avevano perquisito il suo ufficio e le sedi del ministero dell’ambiente e di quello delle infrastrutture. All’origine dell’intervento della polizia c’era un’indagine per abusi e corruzione nell’ambito di alcuni progetti che riguardavano la costruzione di un centro dati e le attività di estrazione del litio e dell’idrogeno. Consapevole dell’esistenza di un procedimento separato a suo carico alla corte suprema, Costa ha ritenuto che non ci fossero le condizioni per continuare a governare.

Queste dinamiche politiche interne hanno fatto passare in secondo piano il dibattito sulle elezioni europee, che già in circostanze normali non suscitano grande entusiasmo e fanno registrare una scarsa affluenza. La politica estera è rimasta fuori dai programmi elettorali e dai circa trenta dibattiti televisivi a cui hanno partecipato i leader dei partiti che si sono presentati alle legislative di marzo.

A gennaio il centro studi European council on foreign relations ha pronosticato che le forze populiste possano vincere le elezioni in nove dei 27 paesi dell’Unione europea, piazzandosi al secondo o al terzo posto in altri nove. Il Portogallo fa parte di questo secondo gruppo. Quattro seggi al parlamento europeo andrebbero a Chega, che farà parte del gruppo europeo di estrema destra Identità e democrazia (Id). Sull’onda del risultato del voto legislativo non è escluso che il partito di Ventura possa andare oltre i quattro eurodeputati (il Portogallo ne elegge 21) e superare il Ps, il Psd o addirittura entrambi, vincendo a tutti gli effetti le europee.

“È il momento del nazionalpopulismo, che con le ultime elezioni si è affermato anche in Portogallo”, sottolinea Teresa Nogueira Pinto, professoressa di scienze politiche e relazioni internazionali. Eppure, per quanto riguarda il posizionamento in Europa, nel paese non esistono “spaccature politiche” profonde come quelle che emergono altrove. In controtendenza rispetto agli altri partiti del gruppo Id (come l’Alternative für Deutschland in Germania, il Ressemblement National in Francia o la Lega in Italia) in ambito europeo ciò che separa Chega dal Ps o dal Psd non va oltre “qualche divergenza”. In una serie di riunioni di commiato a Bruxelles, Costa ha sottolineato che “diversamente da altri partiti di estrema destra europei, Chega non ha mai fatto campagna elettorale contro l’Ue”. Lo stesso non si può dire per il discorso nazionalista, identitario e contro l’immigrazione del partito di Ventura, chiaramente modellato su quello delle altre forze di estrema destra in Europa.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo fa parte del progetto Voices of Europe 2024, che coinvolge 27 mezzi d’informazione in tutta Europa, coordinati da Voxeurop.

pubblicità