Da oggi, 1 luglio 2020, i cittadini di quattordici paesi extraeuropei potranno entrare in Europa per la prima volta dal 16 marzo 2020, giorno in cui era stata decisa la chiusura delle frontiere esterne dell’Unione per arginare la pandemia di covid-19. Il consiglio dell’Unione europea ha ufficializzato la lista il 30 giugno. È citata anche la Cina, ma con una clausola specifica. Gli altri sono:
- Australia
- Algeria
- Montenegro
- Marocco
- Ruanda
- Tunisia
- Canada
- Giappone
- Nuova Zelanda
- Corea del Sud
- Thailandia
- Serbia
- Georgia
- Uruguay
Il consiglio ha varato una raccomandazione che considera i cittadini di Andorra, Monaco, San Marino e Città del Vaticano residenti dell’Unione.
I requisiti per essere inclusi nella lista
I paesi sono stati inclusi nella lista in base a criteri che tengono conto della situazione epidemiologica interna e delle misure di contenimento del nuovo coronavirus attualmente in vigore nei singoli stati. Nel dettaglio:
- Il numero di nuovi casi negli ultimi quattordici giorni – su centomila abitanti – dev’essere vicino o al di sotto della media dell’Unione europea
- Ci deve essere una tendenza stabile o in diminuzione di nuovi casi negli ultimi quattordici giorni, rispetto ai quattordici precedenti
- Bisogna gestire la situazione attraverso test, tracciamento dei contatti, contenimento, cura e comunicazione
- Le informazioni rilasciate sulla diffusione del virus devono essere affidabili
I paesi esclusi
Tra i principali paesi esclusi dalla lista dell’Unione europea ci sono gli Stati Uniti, la Russia, il Brasile e l’India. In tutti il numero dei contagi è ancora preoccupante e i criteri stabiliti non sono soddisfatti.
L’elenco dei paesi sarà aggiornato ogni due settimane dal consiglio dell’Unione europea, dopo aver consultato la Commissione europea e le agenzie dell’Unione che si occupano del contrasto alla diffusione del nuovo coronavirus. I criteri rimarranno quelli elencati sopra.
Se la situazione di un paese cambierà in maniera drastica, le restrizioni potranno essere reintrodotte o revocate in tutto o in parte.
Il caso della Cina
Un caso a sé è rappresentato dalla Cina, definita “paese che deve confermare la reciprocità dell’apertura”. Significa che l’apertura dei confini dell’Unione ai cinesi è vincolata al fatto che la Cina apra i suoi ai cittadini europei. Questa clausola vale solo per la Cina. Se un altro paese extraeuropeo inserito nella lista dovesse decidere di non aprire i confini ai cittadini europei, l’Unione aprirebbe comunque i suoi ai cittadini di quel paese.
Le eccezioni
Nonostante a tante persone che vivono in paesi extraeuropei sia ancora impedito l’accesso in Europa, ci sono alcune eccezioni. Può varcare i confini dell’Unione chi ne è cittadino ma risiede in un paese extraeuropeo, così come i suoi familiari. A loro si aggiunge chi ha soggiornato in un paese dell’Unione per un lungo periodo. Inoltre, possono farlo i viaggiatori che abbiano esigenze essenziali per muoversi dentro i confini europei.
Anche i paesi associati all’accordo di Schengen – Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera – sono inclusi in questa raccomandazione e possono quindi muoversi dentro i confini europei.
La raccomandazione del consiglio non è uno strumento giuridicamente vincolante. Sono i singoli stati membri a doverla attuare e possono autonomamente decidere come eliminare le restrizioni di viaggio da e per i paesi della lista.
L’Italia ha deciso, con un’ordinanza del ministro della salute Roberto Speranza, di mantenere in vigore la sorveglianza per i cittadini provenienti da paesi terzi. “L’Italia sceglie la linea della prudenza e mantiene in vigore l’isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria per tutti i cittadini provenienti dai paesi extra Schengen. La misura si applica nel nostro Paese anche ai cittadini dei 14 paesi individuati dall’Ue nella ‘lista verde’, da e per i quali ci si può muovere liberamente da domani”, si legge nell’ordinanza firmata dal ministro della salute.
Come scrive Politico, nonostante l’Unione abbia eliminato le limitazioni con alcuni paesi extraeuropei, rimangono restrizioni tra gli stessi stati membri.
I paesi del nord continuano a tenere chiusi i confini con la Svezia. Cipro ha ancora in vigore delle restrizioni nei confronti di alcuni paesi, tra cui Belgio e Italia. La Finlandia è aperta solo ai paesi baltici e nordici. La Danimarca non permette ancora di varcare i suoi confini a svedesi e portoghesi.
Quali stati hanno votato a favore della raccomandazione
La decisione di aprire i confini è stata presa attraverso il voto a maggioranza qualificata (almeno 15 dei 27 stati membri), come spiega Politico. Polonia, Bulgaria, Austria e Portogallo si sono astenuti, mentre Danimarca e Irlanda hanno fatto ricorso all’opt-out, la clausola di esenzione prevista dai trattati europei, cioè la possibilità concessa a uno stato membro di non aderire o aderire successivamente a un accordo. Gli altri paesi hanno votato a favore.
Il Regno Unito
Il Regno Unito non fa parte dell’area Schengen e può decidere autonomamente quali cittadini far entrare. L’accordo di Schengen, firmato nel 1985, ha eliminato progressivamente i controlli alle frontiere interne dell’Unione e ha introdotto la libertà di circolazione per tutti i cittadini dei paesi firmatari, di altri paesi dell’Unione europea e di alcuni paesi extraeuropei. Fino alla fine del periodo di transizione della Brexit, che dovrebbe chiudersi il prossimo 31 dicembre, i cittadini britannici sono considerati cittadini europei e possono spostarsi liberamente all’interno dell’Unione. Gli spostamenti sono tuttavia soggetti a restrizioni, inclusa una quarantena di quattordici giorni prevista da molti paesi. Il Regno Unito renderà ufficiale un proprio elenco di paesi a cui aprirà i confini. I cittadini in arrivo da quei paesi saranno esentati dalla quarantena obbligatoria.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it