Fidel Cano Correa, direttore del Espectador, nel suo ufficio a Bogotá.
Racconta Fidel Cano Correa che quando ha cominciato a lavorare per El Espectador come redattore delle pagine sportive, nel 1987, il direttore del giornale era appena stato assassinato. Era successo poco meno di un anno prima. Guillermo Cano si stava allontanando in macchina dagli uffici della redazione quando due sicari a bordo di una moto lo avvicinarono e lo colpirono con una raffica di mitragliatrice, otto colpi nel petto. Cano aveva 61 anni, di cui 44 passati a lavorare nella redazione dell’Espectador, dove era entrato a 17 anni.
Anche se nessuno è mai stato condannato per l’assassinio, si sa che i due sicari erano uomini di Pablo Escobar. Cano era finito in cima alla lista dei nemici del più grande narcotrafficante della storia perché era stato il primo a chiedersi da dove provenissero i soldi con cui Escobar comprava terreni e aziende a Medellín, finanziava la sua carriera politica e costruiva campi da calcio e interi quartieri per i poveri della città.
Il fatto che i due giornalisti abbiano lo stesso cognome non è una coincidenza. Fidel Cano Correa, l’attuale direttore del giornale, è il nipote di Guillermo Cano. Ed è anche il bisnipote di Fidel Cano Gutierrez, il giornalista che fondò El Espectador il 22 marzo del 1887.
La prima pagina del primo numero del Espectador, uscito il 16 marzo del 1887. Il giornale si definiva “politico, letterario, informativo e industriale”.
In 126 anni di vita del giornale, i reporter dell’Espectador hanno subito minacce, saccheggi, sequestri, torture. Il 25 maggio del 2000 Jineth Bedoya Lima, giornalista del quotidiano, è stata sequestrata davanti al carcere di Modelo – e davanti agli occhi di alcuni poliziotti di pattuglia – dai paramilitari dell’Auc (autodefensas unidas de Colombia) e torturata per alcuni giorni. Il 23 agosto dello stesso anno un gruppo paramilitare chiamato Erc (Ejército rebelde colombiano) ha pubblicato una lista di ventuno colombiani minacciati di morte. Nella lista c’erano anche i nomi di due giornalisti di El Espectador, Alfredo Molano e Arturo Alape. Molano, che aveva scritto del massacro di 130 persone da parte dell’Auc, ha lasciato il paese poco dopo. Lo stesso hanno fatto i redattori Plinio Apuleyo Mendoza e Ignacio Gómez pochi mesi dopo.
Poi ci sono gli episodi di censura. El Espectador è stato chiuso dalle autorità politiche o costretto a interrompere le pubblicazioni almeno sette volte. La prima, nel 1887, dopo l’uscita del primo numero, quando il giornale fu chiuso per 135 giorni. L’8 agosto del 1893 il governatore del dipartimento di Antioquia ordinò la chiusura del giornale fino al 14 marzo 1896, e fece rinchiudere in prigione il direttore Fidel Cano Gutiérrez.
La bomba di Pablo Escobar. Circa cent’anni dopo ci fu l’episodio probabilmente più grave della storia del giornale. Il 2 settembre del 1989, quando Fidel Cano Correa aveva 24 anni, Pablo Escobar cercò di far saltare in aria l’intera redazione. Alle 6.30 di un sabato mattina un furgone con 135 chilogrammi di dinamite a bordo distrusse buona parte degli uffici del giornale, che comunque riprese quasi subito le pubblicazioni.
Quando parla dell’ attentato, o quando racconta il suo arrivo al giornale poco dopo l’assassinio dello zio, Fidel Cano Correa mantiene los stesso tono di voce, la stessa espressione del viso, la stessa calma di quando parla delle attrazioni turistiche di Bogotá, come se quegli eventi fossero solo due notizie in più da inserire nelle pagine del giornale di domani. Immagino che per il direttore di un giornale con una storia del genere – in un paese del genere – un sano distacco dalla realtà sia una caratteristica necessaria.
Il giornale ha sempre mantenuto un atteggiamento indipendente e critico verso le autorità politiche, e questo gli ha permesso di conservare sempre uno zoccolo duro di lettori. Negli ultimi 15 anni la crisi dei giornali si è fatta sentire anche da queste parti, e dal 1997 il principale azionista del gruppo è Julio Mario Santo Domingo, uno dei principali imprenditori del paese. In ogni caso, El Espectador resta il più credibile, e leggibile, quotidiano colombiano.
Nell’ora di colloquio che abbiamo avuto nella redazione del giornale (un open space dove lavora una quarantina di giornalisti divisi tra sezione cartacea e online) abbiamo parlato dei negoziati in corso tra i guerriglieri delle Farc e il governo all’Avana, su cui Cano mostra un moderato ottimismo, del bilancio del presidente Juan Manuel Santos, del probabile – temibile – ritorno di Álvaro Uribe sulla scena politica e del processo di smobilitazione dei gruppi paramilitari. E soprattutto, abbiamo parlato del recente rapporto del Centro per la memoria storica, che ha stimato in 220.000 le vittime del conflitto armato in Colombia negli ultimi cinquant’anni e che rappresenta il maggiore sforzo da parte del governo per fare chiarezza su un periodo di crimini e atrocità spesso commessi dalle stesse forze dello stato. Prossimamente conto di trascrivere l’intervista e di pubblicare il testo completo.
Alessio Marchionna lavora a Internazionale dal 2009. Editor delle pagine delle inchieste, dei ritratti e dell’oroscopo. È su twitter: @alessiomarchio
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