È successo prima del previsto. Invece di attendere il 21 marzo e la decisione dei deputati russi sull’annessione della Crimea, Vladimir Putin ha stretto i tempi risolvendo la questione con un decreto presidenziale. Inoltre, rompendo la tregua con le forze ucraine dislocate ancora nella penisola, il presidente russo ha ordinato l’assalto a una caserma dell’esercito ucraino, che si è concluso con la morte di due persone.

Dopo le blande sanzioni contro la Russia concordate dagli occidentali il 18 marzo, Putin ha voluto far capire che non intende lasciarsi intimidire, che non farà alcun passo indietro e che non accetterà nessun compromesso. Colpo su colpo, occhio per occhio, stiamo assistendo a un’escalation della tensione estremamente pericolosa.

La risposta degli occidentali non si è fatta attendere. Barack Obama ha chiesto la convocazione di un G7 straordinario all’Aja all’inizio della prossima settima, e con un atteggiamento nuovo rispetto al passato si è presentato come il comandante dello schieramento occidentale, quello che ai tempi della guerra fredda si chiamava “mondo libero”. Gli europei non sono rimasti a guardare, e si preparano ad alzare i toni durante il vertice in programma giovedì a Bruxelles in cui amplieranno la lista di personalità russe colpite dalle sanzioni, annunceranno il rinvio del vertice Europa-Russia, constateranno il deterioramento dei rapporti con Mosca e manifesteranno la volontà di diversificare l’approvvigionamento energetico dell’Ue riducendo progressivamente l’importazione di gas russo.

Già finalizzati prima dell’ultimo affondo di Putin, i progetti di risoluzione sono ora in fase di modifica. “Lui accelera, quindi acceleriamo anche noi”, ha ammesso un alto funzionario europeo. Intanto il segnale forte arrivato martedì è stata la dura presa di posizione di Germania e Regno Unito, i due paesi che sarebbero più danneggiati da una diminuzione degli scambi commerciali con Mosca (l’industria tedesca è molto presente in Russia, mentre la borsa londinese deve buona parte della sua prosperità ai capitali russi).

Obama ha deciso di schierarsi in prima linea perché in gioco ci sono la sua credibilità e quella degli Stati Uniti. Gli europei serrano i ranghi per provare a scongiurare una nuova avanzata della Russia nell’Ucraina orientale e in Moldavia, un’altra ex repubblica sovietica già alle prese con il secessionismo di una regione filorussa, la Transnistria.

Mentre la Russia si prepara a destabilizzare il governo ucraino nel tentativo di farlo cadere, gli occidentali vogliono assicurarsi che le elezioni del prossimo 25 maggio si faranno e daranno al paese un esecutivo forte. La crisi, insomma, è appena cominciata, e tra l’occidente e la Russia è partita una gara di velocità nel cuore del continente europeo. La situazione si sta facendo sempre più inquietante.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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