È accaduto tutto più rapidamente del previsto. Dopo la sconfitta schiacciante subita dalle truppe ucraine prima ancora di poter sparare un colpo, è evidente che Vladimir Putin ha vinto la partita e ha ormai assunto il controllo dell’Ucraina orientale. Il paese è spaccato, e a questo punto sembra difficile che il prossimo 25 maggio si svolgano le elezioni presidenziali. L’Ucraina non ha più uno stato né un esercito né una leadership, e adesso la Russia deve decidere se lasciare campo libero al caos o imporre l’ordine rispettando un minimo di forma, che tra l’altro è ormai l’unico elemento su cui negoziare.
La sconfitta dell’Ucraina è anche la sconfitta degli occidentali, dell’Unione europea verso cui Kiev si era rivolta e degli Stati Uniti che si sono dimostrati impotenti tanto quanto gli europei. Dal punto di vista politico la Russia ha riportato una vittoria netta sul tandem Ue/Usa, ma come è potuto accadere?
Innanzitutto bisogna tenere presente che esistono due Ucraine, la cui storia e cultura sono rispettivamente legate alla Russia e all’Europa occidentale. In secondo luogo va detto che l’Ucraina orientale dipende economicamente da industrie pesanti rivolte verso la Russia e i cui prodotti non interessano all’Europa.
Ma la sconfitta degli occidentali si spiega soprattutto con il fatto che per venticinque anni Stati Uniti ed Europa hanno continuato a nutrire il nazionalismo russo attualmente sfruttato da Putin. Quando Michail Gorbačëv ha rinunciato a usare la forza contro le nazioni dell’Europa centrale che si allontanavano dal comunismo e dalla Russia, gli occidentali non hanno mantenuto le promesse e hanno approfittato della situazione per allargare l’Alleanza atlantica.
Stati Uniti ed Europa hanno inoltre applaudito e incoraggiato le privatizzazioni selvagge dell’era Eltsin, segnate dall’appropriazione delle ricchezze russe da parte degli uomini di fiducia del Cremlino in nome dell’economia di mercato. Dopo aver convinto i russi che la fine della Guerra fredda e del comunismo aveva portato soltanto umiliazioni, gli occidentali gli hanno anche insegnato che l’economia di mercato è basata sul furto. Questa situazione ha spalancato la porta a Putin, figlio del Kgb che aveva promesso al suo paese di non cedere più un centimetro del territorio nazionale e che oggi riconquista i territori ucraini rivendicati dal suo popolo.
L’aspetto più sconfortante delle vicenda è che dopo la fine della Guerra fredda l’Unione è stata incapace di definire una politica estera comune, e in particolare una politica specifica nei confronti della Russia. Forse era inevitabile, data la rapidità degli eventi, ma resta il fatto che l’Ue ha clamorosamente sottovalutato la sua centralità e il suo potere di attrazione nei confronti dei paesi usciti dall’Unione Sovietica, ed è stata presa totalmente alla sprovvista dalle crisi in Georgia e Ucraina.
Oggi gli europei devono imparare dalla sconfitta, dotarsi di una diplomazia e di una difesa comuni, consolidare la propria unità e avanzare verso quell’unione politica indispensabile per ritagliarsi un posto di rilievo sulla scena internazionale.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it