Anche se mancano soltanto due giorni alle elezioni europee, molti elettori europei non sanno ancora se andranno alle urne né a chi assegnare la preferenza. Sei elettori su dieci sono tentati dall’astensione, e molti altri sono ancora indecisi tra le diverse liste. In questo clima di titubanza, l’unica certezza è che bisogna andare a votare.

La verità è che sarebbe assurdo non esercitare un diritto per cui tante persone sono morte e continuano a morire. Anche se pensate che la politica non vi interessa, di sicuro la politica si interesserà a voi, e oggi nessuno può permettersi di sottovalutare queste elezioni.

A prescindere dalle nostre valutazioni, infatti, è innegabile che le politiche europee plasmano la nostra vita e le realtà nazionali. I nostri scambi commerciali sono regolati dalle normative comunitarie, e i nostri rapporti con i vicini dell’est e del sud (basti pensare alla crisi ucraina) derivano dalle scelte dei 28 stati europei.

I nostri rapporti con i più grandi paesi del mondo (sviluppati o emergenti che siano) dipendono dalla nostra unità e dai negoziati condotti dalle istituzioni europee. Domenica saremo chiamati a eleggere i rappresentanti dell’unica istituzione eletta a suffragio universale da tutti i cittadini dell’Unione, il parlamento europeo. In questo momento l’astensione non è una scelta, ma soltanto la manifestazione di un’inedia civica. Ma allora per chi dovremmo votare?

Prendiamo il caso della Francia. Per quelli che pensano come Marine Le Pen che sia necessario “fermare tutto”, la scelta è abbastanza ovvia e ricade inevitabilmente sul Front national. Gli elettori dell’estrema destra devono però capire che in attesa del crollo dell’Unione (nient’affatto imminente) il loro voto non avrà alcun peso sull’evoluzione del progetto europeo, che al contrario sarà determinata dai negoziati tra i gruppi politici che sostengono l’unità europea.

Gli elettori di destra che assegnano la priorità alle politiche di risanamento dei debiti dovrebbero votare per l’Ump, mentre chi si riconosce nella politica socialista o socialdemocratica e vorrebbe affiancare alle politiche per il risanamento finanziario un progetto europeo per favorire la crescita deve scegliere i socialisti. Quelli che si considerano ancora più a sinistra del Ps, chiedono la fine delle attuali manovre di rigore e vorrebbero la cancellazione di parte del debito nazionale dovrebbero votare per il Front de gauche, che al pari degli eurofobi  fa parte di una corrente in grande ascesa in tutti i paesi dell’Ue.

Coloro che infine si sentono profondamente europei e pronti a marciare verso un’unione politica possono scegliere tra i verdi e i centristi, a seconda della corrente a cui si sentono più vicini. La scelta è ampia, ma l’importante è prendere una decisione e andare a votare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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