Per i cittadini di questa Francia caduta in una sorta di depressione collettiva e convinta di andare incontro a un ineluttabile declino, la lettura della stampa straniera può essere un’esperienza confortante.
La scorsa settimana lo Spiegel ha parlato dell’erosione del peso di Angela Merkel in Europa. Secondo il settimanale tedesco la politica della cancelliera è da tempo oggetto di forti critiche da parte di Parigi e Roma, a cui si sono accodate altre capitali e si accoderà presto il futuro presidente dell’Unione europea Jean-Claude Juncker. Sul fronte interno le stesse critiche sono mosse anche dai socialdemocratici, che pur governando insieme a Merkel danno ragione alla Francia e al suo rifiuto dell’eccesso di austerità in Europa.
L’articolo dello Spiegel è stato pubblicato prima del Consiglio europeo del 27 giugno, che ha senz’altro soddisfatto la Francia. Il vertice dei 28 capi di stato e di governo si è infatti concluso con un invito a “trovare un equilibrio tra la disciplina budgetaria e il necessario sostegno alla crescita”. A questo punto è lecito domandarsi cosa avrebbe scritto il settimanale tedesco se fosse stato a conoscenza della svolta operata dai leader europei. Probabilmente avrebbe incoronato Hollande come vincitore del secondo tempo della lunga partita con la cancelliera. In ogni caso la sorpresa maggiore è arrivata da un altro articolo, pubblicato il 30 giugno sul New York Times e dedicato al Regno Unito.
Firmata dal corrispondente da Londra Steven Erlanger, questa crudele analisi descrive accuratamente l’improvvisa crisi d’identità che ha colpito un paese in preda alle vertigini e ai dubbi. La Scozia vorrebbe l’indipendenza, o quanto meno l’imposizione di un ulteriore federalismo. Il sostegno accordato dal governo all’avventura irachena di George W. Bush ha lasciato strascichi talmente profondi che l’estate scorsa la camera ha negato al primo ministro David Cameron l’autorizzazione a colpire le installazioni militari siriane per punire l’utilizzo di armi chimiche da parte di Bashar al-Assad.
La regina ricopre il suo ruolo alla perfezione, ma oggi nessuno sa cosa ne sarà del principe Carlo. Il colpo di grazia è arrivato con l’ultimo, clamoroso fallimento di David Cameron, incapace di impedire al Consiglio europeo di indicare Jean Claude Juncker come candidato alla presidenza della Commissione europea e isolato al Consiglio, dove è stato appoggiato soltanto dall’Ungheria.
Oltre a essere reduce da un fiasco nell’Ue, il Regno Unito è abbandonato dai suoi alleati tradizionali in Europa centrale, e si domanda (senza azzardare una risposta) cosa accadrebbe alla sua “relazione speciale” con gli Stati Uniti se decidesse di uscire dall’Unione.
Dopo la pubblicazione dell’articolo Cameron sta tentando in ogni modo di rappacificarsi con Juncker. Intanto, a un francese come me, viene in mente un vecchio proverbio: “Mi guardo e mi dispero, mi confronto e mi rallegro”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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