È passato un anno esatto dagli attentati di Bruxelles, e abbiamo assistito da pochi giorni all’attentato di Orly. Purtroppo possiamo essere certi che ci saranno altri attacchi in Europa, Stati Uniti e negli altri continenti. Il pericolo c’è, è evidente, onnipresente. Ieri a Londra, domani chissà. Ma il paradosso è che i movimenti islamisti non sono mai stati così deboli.
C’è stato un tempo in cui gli stati li sostenevano concedendo asilo ai terroristi, chiudendo gli occhi sulle loro attività o addirittura organizzandole. In Afghanistan Osama bin Laden organizzò gli attacchi dell’11 settembre, senza mai temere che i taliban ostacolassero i suoi progetti.
Agli inizi, la rivoluzione iraniana contribuì a organizzare una serie di attentati che avrebbero dovuto facilitarne l’espansione. Per contrastare l’Iran e sostenere la causa sunnita, l’Arabia Saudita, il Kuwait e la Turchia, direttamente o indirettamente, per circa venti mesi hanno sostenuto il gruppo Stato islamico (Is) nella sua battaglia contro il governo siriano e i suoi alleati sciiti.
Com’è cambiato il sostegno al terrorismo
In passato il terrorismo ha ricevuto armi, denaro e protezione, ma ormai da tempo l’Iran ha smesso di servirsi di questo strumento, l’Afghanistan non è più una roccaforte di al Qaeda, l’Arabia Saudita, il Kuwait e la Turchia non usano più l’Is nella guerra tra le due correnti dell’islam che dilania il Medio Oriente e non ci sono più gli stati dietro il terrorismo, perché tutti hanno capito che il terrorismo è un’arma a doppio taglio e altri stati, le grandi potenze, sono pronti a far pagare il prezzo di questa pericolosa incoscienza.
È il primo motivo dell’indebolimento del terrorismo, mentre il secondo è che al Qaeda è ormai a brandelli e l’Is sta perdendo la partita.
Giorno dopo giorno, con grandi difficoltà ma anche con un’avanzata costante, l’esercito iracheno sostenuto dai combattenti curdi e dagli attacchi aerei della coalizione arabo-occidentale, sta riconquistando Mosul, che l’Is aveva trasformato nella sua capitale in Iraq. Questa battaglia non si è ancora conclusa, ma già gli sforzi delle potenze arabe e occidentali si concentrano su Raqqa, trasformata dal gruppo Stato islamico nella sua capitale in Siria.
Il problema è che non c’è niente di più pericoloso di un animale ferito che non ha più nulla da perdere
Dopo essere quasi riuscito a formare davvero un nuovo stato sunnita a cavallo tra Iraq e Siria, l’Is sta perdendo terreno, e i suoi tentativi di rilanciarsi in Libia e nel Sahel sono preoccupanti ma anche poco concreti. All’indomani dell’attentato di Londra sembra difficile dirlo, ma la verità è che il terrorismo, per quanto mantenga le sue capacità di seminare morte, è in grandi difficoltà.
Il problema è che non c’è niente di più pericoloso di un animale ferito che non ha più nulla da perdere. Gli attentati si ripeteranno, probabilmente per molto tempo, perché sono l’ultima arma a disposizione dell’Is – che li ha subappaltati a una serie di sbandati che decidono autonomamente di passare all’azione per dare un senso alla loro vita legandosi al jihad – e perché i servizi segreti non riescono a sventarli dato che sono organizzati soprattutto dall’interno. Il terrorismo sta sopravvivendo a se stesso, ma si sta sgonfiando.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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