C’è il petrolio, certo, ma non solo. Nell’estrema tensione tra il Kurdistan iracheno e il resto dell’Iraq a maggioranza araba e sciita, che è appena sfociata in un conflitto armato, il petrolio è sicuramente importante, perché il Kurdistan e Baghdad si contendono il controllo di 250mila barili al giorno su cui i curdi hanno messo le mani tra il 2008 e il 2014.
Questa manna è indispensabile sia per il Kurdistan, di cui rappresenta il 40 per cento delle esportazioni petrolifere, sia per il bilancio iracheno, duramente colpito dal calo del prezzo del greggio. Ma la questione fondamentale è un’altra: il problema curdo.
Popolo senza terra e disperso tra Turchia, Iraq, Iran e Siria da quando i vincitori della prima guerra mondiale gli hanno rifiutato uno stato dopo averlo inizialmente promesso, i curdi si sentono più vicini che mai al grande sogno irredentista che li anima da un secolo.
I curdi iracheni vivono in totale autonomia dalla prima guerra in Iraq, quella successiva all’annessione del Kuwait da parte di Saddam Hussein, nel 1991. Lo scorso 25 settembre si sono pronunciati in massa, attraverso un referendum, a favore dell’indipendenza. A causa della guerra che devasta la Siria dal 2011, i curdi siriani si sono separati dallo stato a cui teoricamente appartengono. La realtà è che oggi ci sono due Kurdistan indipendenti i cui soldati sono spalleggiati da quelli del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), l’organizzazione politico-militare dei curdi di Turchia. Il referendum dei curdi iracheni ha suscitato manifestazioni di gioia fino in Iran, e questo la dice lunga sui sentimenti radicati dei curdi iraniani. Ma non è tutto.
Forza determinante
Nella lotta contro il gruppo Stato islamico i combattenti curdi sono stati assolutamente decisivi. Sono stati loro, insieme ai ribelli siriani, a combattere i jihadisti sul campo, mentre la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha prudentemente colpito dal cielo. In questi combattimenti i curdi hanno conquistato il diritto all’indipendenza, ma nessuno degli stati in cui sono dispersi vuole sentirne parlare, perché in caso di separazione perderebbe importanti territori e grandi ricchezze.
Se gli eserciti di Baghdad e del Kurdistan iracheno si trovano faccia a faccia non è tanto per il petrolio di Kirkuk, ma perché Iraq, Iran, Turchia e Siria non vogliono che l’indipendentismo dei curdi iracheni porti all’ascesa di un Kurdistan unitario. La questione curda, a quanto pare, si prepara a trascendere tutti i conflitti del Medio Oriente.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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