Il 17 aprile Emmanuel Macron è intervenuto davanti al Parlamento europeo non solo come capo di stato, ma come portavoce di una causa, avvocato e militante dell’unità europea. Il presidente francese ha voluto dire agli stati dell’Unione che con l’ascesa degli egoismi nazionali potrebbe ritornare una “guerra civile europea”, che l’idea stessa di democrazia sta perdendo terreno anche all’interno dell’Unione con l’infatuazione per i regimi autoritari e che non c’è niente di più urgente e necessario che riaffermare una “sovranità europea” permettendo al vecchio mondo di difendere la sua originalità culturale, le sue libertà, il suo stato sociale e la pace e la stabilità internazionali.
Il presidente francese non si è presentato al parlamento per avanzare proposte, perché l’ha già fatto. Al contrario, ha approfittato dell’occasione per chiedere una mobilitazione generale contro la routine e l’abitudine, contro uno status quo che porterebbe alla disunione e alla crisi dei valori portanti dei nostri paesi.
Queste sono state le parole di Marcon: “Non voglio appartenere a una generazione di sonnambuli, ma a una generazione che difende la sovranità europea, perché ci siamo battuti per conquistarla, perché ha un senso e perché è la condizione che permetterà alle generazioni future di scegliere il loro futuro. Nei prossimi mesi la nostra responsabilità sarà quella di organizzare il vero dibattito europeo tra chi vuole un’Europa dello stallo e chi è pronto a sostenere un’Europa dell’ambizione, quella in cui noi crediamo”.
Intervento sincero e apprezzabile
L’intervento di Macron ha segnato il lancio di una campagna elettorale. Non l’ha fatto per favorire una lista contro le altre (nemmeno quella che il presidente francese creerà in vista delle elezioni europee della primavera 2019), ma per chiedere un’Europa che sia potenza e protagonista sulla scena internazionale contro l’Europa delle eterne trattative tra gli stati, dell’acqua tiepida e del rifiuto dell’unità politica che Macron definisce “sovranità europea” per non usare l’espressione “potenza pubblica europea” o addirittura “stato federale”.
L’intervento di Macron è stato sincero e dunque apprezzabile. Secondo qualcuno si tratta solo di parole, perché l’Unione è divisa come mai prima d’ora tra i sovranisti dell’est, i monetaristi del nord e l’avanzata (come in Italia) di nuove forze ancora indecifrabili. È vero, ma resta il fatto che non esiste in nessun paese, nemmeno nel Regno Unito, una maggioranza che voglia disfarsi dell’Unione.
A questo punto tutto dipenderà da una battaglia di idee, una battaglia politica paneuropea che questo presidente-militante ha voluto lanciare il 17 aprile prima di incontrarsi, il 19 dello stesso mese, con Angela Merkel.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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