Il 28 ottobre Libération, come tutti i giornali francesi, ha dedicato la prima pagina alla “minaccia” lanciata da Osama bin Laden che, per la prima volta, ha dedicato integralmente una delle sue invettive a un solo paese, la Francia, al momento dell’entrata in vigore della legge sul velo integrale.

La foto in prima pagina, senza data, distribuita dall’Associated press, mostra un giovane uomo barbuto, con il turbante bianco, gli occhi brillanti, leggermente di profilo. Una figura molto familiare, diventata una specie di icona del ventunesimo secolo. Sicuramente una delle prime.

A pagina tre ci troviamo di fronte a un altro ritratto di Bin Laden. Stavolta è frontale. Sfogliando rapidamente le pagine si ha l’impressione di assistere alla trasformazione della foto in un disegno. La didascalia spiega che “grazie a un software di invecchiamento, il Dipartimento di stato americano ha stabilito che questo potrebbe essere oggi l’aspetto di Bin Laden”.

La barba è più grigia (il che è verosimile anche se non c’è niente di scientifico che lo provi), l’espressione più contrita, e i suoi occhi sono due buchi neri, spenti, senza brillantezza.

Difficilmente una simile immagine potrà essere di qualche utilità per scovare il terrorista più ricercato al mondo. Ma, in modo un po’ sinistro, è perfetta da un punto di vista ideologico. Anche se è, e resta, solo un’immagine, senza alcuna vita.

Internazionale, numero 871, 5 novembre 2010

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