In questi giorni tutti stiamo sperimentando i disagi causati dagli scioperi, di settore o generali, promossi da lavoratori insoddisfatti dei loro salari. Allora forse qualche numero può essere utile a dare il contesto. Nel terzo trimestre del 2024 nell’eurozona i salari sono aumentati del 5,4 per cento rispetto all’anno scorso, il balzo maggiore degli ultimi trent’anni (in Italia, nonostante il rinnovo di alcuni contratti, l’aumento è molto più contenuto: si supera di poco il 3 per cento). Una crescita che potrebbe diventare pericolosa se duratura, perché gli aumenti superiori al 3 per cento rischiano di innescare un’inflazione da salari. Ma siamo lontani da una situazione in cui i salari crescono troppo: solo l’anno prossimo i salari reali nell’eurozona, cioè al netto dell’inflazione, saranno superiori a quelli del 2019. In una sua nota recente il capo economista dell’Unicredit, Erik Nielsen, commentava: “Fermiamoci un secondo a inserire questo dato nel quadro delle tempeste politiche in corso: i salariati dell’eurozona non hanno visto un aumento reale degli stipendi per cinque anni!”. La stagnazione dei salari, sia in tempi d’inflazione bassa sia d’inflazione alta, prima o poi produce rabbia esplosiva e voti di protesta. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1591 di Internazionale, a pagina 105. Compra questo numero | Abbonati