Il fotografo svizzero Christian Lutz si è fatto conoscere prima di tutto con un libro, Protokoll, in cui seguendo l’attività di un uomo politico ha descritto i meccanismi del potere nel suo paese. Poi ha continuato con un secondo volume, Tropical gift, sul commercio del petrolio in Nigeria.

Queste inchieste rigorose su alcuni aspetti del potere, tema ricorrente nell’opera di un giornalista che ha scelto l’immagine per esprimere il suo punto di vista, si sono concluse con la pubblicazione del libro

In Jesus’ name. La trilogia del potere di Lutz, tutta pubblicata dall’editore Lars Müller, si conclude quindi con un’esplorazione della religione. Per un anno intero il fotografo, dopo aver ottenuto l’autorizzazione dai responsabili della comunità evangelica International christian fellowship di Zurigo ha seguito le attività del gruppo, che era informato di tutto.

Ma dopo la pubblicazione dell’opera, mentre si preparava una mostra su tutta la trilogia al Musée de l’Elysée di Losanna (prevista da giugno a settembre 2013), tutto è stato bloccato. Il fotografo e l’editore sono stati denunciati e il libro vietato. È un nuovo caso di censura inaccettabile.

Una censura che viene dalle stesse persone che con la scusa di difendere la religione attaccano i film, le mostre, i lavori teatrali o le opere d’arte. Evidentemente, se pensano che queste immagini possano essere pericolose, significa che sono immagini forti.

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