Il fotografo catalano Joan Fontcuberta, che da poco ha ricevuto il prestigioso premio Hasselblad (una sorta di premio Nobel della fotografia), è conosciuto anche per le sue foto spiritose che da oltre trent’anni mettono in discussione la nostra fede nella “verità” delle immagini. Crea delle illusioni perfette e divertenti nelle quali non disdegna di mettersi in gioco – trasformandosi in un sacerdote illuminato o in un credibilissimo cosmonauta – e riesce a convincere i giornalisti, magari grazie a una foto, che dei chicchi di grandine di alcuni chili di peso sono caduti vicino a Barcellona.

Fontcuberta ha anche una grande cultura e con della spazzatura può ricreare delle piante rare che riunisce “scientificamente” in un

Herbarium, omaggio al grande Karl Blossfeld. Adora analizzare l’uso contemporaneo che si fa dell’immagine, come ha fatto riunendo centinaia di autoritratti postati su Facebook che la dicono lunga sui codici e le convenzioni contemporanei. È capace di ridere di tutto, è un poeta, spesso devastante, al tempo stesso grave e leggero. Naturalmente Fontcuberta è anche un insegnante formidabile e un grandissimo teorico che detesta sopra ogni cosa annoiare il lettore. È facile rendersene conto grazie al suo libro La (foto)camera di Pandora (Contrasto). Dopo averlo letto si può senz’altro dire di sapere qualcosa di nuovo e di aver passato qualche ora divertente.

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